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Alessandro Cori
Minacce al sindaco anti-cemento
4 Gennaio 2015
Post 2012
«Bologna: la procura apre un’inchiesta sulle frasi pronunciate nei confronti di Isabella Conti, primo cittadino di San Lazzaro che ha bocciato un mega progetto edilizio. Al vaglio gli sms in cui politici del suo partito e imprenditori le facevano pressioni». La Repubblica, 3 gennaio 2015

«Bologna: la procura apre un’inchiesta sulle frasi pronunciate nei confronti di Isabella Conti, primo cittadino di San Lazzaro che ha bocciato un mega progetto edilizio. Al vaglio gli sms in cui politici del suo partito e imprenditori le facevano pressioni». La Repubblica, 3 gennaio 2015

Blocca un mega-progetto edilizio e per lei, giovanissima sindaco Pd di un paese alle porte di Bologna, comincia un calvario. Pressioni di ogni tipo, una pioggia di sms, telefonate e mail di compagni di partito ed esponenti delle coop che vedono sfumare la costruzione di centinaia di appartamenti. Fino alla minaccia raccolta da un dipendente comunale al quale un ex consulente del comune sibila: «Ma che cosa intende fare, questa? Vuole passare un guaio? Vuole che le capiti qualcosa?». Troppo per Isabella Conti, 32 anni, avvocato, da pochi mesi primo cittadino di San Lazzaro, che corre dai carabinieri e denunciare l’accaduto, anche a costo di creare un caso politico e giudiziario. E infatti la procura della Repubblica di Bologna ha immediatamente aperto un’inchiesta.

Tutto nasce da un provvedimento urbanistico del paese dell’hinterland bolognese. Un insediamento da 582 alloggi, più una scuola e un centro sportivo, al centro di polemiche violente da quasi un decennio. Il progetto, da sempre osteggiato dagli ambientalisti e dai comitati cittadini, era stato varato dalla giunta precedente, targata sempre Pd. Ma nel novembre scorso la giovane sindaco Conti ne decreta lo stop con una delibera che avvia la decadenza del Poc (Piano operativo comunale). Uno strappo già annunciato dalla Conti in campagna elettorale, prima della sua elezione nel maggio 2014. L’occasione le si presenta quando, in seguito al fallimento della Cesi, una coop rossa che insieme alla Coop Costruzioni e altre due aziende, doveva realizzare l’opera, al Comune non viene presentata una fideiussione da parte della cordata vincente. E la Conti coglie il pretesto e ferma tutto anche se le aziende annunciano di essere pronte a fare causa al Comune per 20 milioni di euro. È in questo clima che cominciano le pressioni tramite sms e posta elettronica. Al vaglio degli inquirenti ci sono alcuni messaggi spediti da politici e imprenditori per convincerla a fare la “scelta giusta” e tornare sui suoi passi. Pressioni politiche, fin qui. Messaggi per consigliarle di valutare la sua decisione, per evitare eventuali problemi politici e azioni di risarcimento danni. Ma a un certo punto, a metà dicembre, all’orecchio del sindaco arriva altro. Un dipendente comunale le riferisce le frasi minacciose di un consulente del Comune, un professionista vicino al partito democratico. «Ma cosa intende fare questa? Vuole passare un guaio?», parole che Isabella Conti riferisce immediatamente ai carabinieri e che gli inquirenti, il procuratore aggiunto Valter Giovannini e la pm Rossella Poggioli, non prendono certo sottogamba. L’inchiesta è appena partita nella massima riservatezza. Ma tutto il mondo politico, dal Pd ai grillini al Forza Italia, esprime solidarietà alla Conti. E così i vertici di Legacoop. «Sono molto dispiaciuta — ha detto la presidente Rita Ghedini, ex senatrice — spero che non sia niente di rilevante. Quella di cui si parla è un’operazione di rilievo economico e speravo che rimanesse tale».

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