Nella successione degli eventi sismici dell’ultimo secolo in Italia, quello del 6 aprile scorso assume un carattere eccezionale perché ha colpito un centro urbano di primaria importanza storica, istituzionale e rappresentativa. Una realtà sociale ed economica, peraltro scarsamente dinamica, fortemente dipendente da una domanda pubblica, che negli ultimi tempi ha registrato un processo parzialmente involutivo con la crisi dell’industria manifatturiera e quindi degli altri settori produttivi.
Il rischio da evitare è che l’evento sismico operi come un acceleratore di tale processo.
Il terremoto può essere, invece, l’occasione per invertire la tendenza e determinare un nuovo slancio dell’economia e della vitalità sociale e culturale. Com’è stato, per esempio, nel caso del Friuli Venezia Giulia dove la ricostruzione ha rappresentato uno degli elementi di avvio del cosiddetto miracolo del nord-est.
Per questa ragione il nostro comitato intende essere attivamente presente in tutte le fasi della ricostruzione per contribuire ad una sua impostazione corretta e lungimirante ed al tempo stesso per scongiurare errori irreversibili.
I punti principali sui quali si propone una riflessione sono i seguenti:
1. le decisioni non siano sottratte all’articolazione dei poteri democratici, ricordando che gli interventi di ricostruzione più riusciti sono stati quelli del Friuli Venezia Giulia e dell’Umbria e delle Marche dove le istituzioni e con esse le collettività locali sono state autorevoli protagonisti;
2. la ricostruzione non può riguardare solo gli alloggi ed è bene evitare, da subito, decisioni che possono provocare la perdita o l’indebolimento di funzioni importanti della città capoluogo e l’esodo di popolazione attiva che potrebbe essere indotta a trasferirsi altrove;
3. un corretto e lungimirante processo di ricostruzione, una volta effettuate - con la massima attenzione - le verifiche di agibilità, deve cominciare garantendo il rientro agli sfollati che ne hanno diritto, provvedendo, poi, ad una oggettiva valutazione del bisogno di alloggi temporanei, accuratamente calcolando le disponibilità offerte dal patrimonio abitativo non occupato o facilmente recuperabile, non escludendo interventi di cambiamento di destinazione d’uso, operando, se possibile, anche in comuni limitrofi.
Interventi ispirati esclusivamente ad una logica emergenziale potrebbero invece determinare, specie se fondati sull’obiettivo di assicurare in pochi mesi migliaia di nuovi alloggi durevoli, un assetto urbanistico di pura espansione edilizia, accentuando errori e difetti dell’urbanistica aquilana del dopoguerra. Si pone, inoltre, la necessità di evitare che anche il ricorso alle “casette in legno” - se totalmente a carico dei singoli e non adeguatamente regolamentato - trasformi irreversibilmente ed in via ulteriormente peggiorativa l’intero tessuto urbano.
4. soprattutto importante è l’attenzione da porre nell’immediato ai centri storici del capoluogo, delle sue frazioni e dei comuni limitrofi (e ai beni culturali in genere) - simboli indiscutibili del territorio aquilano e cardini del suo sviluppo economico - finora trascurati. In proposito, è decisivo l’atteggiamento delle principali istituzioni che devono, al più presto, rivendicare la riassunzione del proprio ruolo e rientrare nelle loro sedi nel cuore della città dell’Aquila. La scelta della Banca d’Italia che, da subito, ha messo mano al recupero e al restauro della propria sede e del proprio patrimonio immobiliare, sia di esempio ai pubblici poteri e ai titolari di funzioni comunque rappresentative.
Da evitare, più di tutto, il rischio che l’Università, il Conservatorio ed altri prestigiosi soggetti siano costretti a localizzarsi in realtà decentrate, compromettendo uno dei fattori identitari dell’Aquila. Per questa ragione, mediante il necessario confronto con gli interessati e loro associazioni, bisogna individuare e mettere a disposizione, a titolo gratuito, strutture di accoglienza sicure per gli studenti.
Va evitato, infine, che le famiglie già residenti accettino sistemazioni solo apparentemente ed immediatamente più convenienti, innescando in tal modo un processo di impoverimento sociale e di trasformazione turistica e terziaria del centro storico della città.
Primi firmatari:
Vezio De Lucia, Roberto De Marco, Gino Di Carlo, Georg Frisch, Maria Pia Guermandi, Rita Innocenzi, Maria Pia Moretti, Valentino Perilli, Antonio Perrotti, Edoardo Salzano, Maria Scarsella, Armando Seccia, Giulio Tamburini
Le adesioni al presente appello possono essere comunicate all’indirizzo:
comitatusaquilanus@gmail.com