la Repubblica, l’Avvenire, 25 aprile 2017, con postilla
la Repubblica
«Dalle leggi travisate alla parola taxi citata a sproposito: l’emergenza sfruttata a fini elettorali Eppure Msf e gli altri riempiono un vuoto umanitario lasciato dalle istituzioni europee»
PER capire bisogna prendersi del tempo. Per capire bisogna leggere le fonti e verificarle. La tristissima vicenda che riguarda la polemica del Movimento 5Stelle sulle Ong che nel Mediterraneo si occupano di soccorrere i migranti mostra come, a partire da Beppe Grillo per finire con il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, i 5Stelle parlino su questo argomento per sentito dire, riportando affermazioni senza verificarle, dandole per vere e proponendo interrogazioni parlamentari che hanno il sapore di strumento di propaganda fine a se stessa.
Di Maio dichiara: «Definire taxi le imbarcazioni delle Ong non è un mio copyright. Prima di me, e a ragione, lo ha detto l’agenzia dell’Ue Frontex nel suo rapporto “Riskanalysis 2017”».
Basterebbe leggerlo davvero il rapporto per verificare che non paragona mai, in nessun punto, le imbarcazioni delle Ong che si occupano di search and rescue nel Mediterraneo a dei taxi. Non lo fa perché sarebbe scorretto, e non lo fa perché “taxi” significa lusso, significa comodità. E comodità e lusso sono parole che con le storie di chi attraversa il Mediterraneo per raggiungere l’Europa non c’entrano nulla.
E allora, se la parola taxi non si trova nel rapporto Frontex — anche se Di Maio dice di aver letto il rapporto ed è convinto che vi sia la parola “taxi” — chi l’ha pronunciata per primo? Nemmeno il procuratore della Repubblica di Catania, Carmelo Zuccaro, che Di Maio indica come altra sua fonte. Ma vale la pena analizzarle le parole di Zuccaro, perché sono comunque la fonte primaria della comunicazione che sull’argomento hanno fatto il Movimento 5 Stelle e Luigi Di Maio. La procura di Catania viene infatti citata in un articolo pubblicato sul blog di Grillo e trattato come fosse un documento dirimente sull’argomento, quasi pietra miliare.
Dice testualmente Carmelo Zuccaro in un’intervista: «Tra il settembre e l’ottobre 2015 nascono numerose Ong. Cinque tedesche, una spagnola e una maltese, che quindi nascono dal nulla e che dimostrano di avere subito disponibilità di denari per il noleggio delle navi, per l’acquisto di droni ad alta tecnologia e per la gestione delle missioni, che sembra molto strano che possano aver acquisito senza avere un ritorno economico ». Quindi la domanda che la procura di Catania si pone è: chi paga le missioni? Il procuratore apre un fascicolo conoscitivo, senza indagati né capi di accusa, su sette Ong che, con tredici navi, salvano migranti nel Mediterraneo. Le Ong rivendicano la trasparenza dei loro bilanci che si basano su finanziamenti privati e infatti Zuccaro non ha alcuna certezza che le missioni umanitarie nel Mediterraneo siano in realtà dei “taxi per migranti” e parla di “sospetto” e ribadisce di “un mero sospetto”, se non fosse ancora abbastanza chiaro. Un mero sospetto che nelle dichiarazioni del Movimento 5 Stelle e di Di Maio diventa una quasi certezza, lanciata come sempre in pasto ai social, dove si sa, l’approfondimento non è di casa. Dove ci si affida al pensiero di terzi perché il proprio vi si adegui.
Ma quello che mi ha colpito delle dichiarazioni di Zuccaro è la riflessione sul pericolo che corre l’Italia ad accogliere migranti in maniera incontrollata. Ed è proprio qui che si collega l’articolo pubblicato sul blog di Beppe Grillo dal titolo: “Più di 8mila sbarchi in 3 giorni: l’oscuro ruolo delle Ong private”. Dove si fermano le ipotesi della procura di Catania, arrivano le certezze dei 5 Stelle, dove la procura di Catania non si inoltra per mancanza di prove, lo fanno Grillo e Di Maio: le Ong, prima di qualsiasi indagine o processo, sarebbero “colpevoli” di portare migranti in Italia.
