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Edoardo Salzano
Ci sembrano ovvietà, ma forse non lo sono
7 Maggio 2017
de homine
Parliamo di fuggitivi, trafficanti, volenterosi, sebbene le cronache non li chiamino così. E parliamo di presunti ladri e di potenziali assassini, e di pena di morte privatizzata. Con riferimenti

A volte ci vengono in mente idee che ci sembrano tanto ovvie da non meritare d’essere dette, né tantomeno scritte e addirittura pubblicate. Poi ci accorgiamo che saranno pure ovvie secondo il nostro giudizio, ma sono talmente controcorrente che i casi sono due: o siamo fuori di testa noi, oppure lo sono tantissimi altri. Ecco due esempi, due eventi, che in questi giorni sono all’attenzione dei media: le ONG complici degli scafisti, l’ampliamento della legittima difesa.

1. Le ONG e gli scafisti.

Noi la vediamo così. Milioni di persone (uomini, donne, bambini, vecchi e giovani, soli o in famiglie o in gruppi di vicini) fuggono da carestie, miseria, oppressioni, catastrofi: tutte condizioni che i paesi del Primo mondo hanno contribuito a provocare, come è dimostrato da rapporti e documenti noti a chiunque voglia sapere. Questo fiume di persone, chiamiamoli “fuggitivi”, appartengono alla stessa razza cui apparteniamo Albert Einstein e tutti noi. Essi sono respinti alle frontiere dei paesi ove sono diretti: là dove c’è un maggior benessere (in gran parte pagato dal loro malessere). Trovano sul loro cammino barriere d’ogni tipo: muri, fili spinati, arnesi ancora più ingegnosi e devastanti, truppe armate, e via enumerando.

Ma i fuggitivi incontrano anche alcune persone, mosse non dalla carità ma dalla voglia di guadagnare (come del resto le nostre riverite banche), che si offrono di trasportare i fuggitivi, in carovane guidate dove è possibile, su camion sovraccarichi nei deserti, con scafi più o meno malandati quando si tratta di attraversare barriere d’acqua, come il nostro Mediterraneo. Chiamiamoli “trafficanti” in termini dispregiativi.

Dall’altro lato delle barriere c’è qualche gruppo di persone (chiamiamoli “volenterosi”) che, a differenza dei loro governi e dei loro giornalisti mainstream, si rendono conto che quei miserabili, parte della loro stessa razza sebbene spesso di diverso colore, hanno il pieno diritto di fuggire e di approdare su terre meno infernali di quelle da cui fuggono. Questi volenterosi, raccolti in organizzazioni non governative (poiché i governi sono impegnati a costruire barriere e recinti), raccolgono fondi, offrono gratis il loro lavoro e partono per incontrare i fuggitivi e portarli in salvo.

Dove possono raccoglierli? È evidente, lì dove i primi traghettatori, gli ignobili (come le banche) “trafficanti”, li hanno lasciati: in mare. Ma le persone non sono di sughero, quindi non galleggiano. Non sarebbe allora del tutto normale che i volenterosi si accordassero con i trafficanti per scambiarsi non la “merce”, ma i “beni “costituiti dai membri di quella umanità fuggiasca?

Non sappiamo se, nella realtà, i volenterosi delle Ong lo facciano oppure no. Ma ci sembrerebbe del tutto naturale che lo facessero. E se la legge non lo consente, allora pensiamo che andrebbe cambiata la legge, non la realtà. O meglio ancora, che andrebbero realizzati, da parte degli stati, corridoi protetti e attrezzati per consentire ai fuggitivi di raggiungere i loro obiettivi. Sono anni che alcuni saggi lo propongono, testardamente inascoltati.

2. Pena di morte e legittima difesa.

In molti paesi la pena di morte per delitti gravi è ancor oggi consentita. Eccone alcuni: USA, Grenada, Bielorussia, Cina, Giappone, Algeria, Marocco, Tunisia, Libia, Egitto, Arabia Saudita, India, Indonesia. In tutto sono una cinquantina. Tra essi nessun paese europeo, salvo la Bielorussia. In alcuni paesi dell’Europa (come l’Italia, la Germania, la Francia) era consentita fino agli ultimi decenni del secolo scorso, ma sempre soltanto per reati gravi e dopo regolare processo. Non ci risulta che in nessun paese d’Europa, e in quasi nessuna delle altre regioni del mondo, sia ammessa la pena di morte per i ladri, o presunti tali.

In Italia sì. Governo e parlamento stanno cincischiando e battibeccando sul “come” (non sul “se”) introdurre nei nostri codici una norma che consenta a chiunque di “difendersi” con le armi contro chiunque si introduca nella sua abitazione con atteggiamento minaccioso verso le persone o “le cose”.

A noi sembra che una decisione in questo senso altro non sia che decretare che è consentito a privati cittadini di esercitare la pena di morte senza un regolare processo, senza una causa grave, e senza subire alcuna punizione. Non sappiamo a quale età barbarica si debba risalire per trovare qualcosa di simile, e non ci sembra che la discussione che si sta svolgendo tra deputati e senatori abbia turbato l’opinione pubblica quanto il fatto richiederebbe. Tutti d’accordo gli italiani?

Forse l’impiego quotidiano della violenza delle “autorità”, nazionali e locali, nelle strade e nelle piazze (contro i migranti, contro i poveri, contro chi celebra riti diversi dai nostri, contro gli straccioni, contro i diversi), forse la dilagante ossessione per la “sicurezza” e la “decenza”, forse l’abitudine alla repressione preventiva di qualsiasi dissenso che non sia stato previamente “autorizzato” dalla questura ha talmente assuefatto i nostri connazionali che nessuno si rende conto dell’orrore di questa forma di “legittima difesa”. Oppure, ancora una volta, siamo noi fuori di testa, perché ci sembra stravagante ciò che per tutti è ovvio.

Venezia, 7 maggio 2017

Riferimenti
Sulle caratteristiche, le ragioni e le responsabilità della questione "migranti" invitiamo a leggere, su eddyburg, almeno i seguenti documenti: Eddytoriale n. 169, l'articolo di Ilaria Boniburini I dannati della terra, gli articoli di Guido Viale Perchè i migranti sono la soluzione e Il secolo dei rifugiati ambientali , Barbara Spinelli Il secolo deirifugiati ambientali?. Un'intera cartella abbiamo dedicato al tema Accoglienza Italia

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