Eddyburg è una piazza virtuale, luogo di incontro e confronto pubblico. Da quale urgenza nasce?
Avevo un piccolo sito nell’ambito del sito della mia università, l’IUAV. Oltre alle lezioni e all’altro materiale didattico ho cominciato a inserire altre cose, nelle “pagine personali”: articoli che mi sembravano interessanti, poesie e altre cose belle, ricette,e altre cose che mi sembrava interessante condividere. Questa parte ha cominciato a diventare via via più ampia e a interessare molti navigatori. Allora gli stessi responsabili del sito web dell’IUAV mi hanno consigliato di rovesciare la struttura e di rendere autonomo il mio sito a partire dalla “pagine personali”. Così è nato Eddyburg. L’abbonamento a un servizio di statistiche e la realizzazione di una newsletter, cui i lettori si abbonano automaticamente,mi ha permesso di constatare che il numero di frequentatori è aumentato a dismisura: oggi tocca i 2000 visitatori unici” al giorno, e la media supera i mille.
Io mi limito a pubblicare quello che mi interessa e che trovo sui giornali, sulle riviste, sui libri di poesia, delle ricette, commentando brevemente nella presentazione di più ampiamente nelle postille, quando mi sembra necessario. Ma il motore, da parte mia, è un desiderio di condividere quello che mi interessa e che mi sembra utile.
Poi ci sono le reazioni degli altri, a cui rispondo. Devo dire che non sono moltissime rispetto a quelli che leggono giornalmente il sito. Quelli che si fanno vivi non sono molti, è come se acchiappare la penna e scrivere sia faticoso
La sua è una “comunità” di amici, di pensiero, che esprime insieme un modo di guardare e di “essere nel mondo”…
Direi che la comunità è limitata: quelli che condividono le mie idee, collaborano spesso e mi mandano materiale, sanno tra le trenta e le cento persone.
Che rapporto c’è con i lettori?
Ricevo molte mail, alcune le inserisco nel sito. Molti mi segnalano materiale da inserire nel sito, La grande maggioranza sono persone che non conosco,o non conoscevo: spesso diventiamo amici, e magari non ci siamo mai visti.
Io credo di aver colto un bisogno di informazione, documentazione, orientamento - che è latente nel mondo di quelli che si occupano di pianificazione, urbanistica, città, territorio - che non trova espressione in nessuno strumento di informazione e di formazione dell’opinione pubblica e nemmeno nelle associazioni. Ormai l’associazionismo è quasi tutto locale. Neanche l’INU (Istituto Nazionale di Urbanistica), di cui sono stato presidente 10 anni, è più un luogo di discussione aperta. Non ci sono più luoghi - pensiamo ai partiti - in cui si discute. Quindi chi è sveglio si accontenta dei siti virtuali che trova, nonostante la loro modestia.
Internet consente un’espressività diversa da parte della società. In che modo l’anonimato modifica la comunicazione?
L’anonimato è scarso. Tutto quello che ricevo è sempre firmato. Io credo che, anzi, ci sia un bisogno di espressione firmata. Chi scrive vuole che si sappia che è lui che si esprime.
Lei dice che “Un politico che ignora la città e la società è un cattivo politico. Come è un cattivo urbanista chi trascura la società”. Si può fare politica in rete? In che modo l’architettura “dialoga” con la realtà attraverso internet?
Domanda difficile…Se devo dirle il mio pensiero fino in fondo, internet è uno strumento secondario, la cui importanza supplisce ad una carenza. La piazza virtuale è una piazza che, in una società giusta, dovrebbe integrare la piazza reale. La piazza reale non c’è, e allora la piazza virtuale si carica di aspettative, attese e bisogni che non trova soddisfatti nella piazza reale.
Nel sito c’è un’attenzione all’attualità, non solo dell’architettura. Mettendo in rilievo alcuni fatti, s’interviene sulla realtà stessa, sulla coscienza che si ha di essa. C’è uno scambio osmotico tra la realtà e il modo di guardarla, di percepirla…
Si certo. Noi ci facciamo condizionare da quello che leggiamo e comunicando quello che vediamo, che selezioniamo - comunicare significa selezionare: privilegiare certe cose e trascurarne molte altre - modifichiamo la consapevolezza comune su quelle cose. Almeno nel piccolo universo che ci segue. Quindi c’è un’interattività in questo senso. La fisica insegna che qualunque strumento di misura modifica il fenomeno a cui si riferisce.
In che modo la sua formazione, anche politica, l’ha portata a comprendere e interpretare il ruolo di internet…
Il rapporto con internet è quello di chi vede uno strumento e riesce ad usarlo; all’inizio quasi per gioco e, mano a mano, grazie alla curiosità ne scopre le possibilità e riesce ad applicarle. È uno strumento come un altro, non sono un apologeta di internet. Lo uso come una volta usavo la penna a sfera.
È uno strumento che offre una possibilità di scambio con la realtà…
È una possibilità che mi lascia sempre qualche perplessità. È troppo casuale per essere del tutto vera. Avrebbe bisogno di strumenti di verifica reali. La piazza reale…ma il problema è che le piazze oggi non ci sono più.