Ma perché in Italia? Perché non nei porti fisicamente più vicini? Semplice: perché l’Italia è il porto più sicuro, perché chi fugge dalla Libia o dalla Tunisia non può tornare in Libia o in Tunisia. Intanto perché la Libia non ha ratificato la Convenzione di Ginevra sui rifugiati e poi perché «nei soccorsi in mare», come riporta Annalisa Camilli in un fondamentale articolo sul tema, «viene applicata la convenzione di Amburgo del 1979». “Porto sicuro” non è infatti semplicemente un luogo che sia terraferma, ma sicuro anche e soprattutto per la garanzia dei diritti delle persone che si trovano in mare. Perché se è illegale favorire l’immigrazione clandestina è altrettanto illegale non prestare soccorso in mare.
Spesso poi si fa riferimento alla distanza tra le imbarcazioni delle Ong che effettuano salvataggi in mare e la costa, come a insinuare questo dubbio: «Perché quelle navi si trovavano così vicino alle coste? Perché a 12 miglia?». Si omette però di dire che è lecito avvicinarsi fino a 12 miglia nautiche se serve per salvare vite umane. Medici Senza Frontiere, per esempio, nel 2016 in cinque occasioni ha prestato soccorso a circa 11,5 miglia dalla costa dopo aver avuto l’ok delle autorità libiche. Le Ong agiscono dove altri non arrivano e mai senza il via libera delle autorità competenti.
Ma veniamo all’articolo che è stato la base teorica per i post di Di Maio. Se è vero, come è vero, che le prime righe di un testo contengono il messaggio che si vuole veicolare, ecco il messaggio che il blog di Beppe Grillo vuol farci arrivare: «Negli ultimi giorni l’Italia ha registrato un record di sbarchi senza precedenti. In poco più di 72 ore circa 8mila migranti sono approdati in Sicilia dopo una lunga traversata in mare». Ergo: il problema sono gli arrivi. E poi, dato che come è noto, nessuno di noi ha tempo da perdere per leggere ed approfondire, l’articolo ci rende la vita facile e mette alcune frasi chiave in evidenza cosicché quello che ci troviamo davanti è un articoletto di poche righe, che facilmente ci resteranno impresse. Eccole: «Con l’aumento degli sbarchi aumenta ovviamente anche la spesa interna dell’Italia». «È la solita solfa, con un’Europa che ci è totalmente estranea e indifferente ». «Ma c’è un nuovo capitolo che sta emergendo in queste ore e che merita attenzione ».
Qui vale la pena riportare l’intero paragrafo perché aggiunge liberamente informazioni alle dichiarazioni ipotetiche della Procura di Catania: «Parliamo di circa una dozzina di Ong tedesche, francesi, spagnole, olandesi, e molte di queste battono bandiere panamensi o altre bandiere ombra». Zuccaro parlava di sette Ong e tredici imbarcazioni attenzionate dalla Procura di Catania, ma nell’articolo sul blog di Grillo il loro numero lievita.
In un’altra intervista sullo stesso argomento, Zuccaro precisa che non tutte le Ong che recuperano migranti sono uguali: «Ci sono quelle buone e quelle cattive». Nel dubbio, però, Grillo e Di Maio hanno pensato di gettare fango su tutte: prima che ci sia un processo e che si possa accertare cosa accade, meglio disincentivare le donazioni alle Ong che salvano vite e che portano migranti in Italia.
Ora, terminato il fact checking alle dichiarazioni di Grillo e Di Maio, ci tengo a fornire una serie di strumenti utili a capire qual è la situazione. Se le navi delle Ong Proactiva open arms, Medici senza frontiere, Sos Méditerranée, Moas, Save the Children, Jugend Rettet, Sea watch, Sea eye e Life boat si trovano anche vicino alle coste libiche è perché è lì che serve la loro presenza allo scopo di salvare vite. Le Ong non si sono messe a fare un “servizio taxi” per i migranti di punto in bianco, ma riempiono un vuoto umanitario lasciato dalle istituzioni europee.
