Il manifesto, 10 settembre 2016
Quattordici delle maggiori organizzazioni di coltivatori e ambientalisti palestinesi hanno mandato un appello alla Coldiretti Veneto per chiedere che riveda la sua decisione di sponsorizzare e partecipare a Watec, convegno israeliano su questioni idriche che quest’anno si terrà dal 21 al 23 settembre a Venezia, per la prima volta in Europa. Tra i firmatari il Sindacato degli Agricoltori Palestinesi, la Rete delle ONG Ambientaliste Palestinesi e il Gruppo Idrologico Palestinese.
A motivare la richiesta, il ruolo dell’industria idrica israeliana «nelle gravi violazioni dei diritti umani e dei diritti relativi all’acqua» e la partecipazione a Watec di imprese che «svolgono un ruolo fondamentale nell’occupazione e nella colonizzazione» delle loro terre. Tra queste, Tahal Group International, il quale «costruisce impianti per il trattamento delle acqua reflue per le colonie israeliane», e IOSight, «che conta tra i suoi principali clienti la compagnia statale israeliana Mekorot, nota per l’appropriazione delle risorse idriche palestinesi e per le forniture di acqua alle colonie, così come Hagihon, coinvolta negli impianti di trattamento delle acque reflue per le colonie».
Nella lettera si sottolinea inoltre che proprio «nel controllo delle risorse idriche si manifesta una delle più evidenti violazioni del diritto internazionali legate all’occupazione illegale del nostro territorio» ad opera di Israele e delle colonie illegali in Cisgiordania, a Gerusalemme est e nel Golan, e dell’assedio israeliano contro Gaza.
Le organizzazioni palestinesi evidenziano come l’uso quasi esclusivo da parte di Israele e dei coloni dell’acqua causa gravissimi danni alle condizioni di vita ed alle attività agricole dei palestinesi. Denunciano ai loro colleghi italiani, infatti, che «questa estate in alcune zone della Cisgiordania la carenza di acqua ha obbligato molti allevatori palestinesi ad abbattere o vendere il proprio bestiame e molte coltivazioni sono state distrutte». Nel 2009 la Banca Mondiale aveva stimato che il danno subito dall’agricoltura palestinese per la carenza di irrigazione può ammontare al 10% del PIL e alla perdita di 110.000 posti di lavoro. «Da allora la situazione non ha fatto altro che peggiorare».
A Gaza «meno del 6% dei palestinesi di Gaza ha a disposizione acqua potabile». La salinizzazione delle falde e l’inquinamento determinato dalle distruzioni di impianti di depurazione e rete fognaria operate dagli attacchi militari israeliani provocano gravi malattie, soprattutto a bambini e anziani.
Nel chiedere alla Coldiretti Veneto di rivedere la sponsorizzazione di Watec, le organizzazioni palestinesi fanno notare che «importanti compagnie internazionali si sono ritirate o hanno annullato la propria collaborazione» con alcune delle imprese presenti alla fiera israeliana «a causa del loro coinvolgimento nelle violazioni delle leggi internazionali».
Le organizzazioni palestinesi hanno anche espresso solidarietà a tutta l’Italia e, in particolare, agli agricoltori colpiti dal recente terremoto. Attendono ancora risposta da parte di Coldiretti.
La campagna No Mekorot, che ha promosso campagne contro gli accordi tra la società idrica israeliana e gli enti italiani, sostiene la protesta delle organizzazioni palestinesi contro l’adesione di Coldiretti a Watec e fa appello a tutte le imprese ed enti italiani coinvolti di ritirare la propria partecipazione.