Che ruolo svolge Eddyburg nei confronti dell’architettura e della città?
Non mi occupo molto di architettura, non sono architetto. Ieri ho letto un intervento - che mi sarebbe piaciuto moltissimo mettere nel sito, ma non sono riuscito a scaricarlo - di Vittorio Gregotti in Laboratorio Italia; condivido pienamente quello che dicono persone come lui e Carlo Melograni e pochi altri, è cioè che l’architettura svolge il suo ruolo se rende migliore la città. Mentre oggi l’architettura tende a costruire la città come un insieme di oggetti disparati. I miei interventi sull’architettura, dove non valorizzano posizioni di architetti come quelli che ho citato, è un intervento critico.
In che modo la società civile e politica raccoglie le istanze e i problemi che vengono segnalate sul sito? Avete avuto delle risposte?
No. La politica oggi è sorda e cieca. Cammina a tentoni. Guarda, non dico il breve periodo, ma quello che succede domani. Punto e basta. Rarissime eccezioni. Io spero che siamo in una fase in cui si cominci a capire che, se la politica continua ad andare avanti cosi, perde completamente il contatto con la società. E, dato che in natura non esiste il vuoto, qualche potente barbarie si affaccerà e vincerà definitivamente...Spero che la politica capisca questo.
Pochi gli esiti dalla comunità virtuale a quella reale? C’è uno scollamento
Qualche esito c’è, per l’amor di Dio, almeno si dà un po’ di volontà di resistere a chi è propenso a resistere. Senza falsa modestia, sono convinto che sulla non approvazione della Legge Lupi Eddyburg abbia influito. Non perché abbia smosso i gruppi parlamentari, ma perché ha fatto capire a qualcuno che resistere si doveva; qualcuno ha resistito e qualche granello di sabbia, e magari qualcosa di più, nelle ruote della privatizzazione dell’urbanistica è stato messo.
Internet è democratica, libera, accessibile. Entrando nella rete si diventa “tutti uguali”, si e è al tempo stesso visibili e sommersi da milioni di voci … come si fa a differenziarsi, é una questione di qualità, di stile?
Intanto, deve far parte del proprio stile quello di essere attenti al potenziale lettore o ascoltatore: esprimersi per gli altri, non per se stessi. Poi bisogna ricordare che internet è solo uno strumento e che gli strumento che evono essere usati per comunicare con gli altri sono numerosi. Non ci si può limitare ad uno soltanto. Per esempio noi, il gruppetto di amici che mi dà una mano, che mi consiglia, l’anno scorso abbiamo organizzato una scuoletta, l’abbiamo chiamata la Scuola di Eddyburg, abbiamo fatto una settimana di lezioni, di studio comune sul consumo dei suoli e abbiamo costruito una piccola comunità, che poi si è consolidata nel tempo, ha mantenuto dei legami e così via. Adesso il settimanale “Carta” mi ha chiesto di pubblicare, ogni settimana, un pezzo firmato Eddyburg, Ecco, io credo che bisogna non contentarsi di adoperare un solo strumento, e ogni strumento deve essere integrativo di altri.
Internet è uno strumento “di massa”, la stampa non lo è mai stata. Tuttavia, scrivere su un giornale, può offrire una visibilità maggiore?
Adesso sono felicissimo, per esempio, del fatto che Eddyburg abbia dato luogo a più di un libro: un libro di Fabrizio Bottini su quello che succede nel campo della distribuzione e del commercio, un libro di Lodo Meneghetti in cui raccoglie i suoi scritti su Eddyburg, quel libretto di critica alla Legge Lupi in cui Cristina Gibelli raccoglie i materiali di critica usciti su Eddyburg, fra poco un libro sul consumo di suolo, Carta… Secondo me bisogna sempre usare più strumenti, perchè ogni strumento ha il suo pubblico e il suo specifico.
Abbiamo detto delle potenzialità, quali limiti dell’uso di internet?
È un potentissimo mezzo di comunicazione il cui rischio è l’immensità. C’è tutto dentro internet. Bisogna costruirsi delle nicchie, mettere in rete le proprie nicchie con quelle altrui, rendere identificabile il proprio sito e metterlo in comunicazione con altre realtà analoghe. Io credo che la forza di Internet sia nella sua capacità di mettere in rete.
Oltre ai suoi “Scritti”, “Società e politica”, “Città e territorio”, tra le più visitate, su Eddyburg c’è un’area dedicata alle ricette di cucina e una dal titolo “Poesia e non poesia” in cui raccoglie frammenti di bellezza; È un modo molto affettuoso di condividere…
L’intento è proprio questo. La presenza di cose diverse, che caratterizzano una realtà di vita complessa, non appiattita su una sola dimensione. Penso che “l’uomo a una dimensione” non piaccia più.
Dunque, politica, verità e bellezza stanno assieme…
E certo, devono stare insieme!
Un augurio…
Che la politica riapra le orecchie e gli occhi.