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Carla Ravaioli
Percorsi nella città che cambia
4 Gennaio 2008
Segnalazioni e recensioni
E. Salzano con “Ma Dove Vivi?” coglie l'obiettivo della divulgazione critica sui temi della città per una consapevole cittadinanza. Il manifesto, 22 dicembre 2007 (f.b.)

A tutti coloro che soffrono la fatica di vivere in città caotiche, sovraffollate, inquinate, inefficienti (che sono tantissimi). E a coloro (tanti anche questi) che invano cercano un alloggio accessibile mentre esistono grandi quantità di edifici interamente inabitati. E a quanti (sempre molti) vorrebbero luoghi di naturale incontro e socializzazione con il loro prossimo e non ne trovano. E a quelli (non pochi) che si domandano come sia possibile che antichi centri urbani di straordinaria bellezza vengano soffocati e stravolti dal cemento dilagante. E anche a quelli (pochi ma incavolatissimi) che si indignano di fronte alla quasi certa impunità per qualsiasi abuso edilizio. A tutti costoro va sentitamente consigliata la lettura di un assai pregevole libretto appena edito da Corte del Fontego, il quale in poco più di cento pagine indica e illustra cause e vicende che hanno condotto il nostro paese a questa deplorevole situazione.

Ma dove vivi?(pp. 136, euro 14,90) è, appunto, il titolo. La città raccontata il sottotitolo. L'autore è Edoardo Salzano, urbanista noto non solo per numerosi libri, saggi e articoli, ma anche per le tante battaglie che ha condotto e conduce: da docente universitario, da consulente e partecipe alla definizione di piani regolatori, e come titolare e conduttore di «eddyburg», un sito web aperto da parecchi anni, che riesce a essere puntualmente e tenacemente, oltre che sapientemente, impegnato in tutte le cause legate al tremendo guasto urbanistico d'Italia, ma anche attento giono dopo giorno all'intero panorama delle vicende politiche e culturali che del guasto, non soltanto urbanistico, sono responsabili.

Parte da lontano, questa «città raccontata». Addirittura dai primi aggregati stanziali umani, cioè dal momento in cui i nostri lontani progenitori «inventano» il villaggio, antefatto della città. La quale nasce e si organizza per la soddisfazione di esigenze che riguardano l'intero gruppo, cioè nel segno della collettività, della reciprocità, della socialità; e anche in seguito, nella sua evoluzione economica demografica architettonica, continua a essere l'espressione più significativa della società cui appartiene. In pratica è la storia intera ricostruita in queste pagine, attraverso la descrizione di piccoli antichissimi centri abitati, cresciuti spontaneamente come alberi, oppure di imponenti moderni complessi architettonici, e di vasti spazi via via organizzati secondo fermi criteri e precise normative.

Città che spesso parlano di rapporti duramente diseguali, e che però tra la cattedrale, il palazzo comunale o il castello signorile e l'intrico di abitazioni modeste o poverissime, non mancano mai di uno spazio - la piazza centrale di solito - dedicato ai rapporti personali, alla vita comunitaria. Città che si dilatano nel tempo, con l'aumento della popolazione, della produzione, dei traffici; che vedono le fabbriche sostituire via via l'antico artigianato; che poco a poco invadono il territorio circostante, a tratti fino a cancellare la campagna. Che però fino a qualche decennio fa continuavano a offrire luoghi in cui riconoscersi e comunicare, a consentire quel senso di appartenenza che garantisce sicurezza, certezza della «città come bene comune».

Tutto ciò oggi è finito, ridotta la città a «mero agglomerato di merci e di gente». Questa vicenda Salzano la percorre da esperto conoscitore della materia e ne indica le cause: la scomparsa della proprietà indivisa dei suoli, la rivoluzione borghese, l'industrializzazione intensiva del mondo, la guerra seguita da una «ricostruzione distruttiva», la crisi di viabilità connessa al dominio indiscusso della motorizzazione privata; e anche i tentativi di risposta alla crisi, posti in essere mediante pianificazione urbanistica e territoriale, obbligo di «piani regolatori», tutte cose che all'estero, in particolare in diversi paesi europei, hanno avuto anche apprezzabili risultati.

Ma in Italia, dopo vari quanto inutili tentativi di arrestare il degrado, le cose sono andate senza sosta peggiorando, fino ai «terribili anni Novanta», nei quali l'autore indica il momento di più forsennato assalto al «bel paese» da parte della speculazione immobiliare, nel silenzio spesso omertoso delle amministrazioni locali e la generale «disattenzione» politica, anche delle sinistre. Il tutto aggravato da nuovi tremendi problemi: le sempre più numerose e folte migrazioni, cospicuo contributo all'aumento esplosivo della popolazione urbana di tutto il mondo; l'aumento continuo e continuamente sollecitato dei consumi, che tra l'altro rende ormai ingestibile il problema dei rifiuti; la minaccia sempre più evidente, e da nessuno infatti più negata, della crisi ecologica planetaria. Il tutto d'altronde rapportabile a quello che è stato efficacemente definito «l'immaginario capitalistico dell'illimitato».

Il libro è inoltre corredato da una serie di informazioni e dati tecnici, riguardanti i contenuti e le regole di un piano urbanistico, la produzione legislativa italiana e straniera in materia, i tentativi italiani di riforma e i relativi fallimenti. E anche da una piccola ma significativa antologia, una bibliografia ragionata, un glossario, e una serie di affascinanti illustrazioni. Quanto basta a farne anche un utile strumento didattico. Non sarebbe male se i nostri svagatissimi giovani venissero informati di queste cose e fossero sollecitati a rifletterci su.

Nota: altri commenti su questa stessa cartella Recensioni e Segnalazioni (f.b.)

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