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Fabio Cavalera
I quartieri fantasma di Londra parco giochi dei ricchi (stranieri)
3 Aprile 2013
Altre città
La suburbanizzazione di fatto dei centri città, con quartieri recintati virtuali come denunciato da Anna Minton nel suo

La suburbanizzazione di fatto dei centri città, con quartieri recintati virtuali come denunciato da Anna Minton nel suo Ground Control, ormai salta agli occhi. Corriere della Sera, 3 aprile 2013, postilla (f.b.)

LONDRA — I «fantasmi» più ricchi al mondo abitano a Belgravia, quel lussuosissimo miglio quadrato schiacciato fra Buckingham Palace e Chelsea. Ci sono, si nascondono e scappano. Le loro case sono fra le più care, o forse sono le più care, sulla faccia della Terra ma la sera hanno sempre le luci spente e le finestre sbarrate. Case di «fantasmi», appunto. Ma che «fantasmi». Tipo l'oligarca russo Oleg Deripaska che ha la residenza in Belgrave Square, un palazzo a tre piani. Tirò fuori, nel 2003, dalle sue finanze private ben blindate nel paradiso fiscale delle British Virgin Islands qualcosa come venticinque milioni di sterline per acquistare il meraviglioso palazzo una volta di proprietà, parliamo degli anni Trenta, del parlamentare conservatore Henry Channon. L'aristocratico tory lo usava per i ricevimenti e per ospitare l'allora principe di Galles, il re Edoardo VIII che poi abdicò per amore di Wallis Simpson.

Pur avendo investito una fortuna (briciole per l'ex studente di Fisica all'Università di Mosca divenuto, secondo la rivista americana Forbes, il nono uomo più facoltoso del pianeta), Oleg Deripaska e la moglie a Belgrave Square non si vedono mai, o quasi. Nelle pieghe di una delle tante guerre giudiziarie fra oligarchi russi è venuto fuori, ad esempio, che nel 2005 l'imprenditore amico di Putin non vi passò che 27 notti. E solo 19 nel 2006. Mai per più di tre o quattro giorni consecutivi. Davvero, Oleg Deripaska, il principe dei «fantasmi» di questa Londra a mille carati dove un immobile può costare anche 75 milioni di sterline e un appartamento 21 milioni, quello di Eaton Square venduto dalla scrittrice Nigella Lawson e dal marito Charles Saatchi collezionista d'arte, cofondatore col fratello della agenzia pubblicitaria Saatchi&Saatchi, proprietario della Saatchi Gallery. Tutta gente che c'è ma non si vede. Una toccata e fuga.

Un rapporto della Savills, società di intermediazione immobiliare, pubblicato dal New York Times in un servizio di Sarah Lyall, rivela che il 37 per cento degli acquirenti di case a Belgravia non vi risiede. Avere una «base» nell'enclave più esclusiva di Londra è una questione d'immagine per russi, per arabi, per cinesi e per indiani. Un capriccio per i nuovi «fantasmi». Ma si può ben comprendere vista la storia passata e recente di Belgravia, dove per altro ci sono pure il consolato e l'istituto di cultura italiani. Poco dà più lustro di un «rifugio» nella zona che all'inizio dell'Ottocento fu sviluppata dal duca di Westminster, quel Richard Grosvenor col titolo pure di duca di Belgrave, proprietario dei terreni a sud di Buckingham Palace.

L'elenco dei cittadini famosi di Belgravia è lungo. Miliardari di oggi (Roman Abramovich ha ceduto alla ex moglie Irina un palazzo con 19 camere da letto) e premier di ieri (Margaret Thatcher in Chester Square). E poi musicisti immensi: Mozart in Ebury Street 180 pare abbia composto la sua prima sinfonia. O manager di musicisti immensi: Brian Epstein dei Beatles. Autori e attori di prima grandezza: Ian Fleming (padre di 007) al 22b di Ebury Street e nella stessa via, dopo, Michael Caine. Vivien Leigh (la Rossella O'Hara diVia col Vento) col marito Laurence Olivier stava invece in Eaton Square al 48, e non lontano, più avanti, sarebbero arrivati Cristopher Lee (Dracula, Il Signore degli anelli,Star Wars) e i due James Bond, Sean Connery e Roger Moore. Infine le modelle: Elle Macpherson il «fantasma» più bello.

Difficile sfuggire, per oligarchi e sceicchi, per imprenditori indiani o cinesi, al richiamo di Belgravia. Solo che hanno trasformato il quartiere in un covo di «fantasmi». Se non è coprifuoco, la sera, quasi ci siamo. Case miliardarie usate pochi giorni all'anno. E allora ecco che si aggira l'incubo del gruppo degli squatters di Belgravia. Specializzati in occupazioni. Nel 2009, tanto per citare un caso, nel giro di pochi giorni sei «senza dimora» si divertirono a impadronirsi di due palazzine in Belgrave Square, con la loro biancheria appesa fuori, lasciando attonita la famiglia vicina degli Abramovich.

Ora chi fa discutere è la signora Stephanie Demouh, 38 anni, sei figli, africana del Togo. È povera ma è riuscita a entrare nei programmi di assistenza edilizia: i servizi sociali pagano la residenza (e che residenza) nel cuore di Belgravia, a lei e famiglia. E non intende muoversi. Un po' di vivacità e di colore. Pure la notte. Nella cittadella dei «fantasmi».

Postilla

Val la pena ricordare qui che un paio di estati fa, ai tempi delle rivolte giovanili nelle città britanniche, mentre ancora fumavano le braci di negozi saccheggiati e incendiati, qualcuno sottolineò come esistesse una stretta correlazione fra urbanistica e rivolte, nel senso che queste erano scoppiate di preferenza là dove convivevano fasce di reddito diverse. Forse non è un caso che le spinte della destra ad allentare i vincoli di cambio di destinazione d'uso, di espulsione dei ceti popolari dai nuclei centrali, di pressione per nuovi quartieri ghetto rigorosamente in area greenfield, si siano intensificate nel medesimo periodo. Insomma, anche queste gated communities per ricchi, come gli shopping mall chiusi in zone di riqualificazione, o altri organismi suburbani geneticamente modificati, fanno parte (volenti o nolenti) dell'assalto alla città moderna come l'abbiamo conosciuta. Esiste una risposta? Forse, ma forse non è molto progressista né intelligente cercarla predigerita nelle solite formule novecentesche (f.b.)

per i veri appassionati – un po' masochisti - oltre a ripassarsi o leggersi per la prima volta le anticipazioni di Anna Minton, anche un giro nel ricco sito della Savils Real Estate United Kingdom http://www.savills.co.uk/

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