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Antonietta Mazzette
La violenza nelle periferie
16 Novembre 2014
Periferie
«Bisogna riportare alla legalità leparti della città coinvoltenei fatti di violenza, ma nonsenza interventi pubblici volti a risanarle, partendo dai bisogni delle persone (casa, lavoro, istruzione) e interloquendo con loro».Tanto più che spesso la violenza nasce da azioni o inazioni del potere
«Bisogna riportare alla legalità leparti della città coinvoltenei fatti di violenza, ma nonsenza interventi pubblici volti a risanarle, partendo dai bisogni delle persone (casa, lavoro, istruzione) e interloquendo con loro».Tanto più che spesso la violenza nasce da azioni o inazioni del potere

Laviolenza che si sta diffondendo nelle periferie urbane, a partire da Milano eRoma, ha cause e protagonisti sociali diversi, ma è lesito sia di unadisattenzione della politica italiana degli ultimi quarantanni verso lecondizioni di vita dei cittadini, sia di scelte orientate verso strategie dimarketing volte a rendere le città competitive in termini di attrazione e di consumo. Strategie che hannoriguardato le parti delle città più appetibili sul mercato, a partire daquelle pregiate sotto il profilo storico-architettonico.

Lepolitiche di marketing per loro natura sono indifferenti alle condizioni divita delle persone (e perciò al loro disagio). In questottica leperiferie, soprattutto quelle per così dire di nuova generazione, hanno subito icambiamenti delle funzioni produttive urbane ma senza godere dei beneficiderivanti dalle politiche di rigenerazione. E se le aree attraenti dal punto divista economico sono entrate in un processo di riconversione perché oggettodi interesse pubblico e privato, quelle che non avevano le qualità urbanistiche,spesso sorte illegalmente, sono diventate sempre più terra di nessuno. O meglio, sono diventate luoghi conflittuali dove è inevitabile,in assenza di governo, che prevalga la logica del più fortenellesercizio del controllo del territorio.

Laviolenza connessa alle condizioni sociali difficili, immediatamente richiama ilproblema della sicurezza urbana e riconduce alla Tolleranza Zero dellallora sindacoGiuliani, applicata pedissequamente anche nelle nostre città. Ma se in Americadel Nord ha portato come conseguenza, non tanto quella di intervenire sullecause della violenza e del degrado, quanto alla diffusione di esplicite formedi privatizzazione, per cui i residenti proprietari della loro abitazionepagano le tasse ai privati in cambio di pulizia, allontanamento delle personesgradevoli, controllo e sicurezza. In Italia siamo ben lontani da questifenomeni di privatizzazione, sia come cultura che come pratica politica, ciò nontoglie però che laver ignorato lecondizioni materiali dei cittadini abbia portato un numero crescente di personead essere più esposte al degrado e alla violenza, oltreche al controllo del territorio da parte della criminalità organizzata.

Inaltre parole, il non aver governato i processi di espansione e di inurbamentodi nuove popolazioni, ha portato ad accentuare quei fenomeni di città duale,così come sono stati descritti da ManuelCastells il quale però siriferiva soprattutto alle megalopoli dei Paesi in rapido sviluppo e non allecittà dei Paesi a sviluppo avanzato come lItalia -, e che più recentementeha portato Bernardo Secchi nei suoi ultimi sforzi intellettuali a dedicareattenzione alla città dei ricchi e a quella dei poveri.
Unodegli effetti di questa assenza di governo, o se si vuole, di cattiva politica,è stato che gli interessi comuni che costituivano la base dellegame sociale di una comunità urbana sono stati smantellati, in campo è rimastain forma esasperata la necessità di difendere gli interessi individuali: lesasperazione è tantopiù grande quanto più siè fragili e marginali. Tutto ciò è accaduto anche perché siè abbandonato lo strumento dellapianificazione (che significa visione del futuro e regole condivise), mentresono state adottate pratiche politiche suscettibili di modifiche a secondadegli interessi particolari in campo (si pensi alla corruzione) e dellappeal mediatico.

È questo il disastro urbano che abbiamooggi di fronte, e i segni di violenza sia che si tratti di occupazione abusivae di espulsione violenta degli abitanti regolari dalle case ALER di Milano, siache si tratti di assalto al centro di accoglienza di Tor Sapienza a Roma sonoi manifesti avvisi di un degrado umano e sociale diffuso, grazie per lappunto a decennidi cattiva politica e di sguardi rivolti altrove.

Che fare? Certamente bisogna riportare alla legalità le parti della città coinvolte nei fattidi violenza, ma ciò nonpuò avveniresenza interventi pubblici volti a risanare le periferie, partendo dai bisogniprimari delle persone (casa, lavoro e istruzione) e interloquendo con loro.

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