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Connie K. Kang
Il nuovo modello urbano diventa una questione di fede
22 Maggio 2006
Articoli del 2005
New Urbanism e aneliti comunitari, nel rapporto con la pratica religiosa e la riflessione teologica. Dal Los Angeles Times, 25 giugno 2005 (f.b.)

Titolo originale: New Urban Model Becomes Article of Faith - Traduzione per Eddyburg di Fabrizio Bottini

Alcune chiese praticano l’attivismo sociale impegnandosi per i senza casa; alcune lavorano sui problemi internazionali, come protestare per il genocidio in Sudan; altre hanno adottato l’ambientalismo, il riciclaggio, i giardini di quartiere.

Ora alcune stanno abbracciando il nuovo vangelo delle città, noto come New Urbanism.

Questo movimento, guidato da architetti, costruttori e urbanisti, tenta di riformare o costruire quartieri in forma di villaggi dentro ambienti urbani, dove le persone possano andare a piedi a scuola, al far spesa, al lavoro e in chiesa. Nei nuovi quartieri, ci devono essere portici, e non garages, a adornare le facciate delle case, e ovunque ci deve essere qualche tipo di spazio pubblico.

Il New Urbanism è visto come l’antidoto all’anonimo sprawl suburbano, all’alienazione sociale e spirituale che innescarsi con una vita dominata dall’automobile.

Un caso particolare è quello della chiesa presbiteriana Bidwell di Chico, un luogo di preghiera in stile revival romanico, con un campanile classico all’italiana che da oltre un secolo è un punto di riferimento nel centro di questa cittadina della California settentrionale.

La chiesa ha iniziato la costruzione di un campus satellite per trovare posto ad una congregazione quadruplicata negli ultimi vent’anni, sino ad oltre mille persone secondo Tom Hayes, consigliere anziano nel comitato costruttivo della chiesa. L’idea originaria era quella di un edificio moderno circondato da ettari di parco.

Ma poi la chiesa fu contattata dalla New Urban Builders, un costruttore con progetti 750 milioni di dollari, per un insediamento a funzioni miste di 120 ettari con 1.500 case, appartamenti, uffici, scuole e un campo da baseball, circa cinque chilometri a sud del centro di Chico.

La ditta invitò la congregazione a realizzare la seconda chiesa su un lotto da un ettaro, in uno stile simile a quello dell’edificio originario, nel centro del nuovo complesso, chiamato Meriam Park.

La nuova chiesa sarebbe stata realizzata vicino al marciapiede, senza un proprio piazzale a parcheggio; i New Urbanists considerano i grandi parcheggi delle brutture, e inutili sprechi di spazio. In questo caso i posti macchina sarebbero stati in comune con quelli pubblici degli uffici lì vicino.

Il campus satellite per la Bidwell Presbyterian costerà più di 7 milioni di dollari, si calcola. È prevista l’inaugurazione del cantiere per il prossimo anno, e i religiosi sperano di avere la prima parte completata entro il 2008.

La mancanza del parcheggio consente di costruire altri edifici oltre la sala riunione originariamente progettata: aule e uffici, un cortile, un santuario e una galleria esterna dove i fedeli possono trovarsi a chiacchierare dopo le funzioni, racconta John Anderson, uno dei costruttori di Meriam Park. La sala comune multiuso sarà aperta alla cittadinanza anche per altri tipi di incontro civici ed eventi culturali.

”Sono venuti da noi e ci hanno detto: Vogliamo davvero avere una chiesa in centro al quartiere” ricorda il Reverendo Greg Cootsona, uno dei quattro pastori a tempo pieno della chiesa e capo del comitato costruttivo. “Crediamo che la vostra chiesa, per via delle relazioni storiche con la città, sia esattamente il tipo di chiesa che ci piacerebbe avere lì. Sarebbe magnifico se riusciste a sviluppare una struttura, un’icona che colga l’attenzione visiva del pubblico, e svolga un ruolo sia di simbolo religioso che civico nel quartiere”.