Ma Di Maio afferma ancora: «La verità è che in Italia in questi ultimi 20 anni ci sono stati due generi di sfruttamento dell’immigrazione. Il primo è quello della Lega, che ha lucrato elettoralmente sul problema, senza mai risolverlo. L’altro invece è quello del centrosinistra, che ha anche preso soldi dalle cooperative che sfruttavano il business dei migranti. Non a caso Salvatore Buzzi finanziò una cena elettorale di Matteo Renzi. Destra e sinistra hanno già fallito».
Bene, se è così, allora il M5S ha capito che vale sicuramente la pena, in questo momento, aderire alla prima strada, ovvero a quelli che la questione migranti la sfruttano per motivi elettorali. E sono i numeri a parlare: nel 2016 su 178.415 migranti salvati nel Mediterraneo, le Ong ne hanno salvati 46.796, a fronte dei 35.875 salvati dalla Guardia Costiera, dei 36.084 salvati dalla Marina Italiana, dei 13.616 salvati da Frontex (dati della Guardia Costiera Italiana). Se le Ong fossero spazzate via da diffidenza e sospetti, se si interrompesse il sostegno economico privato, calcolate quanti migranti in meno arriverebbero in Italia, e non perché ne partirebbero di meno, ma perché morirebbero in mare, seppelliti dalle acque, e noi saremmo circondati da un cimitero più cimitero di quanto non lo sia già.
E in tutto questo, come ha reagito il Partito democratico alla polemica sulle Ong? Parole vuote e di circostanza. Dichiarazioni smentite dai fatti, con il decreto Minniti che sta progressivamente criminalizzando la solidarietà. Invece di eliminare, come sarebbe ovvio, giusto e conveniente, il reato di immigrazione clandestina si sta subdolamente introducendo il reato di solidarietà.
l’Avvenire
Quella «supplenza diciviltà» in mare.
Basta fuoco sulle Ong
di Marco Tarquinio
Ci risiamo. Dopo le cooperative sociali, le organizzazioni non governative umanitarie. Mentre ancora romba sordamente la campagna anti-cooperative fondata ingenerosamente sull’infedeltà e sul malaffare di alcune (solo alcune) di esse, ha preso a stringersi, a strappi violenti e continui, la tenaglia della polemica politica – dalla Lega ai 5 Stelle, passando per pezzi dell’area di governo – e della narrazione mediatica ambigua e ostile sulle attività delle organizzazioni umanitarie. Ancora una volta il settore d’impegno e d’azione messo nel mirino è quello del soccorso e dell’accoglienza a profughi e migranti. Stavolta in mare aperto, nelle attività di ricerca e soccorso dei bambini, delle donne e degli uomini in fuga dalla guerra, dalla violenza, dalla fame e dalla schiavitù che rischiano di morire nelle traversate del braccio di mare tra il Nord Africa e l’Italia. Traversate da incubo a cui sono costretti dalla mancanza di navi e vie e voli regolari e regolati e da un sistema di norme che li “clandestinizza” (e meno male che l’Italia ha saputo capovolgere questa impostazione almeno riguardo ai bambini e ai ragazzi che arrivano da soli nel nostro Paese). Traversate che continuano vista la piccolezza dei «corridoi umanitari» – aperti, in accordo coi rispettivi Governi, solo grazie alle iniziative ecumeniche di Sant’Egidio, dei protestanti italiani e francesi e delle Conferenze episcopali d’Italia e Francia – che possono diventare la giusta e finalmente proporzionata risposta alle sofferenze e agli appelli delle vittime dei conflitti e delle persecuzioni.
Le Ong impegnate nel Canale di Sicilia sono gli occhi che rischiamo di non avere più, sono le mani che non possiamo lasciare inerti, alimentano consapevolezze e sani e tenaci rovelli nelle coscienze d’Italia e d’Europa. Per questo non si può restare neutrali e indifferenti al tentativo di lordarne l’immagine e di “espellerle” dal Mediterraneo. È un fatto: denunce, segnalazioni, dossier, pamphlet, video anti-immigrati e anti-Ong si moltiplicano. Strumentalizzano accertamenti giudiziari. Trovano spazio, eco e legittimazione sulle pagine di giornali, anche autorevoli, dove nel giro di una manciata di settimane titoli pesanti e un aspro rumore di fondo informativo hanno preso a costruire, poco a poco ma con impressionante determinazione, l’abbinamento senza senso e senza verità tra gli «affari» dei trafficanti di essere umani e le Ong umanitarie.
