Il manifesto, 29 aprile 2016 (p.d.)
La verità però ormai purtroppo è sotto gli occhi di tutti, comprovata ed esibita dall’ultima brutale ondata di arresti al Cairo tra i quali, oltre al consulente della famiglia Regeni, Ahmed Abdallah, anche quello di una giornalista egiziana che non aveva creduto alla versione del regime sull’uccisione dei rapinatori accusati del rapimento di Giulio. Per questo in molti, dal senatore Luigi Manconi a Ilaria Cucchi che ha lanciato una petizione su Change.org, chiedono che dopo il richiamo per consultazioni dell’ambasciatore ora il governo muova altri passi senza ulteriori indugi.
Per il presidente della commissione Diritti umani del Senato non rimane che dichiarare l’Egitto paese non sicuro, e così la pensano anche molti europarlamentari italiani del gruppo socialista che già da settimane premono in tal senso sulle istituzioni europee.
Ieri invece Ilaria Cucchi ha lanciato una petizione al governo italiano per ricordare ciò che accomuna le vicende di «Giulio Regeni, Giuseppe Uva, Federico Aldrovandi, Riccardo Magherini» e di suo fratello Stefano, «morto tra sofferenze disumane quando era nelle mani dello Stato e, soprattutto, per mano dello Stato». «Stiamo chiedendo all’Egitto verità per Regeni. Dobbiamo farlo. Ma ricordiamoci che lo facciano dall’alto del fatto di essere l’unico Paese d’Europa a non avere una legge contro le brutalità di Stato – scrive Ilaria Cucchi chiedendo di firmare su Change.org – La Corte di Strasburgo ha già condannato l’Italia per gli orrori del G8 di Genova nel 2001. E ci ha imposto l’introduzione del reato di tortura nel nostro codice penale. Che aspettiamo?».
Anche le manifestazioni del Primo Maggio organizzate da Cgil, Cisl e Uil in alcune città italiane ricorderanno Regeni. In particolare, al ricercatore friulano sarà dedicato il tradizionale corteo di Cervignano, così come nel suo nome si sfilerà anche da Trieste a Gradisca d’Isonzo fino a Pordenone.
«Da questa terra di lavoro un soffio di libertà», è lo slogan scelto dai sindacati della provincia di Udine che mette insieme la richiesta di «verità e giustizia per Giulio» con i diritti dei lavoratori (sui quali si concentravano gli studi di Regeni), ma anche con il tema di un’Europa «incapace di esprimere una politica comune di accoglienza di fronte a un’emergenza profughi». Un modo per ricordare che i diritti umani sono universali, oppure non sono.