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Eddytoriale 125 (28 agosto 2009)
29 Agosto 2009
Eddytoriali 2008-2009

L’incomparabile paesaggio e il delicato equilibrio territoriale della penisola sorrentino-amalfitana erano difesi da un piano paesaggistico, redatto in conformità alla legge Galasso del 1985. Era stato approvato con una legge delle regione Campania nel 1987. Il piano non consentiva che, in quell’area, si costruisse un simile oggetto. Le norme del piano erano chiarissime, e il TAR aveva infatti bocciato, nel 2000, il piano regolatore del comune di Ravello che prevedeva quell’intervento. Ma qualcuno ebbe un’idea brillante: perché non chiediamo a un famoso architetto, di fama mondiale, di farci un bel disegno di una bella costruzione in quel luogo? Riusciremo a vincere le opposizioni. Così avvenne. Fu interessato l’architetto brasiliano Oscar Niemeyer, il progettista di Brasilia. Nonostante la sua tarda età (è nato nel 1907) il grande architetto progettò l’edificio e consegnò il bozzetto ad Antonio Bassolino, che era volato fin laggiù per vedere Lula e ricevere il dono di Niemeyer. Con il palese proposito di scavalcare l’illegittimità dell’approvazione del progetto regione e comune promossero una procedura eccezionale: un “accordo di programma” che avrebbe scavalcato la legge.

Italia nostra si oppose. Divampò la polemica. I sostenitori del progetto raccolsero 167 firme di famosi intellettuali, giornalisti, scrittori, filosofi, economisti, perfino ambientalisti: da Massimo Cacciari a Renato Brunetta, da Paolo Sylos Labini a Mario Pirani, da Giorgio Ruffolo a Nicola Cacace, da Ermete Realacci a Cesare De Seta e tantissimi altri di ugual peso. Altri si opposero. Le ragioni degli oppositori erano di diverso ordine. In primo luogo, la difesa della legalità: se c’è una legge che vale per tutti, questa legge non può essere scavalcata con un atto d’imperio, solo perché questo atto è sollecitato e costruito dal presidente della Regione. In un paese che rispetta la legalità non si fanno provvedimenti ad personam. Accanto a questo, c’erano ragioni di merito, che poi erano alla base della tutela decretata dal piano paesaggistico. Il paesaggio di quella costa è un paesaggio perfetto, nel corso dei secoli lavoro dell’uomo e natura hanno trovato un equilibrio che tutto il mondo ama, non ha senso aggiungere – alle poche brutture delle recenti costruzioni abusive, che occorre distruggere – ulteriori interventi dissonanti. Esistono meravigliose ville e altre costruzioni antiche, già in parte adoperate per splendide manifestazioni musicali, si utilizzino quelle. Inoltre un auditorium di 400 posti, che eserciterebbe un richiamo di massa su tutta la penisola, richiamerebbe grandi quantità di automobili che peggiorerebbero ancora il traffico sulle tormentate – ma bellissime – strade della costiera.

Gli interventi favorevoli (su eddyburg c’è un’intera cartella, “SOS Ravello”, dedicata all’argomento) puntavano tutti essenzialmente su un argomento: la bellezza incontestabile di un’opera d’arte deve vincere su tutto. Adesso l’opera d’arte c’è, è lì, ha modificato il paesaggio della Costiera amalfitana. Il disegno originario di Niemeyer è un lontano ricordo: il progetto esecutivo è stato fatto dopo, da altri. Comunque, chiunque può giudicare. Qualcuno che lo ha visto dice che meriterebbe d’essere definito un ecomostro. Ma non voglio esprimere il mio parere. Vorrei chiedere, a chi ha l’occasione di passare per la costiera amalfitana con una macchina fotografica, di fotografarlo e di mandare le immagini, in formato .jpg, all’indirizzo eddyburg.it. Formeremo una giuria di fotografi che sceglierà quelle che, a Natale, inseriremo nel sito.

Questo articolo è andato in rete su Tiscali il 27 agosto 2009, e lì raccoglie numerosi commenti

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