È questo uno dei due veri elementi di novità contenuti nel così detto Decreto Valore Cultura: l'aver abbandonato la logica dell'uomo solo al comando che arriva e, come il tarantiniano Wolf, "risolve problemi". È la nefasta logica dei commissariamenti che a Pompei, come a L'Aquila, ha provocato disastri, talora così gravi da fornire materiale per le procure della Repubblica.
Ora invece, a guidare il recupero del sito, troviamo competenze giustamente diversificate, che non si sovrappongono a quella tecnica -archeologica (come era invece avvenuto in passato con effetti paralizzanti) e in grado di presidiare due aspetti decisivi come il controllo della legalità e la gestione della macchina ministeriale.
E assieme, potranno, anzi dovranno essercene altre, a partire, soprattutto, da quella di pianificazione territoriale.
Perchè l'altro elemento di novità di questo decreto legge consiste nell'aver collegato il recupero del sito archeologico alla riqualificazione dell'area circostante: stiamo parlando di un territorio, quello di Pompei e dei comuni limitrofi, dove i fenomeni di abusivismo edilizio, consumo di suolo, carenza di servizi raggiungono livelli fra i più elevati d'Italia. Non si salva il sito di Pompei, se non si recupera l'intero territorio ad un livello di qualità urbana accettabile: se la situazione dell'area archeologica è tuttora a rischio, non è per carenza di fondi, che a Pompei non sono mai mancati, ma perchè per decenni si è continuato a ragionare in un'ottica esclusivamente intramoenia, priva di una visione di ampio respiro, quasi che il sito fosse ancora affare esclusivo di accademici e ricercatori.
Non è più così: non perchè la ricerca scientifica debba essere ora tralasciata a vantaggio di estemporanei esperimenti di "valorizzazione" come quelli del commissario Marcello Fiori (peraltro osannati, all'epoca, dall'allora presidente del Consiglio Superiore dei bb.cc.), ma perchè quella ricerca va ora indirizzata, massicciamente, a risolvere i problemi di sostenibilità derivanti da un turismo di massa cui va offerta un'esperienza culturale adeguata alle molteplici esigenze di un'utenza globalizzata nei numeri, ma non nei bisogni e nelle attese.
Fra un paio di settimane, con la nomina del Soprintendente della nuova Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Pompei, Ercolano e Stabia inizierà operativamente questa nuova fase. Sarà l'ultima occasione, in ogni senso, per il sito archeologico e il territorio circostante: è una sfida rischiosa perchè già da molto tempo, sin dall'arrivo dei fondi europei, si sono scatenati gli appetiti di chi pensa a questa come l'ennesima opportunità per rovesciare su di un'area già al collasso una colata di cemento residenzial-commerciale accessoriata di Archeopark stile Las Vegas (progetto già presentato dall'Amministrazione comunale).
Per il recupero non solo archeologico, ma urbanistico e soprattutto sociale di questo territorio occorre fare esattamente il contrario: senza cedimenti, senza ritardi. Solo così a Pompei, e non solo, potremo sperare di superare la nottata.
L'articolo è pubblicato, contemporaneamente, su L'Unità on-line, "nessundorma".