Eppure corre quest’ennesimo falso ritornello – falso, sì, anzi falsissimo, fino a prova contraria – e continuiamo a registrare che inquirenti di prim’ordine, come quelli della Guardia di Finanza, stanno facendo cadere le più malevoli illazioni. Eppure dà ritmo, il ritornello, alla colonna sonora e iconografica di un brutto film, tutto giocato sull’incattivimento degli sguardi e delle parole a proposito dello straniero «che sta alla porta», e importuna, come tutti i poveracci, e sporca, e costa, e ruba ai vecchi di casa nostra, ed è nullafacente… Una “colonna infame” fatta di barzellette ciniche e di immagini odiosamente congegnate, che infestano il web e i cellulari degli italiani e ostentano uno stile che ricorda e aggiorna quello mortalmente usato contro gli ebrei nel cuore più malato del XX secolo a preparare l’inimmaginabile e la criminalizzazione permanente e senza scampo degli «zingari».
Certo, è vero: ogni malefatta compiuta all’ombra di simboli umanitari – se davvero se ne compissero – peserebbe il doppio. E correttezza operativa, onestà di intenti e di mezzi, trasparenza economica e gestionale sono beni necessari, attitudini qualificanti e decisive. Ma è ancora più vero che la specifica azione nel Mediterraneo delle Ong umanitarie, svolta sempre in stretto coordinamento con la Guardia costiera e la Marina militare italiana, vale oggi almeno il quadruplo del normale. È una supplenza di civiltà. È dedizione esemplare, nella più pura applicazione della “legge del mare” e dei grandi princìpi enunciati nei Trattati Onu e nella Costituzione italiana, o semplicemente, per chi crede, è adesione al Vangelo. Un servizio di umanità che risalta ancor più di fronte all’enormità della degenerazione meramente «securitaria» del doppio dispositivo europeo Frontex ed Eunavfor Med che ha sostituito in modo insufficiente e, diciamolo pure, umanitariamente sparagnino e reticente l’operazione italiana Mare Nostrum, voluta con scelta lucida e generosa dall’allora presidente del Consiglio Enrico Letta all’indomani della sconvolgente strage di migranti causata dal naufragio di Lampedusa del 3 ottobre 2013.
Quando finirà, insomma, questo gioco al massacro della verità? Ong – come coop – non è una parolaccia, non è una sigla malavitosa. Qualche Ong fasulla c’è stata, qualcun altra ci sarà, ma quello delle Ong è un mondo esigente e buono. La stragrande maggioranza di esse – che operi in Italia, su barche in mezzo al nostro mare o in parti del mondo che forse conosceremo solo grazie a qualche coraggioso reportage o docufilm – è un prezioso e resistente pezzo dell’umanità che non si rassegna alla disumanizzazione, a quella «cultura dello scarto» che papa Francesco non si stanca di additare alla reazione della nostra intelligenza e del nostro cuore.
postilla
Ciò che stupisce e indigna, nelle posizioni dei grillini alla De Maio, dei renziani allaMinniti e degli altri numerosi che ragionano come loro, non è solo la sostanziale inumanità che esprimono ma anche e soprattutto la più cieca ignoranza di due fatti incontestabili:
(1) l'esodo proseguirà inevitabilmente finché proseguirà lo "sviluppo" come è concepito e praticato dal Primo mondo e dalle sue espansioni asiatiche;
(2) i mercanti di profughi (chiamateli scafisti o come altro volete) rimarranno attivi finché i paesi del benessere non si saranno decisi sia a organizzare dei "canali protetti" che aiutino gli "sfrattati dallo sviluppo"a raggiungere i nostri paesi sia a realizzare nelle nostre terre le condizioni per un'accoglienza temporanea o definitiva.