Edoardo Salzano, docente emerito di fondamenti di urbanistica allo IUAV (Istituto Universitario di Architettura di Venezia), figura storica di questa disciplina in Italia, è stato anche presidente dell’INU (Istituto Nazionale di Urbanistica) ed è autore di numerose pubblicazioni, tra le quali va ricordato almeno “Fondamenti di urbanistica” (Laterza, 1998).
Ha redatto numerosi piani regolatori comunali in varie parti d’Italia ed ha creato, tra l’altro, il sito www.eddyburg.it, sul quale compaiono scritti di numerosissimi autori sulla politica, la società, e (ovviamente) l’urbanistica, ma anche su “ciò che rende bella, interessante e piacevole la vita”, ricette comprese. Di certo, un sito straordinariamente ricco di materiali, documenti (anche rari), interventi e notizie per chi si interessa dei temi attinenti la gestione del territorio.
La presentazione dell’autore è importante, per introdurre un libro come “Ma dove vivi? La città raccontata”. Si tratta infatti di una sorta di storia della città (di tutte le città, specie quelle europee), narrata dal punto di vista di chi cerca di individuare i modi per risolverne i tanti problemi, pur consapevole dell’enormità e della difficoltà dell’impresa.
Ecco quindi apparire subito la centralità della questione del regime dei suoli e della proprietà di questi – qui Salzano si rifà alle analisi di Hans Bernoulli – con il ruolo determinante della rendita immobiliare (”attività” intrinsecamente parassitaria) nel determinare storicamente le dinamiche della trasformazione urbana nell’età moderna, ma anche nel provocare la crisi delle città e lo stravolgimento del territorio circostante. Fenomeno particolarmente accentuato in Italia, come anche le cronache triestine degli ultimi tempi non mancano di sottolineare.
Derivano da ciò, ad esempio, la dispersione degli insediamenti di ogni tipo (villette, capannoni industriali-artigianali-commerciali, infrastrutture di ogni tipo, ecc.) nelle campagne, che ormai rendono irriconoscibile quella che una volta era la pianura padano-veneta. Per tacere degli ignominiosi scempi compiuti lungo le coste del (ormai ex?) “Belpaese”.
Alla crisi della città, manifestatasi già agli inizi del XIX secolo, si cercò di dare risposta con l’urbanistica, cioè con la ripresa del controllo da parte dell’autorità pubblica, sulle trasformazioni urbane. Dal primo piano regolatore dell’età moderna (New Kork, 1811), a quello “poliziesco” del barone Haussmann per la Parigi del secondo impero, via via fino ai giorni nostri, comincia quindi la cavalcata di Salzano tra le norme, i principi e gli elementi costitutivi di uno strumento urbanistico, spiegati in modo chiaro e semplice, senza inutili tecnicismi e quindi accessibile a tutti. Nulla a che fare, insomma, con l’astruso gergo “urbanistichese” di tanti addetti ai lavori….
Scorrono così le vicende della legge urbanistica italiana del 1942, la “ricostruzione” (che ha significato spesso distruzione) postbellica, e il tentativo fallito di riforma urbanistica del ministro Sullo nel 1963. Fino ai giorni nostri, con le scorribande degli “immobiliaristi”, la commistione tra interessi speculativi e politici, Tangentopoli e l’urbanistica contrattata, la legge “Lupi” fortunatamente accantonata e le sfide del futuro.
Rispetto a queste ultime, l’autore indica alcune fondamentali linee-guida: la città e le sue parti da considerare come beni comuni e non merci, la necessità di una pianificazione unitaria dell’organismo-città, la centralità degli aspetti ambientali, lo sforzo per la riduzione della mobilità meccanizzata, la necessità di stimolare la partecipazione dei cittadini fin dalle prime fasi della progettazione urbanistica, il ruolo imprescindibile dei poteri pubblici nelle decisioni, e altro ancora.
Completano il libro un utile glossario, una bibliografia essenziale ed un’antologia di testi (la Lucrezio a Engels, da Matilde Serao ad Antonio Cederna) che in epoche diverse e da diversi punti di vista hanno affrontato gli stessi argomenti trattati da Salzano.