Cootsona è un ambientalista, che va in chiesa in bicicletta (si spostava sui roller-blades quando lavorava a Manhattan), ed è rimasto interessato.

Immediatamente, lui e gli altri leaders della chiesa hanno letto il libro del teologo Eric O. Jacobsen, Sidewalks in the Kingdom: New Urbanism and the Christian Faith, che sostiene decisamente l’impegno delle chiese nella qualità urbana, sia con un’architettura accogliente che con programmi sociali propri.

”I Cristiani possono applaudire il fatto che i New Urbanists sostengono un ritorno alla scala umana nell’ambiente costruito” ha dichiarato Jacobsen, pastore presbiteriano, a una recente assemblea del Congress for New Urbanism a Pasadena. “Considerando l’essere umano il coronamento della creazione divina [i Cristiani] hanno solidi motivi per rispettare la scala umana”.

Jacobsen ha lasciato di recente la sua chiesa di Missoula, Montana, per terminare il dottorato in teologia e ambiente costruito, al Fuller Theological Seminary di Pasadena. Sostiene che le chiese hanno contribuito al deterioramento delle città costruendo edifici che sembrano depositi nel suburbio, con enormi piazzali a parcheggio. Queste mega-chiese sono troppo isolate per aver rapporti con la “vita quotidiana” delle persone, dice.

”Sarò il primo a sostenere che i Cristiani di questo paese hanno mancato di vivere nel modo fissato dalle proprie Scritture” ha anche dichiarato Jacobsen, professore aggiunto di teologia e cultura al Fuller. “Anziché prendere la Bibbia sul serio, abbiamo consentito agli idoli americani dell’individualismo, del consumismo sfrenato, del privato, di influenzare il nostro modo di costruire chiese, e insieme il nostro atteggiamento istintivo verso il paesaggio urbano”.

Al contrario, una chiesa “immersa nel quartiere, con le porte che si aprono sul marciapiede” riflette l’atteggiamento di Cristo al ministero. Cita la All Saints Episcopal Church e la Pasadena Presbyterian Church in centro città, o la Immanuel Presbyterian Church di Los Angeles come esempi positivi.

”Hgesù Cristo ha “messo il tabernacolo”, piantato la propria tenda fra noi” dice. “Non è rimasto distante, ad aspettare che la gente andasse a lui, ma è andato da chi soffriva per toccarlo col suo amore”.

Il New Urbanism genera comunque anche qualche scetticismo. Alcuni osservatori si chiedono se questo tipo di pianificazione non dimentichi questioni più urgenti, come le case popolari, i posti di lavoro, la povertà.

”Il giudizio è emesso” dice il teologo Glenn Smith, professore di teologia urbana alla McGill University di Montreal. Il New Urbanism è essenzialmente un movimento elitario e bianco, dice.

David Frenchak, presidente del Seminary Consortium for Urban Pastoral Education di Chicago, dice che gli piace il New Urbanism, ma nello stesso tempo si chiede se non possa avere conseguenze indesiderate, come lo spostare i poveri dai propri quartieri da parte di nuovi venuti che possono pagare prezzi più alti.

A Chico, comunque, i leaders della chiesa sperano che il proprio campus satellite sarà il centro del nuovi quartiere, un posto dove molti abitanti vorranno andare, camminando. Dicono anche di voler essere sicuri che il nuovo progetto non tolga nulla alla chiesa originaria e al suo ruolo nel vivace centro di Chico.

Philip Bess, professore di architettura alla University of Notre Dame, che ha anche un titolo della Harvard Divinity School, è consulente per il campo da baseball di Meriam Park.

Bess sostiene che le chiese progettate secondo i criteri New Urbanism aiutano “la missione evangelica di costruire la Città di Dio, e contribuiscono a civilizzare la funzione della Città dell’Uomo”.

Nota: il testo originale al sito CalendarLive/Los Angeles Times; riguardo ai temi citati nell’articolo si veda su Eddyburg la recensione del libro di Jacobsen, e l’articolo sulle Mega-Chiese suburbane (f.b.)

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