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Qui il link al testo, presentato al Convegno“Contemporary Society and Cultural Shifts in Public Policies”, del 22-23 giugno 2009.

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Ho conosciuto di persona Eddy Salzano soltanto in anni relativamente recenti, nel 2002. Prima lo conoscevo per i suoi scritti che avevo letto con attenzione e apprezzato (penso in particolare a Urbanistica e società opulenta e a Fondamenti di urbanistica), ma che non godevano di molta fortuna al Politecnico di Milano dove l’elaborazione culturale si era presto adattata, ed anzi aveva in buona misura offerto una legittimazione “scientifica”, all’onda lunga della deregolamentazione urbanistica che proprio in quella città aveva mosso i primi passi.

Altri colleghi e amici di Eddy lo conoscevano da più tempo e ne hanno apprezzato appieno l’impegno politico e la vivacità culturale, spesso condividendone le battaglie. Nei tristi giorni dell’addio, molti di loro lo hanno ricordato con sincero rimpianto; hanno evidenziato episodi cruciali della sua vita politica e professionale; hanno sottolineato il suo impegno nella formazione degli studenti come docente universitario allo IUAV. In particola-re, molti hanno messo in luce il suo impegno come Assessore all’Urbanistica a Venezia dal 1985 al 1995: fu merito suo il Piano del Centro Storico di Venezia che sottoponeva a una forte regia pubblica la politica della casa, il riuso di grandi edifici dismessi, il risanamento e il restauro dell’edilizia residenziale storica. Come ben noto, quel Piano è stato abbandonato, a partire dalla giunta Cacciari in poi; e i risultati della turistificazione selvaggia di Venezia sono sotto gli occhi di tutti ed erano oggetto di denuncia pressoché quotidiana su eddyburg. Altri ancora hanno ricordato il suo ultimo capolavoro: il Piano Paesaggistico della Sardegna promosso dalla giunta regionale presieduta da Renato Soru che sottoponeva a tutela le coste per salvaguardarle da ulteriori urbanizzazioni selvagge.
E ancora, molti hanno ricordato un episodio più che censurabile: la sua delegittimazione nel 1991 da parte dell’INU, di cui era Presidente dal 1983, sancita da un Congresso che autorizzò, da quel brutto momento in poi, la svolta deregolativa e neoliberista di un’istituzione che della pianificazione pubblica era stata il portabandiera.

Nel 2002 finalmente l’ho incontrato anch’io di persona, in occasione della presentazione di un libro che sintetizzava i risultati di una ricerca svolta con Roberto Camagni e Paolo Rigamonti grazie a un finanziamento della Fondazione Cariplo per la Ricerca Scientifica. Nella ricerca si era realizzata un’analisi qualitativa e quantitativa dei costi pubblici e collettivi della dispersione insediativa nell’area metropolitana milanese: un’analisi che oggi giudico, alla distanza, davvero innovativa e che aveva sortito dei risultati già allora preoccupanti per Milano e la sua regione urbana[1]. In occasione della pubblicazione, invitai Eddy a discuterne al Politecnico. E accettò subito. Era alto, affascinante, ancora in ottima forma; ma, soprattutto, il suo intervento, che naturalmente suscitò alcuni commenti critici da parte di altri invitati, fu in realtà molto coerente e convincente: senza un rilancio della pianificazione pubblica (e in particolare di quella sovracomunale), affermava in sostanza Eddy, lo sprawl era destinato ad aumentare in maniera vertiginosa. E così infatti è stato, quasi ovunque in Italia.

Questo nostro incontro ha costituito l’inizio di una per me fertilissima collaborazione e di una profonda amicizia. Ma tralasciando i riferimenti al rapporto personale, ritengo che Eddy, grazie alla sua simpatia e alla sua curiosità, ma anche alla sua autorevolezza, abbia arricchito tutti coloro che, giovani e meno giovani, l’hanno conosciuto da vicino.

Naturalmente, al cuore di questa amicizia e di questa collaborazione per me c’è stato eddyburg: il suo blog, fondato nel 2002, che ha costituto un innovativo e potente strumento di disseminazione di una cultura alternativa in materia urbanistica e, più in generale, di cittadinanza attiva. Così come lo sono state le Scuole di eddyburg che hanno visto la partecipazione, come allievi “militanti”, di molti amministratori locali e tecnici, oltre che di studenti provenienti da tutta Italia[2]. In poco tempo eddyburg è diventato uno strumento di informazione e riflessione importante per tutti coloro che si occupano di urbanistica e di città; e ha registrato un numero crescente di accessi quotidiani: un veicolo di aggiornamento insostituibile a detta dei molti che ne condividevano i contenuti, ma anche dei molti che non li condividevano ma lo temevano!
Eddy è stato insomma per tutta la sua vita un formidabile disseminatore di cultura critica, di una visione lucida e senza compromessi che si è rivelata negli anni sempre e assolutamente preveggente. Eddy, oltre che urbanista sapiente, è stato un intellettuale coerente e senza compromessi, a differenza di molti altri accademici e professionisti che hanno spesso fornito un supporto di legittimità teorica alla controriforma urbanistica che, dagli anni ’90 in poi, si è inesorabilmente imposta nel nostro paese. Mi vengono in mente in ordine sparso alcune pericolose parole chiave di successo della “deregulation all’italiana”(incrementalismo, flessibilizzazione, semplificazione, autoapprovazione, negoziazione – asservita – perequazione estesa, ecc.) che hanno incautamente pervaso molta letteratura colta.

Semplificando, sembra a me che le sfide che Eddy ha saputo cogliere per tempo e le battaglie che eddyburg ha portato avanti siano state di tre tipi:
­-battaglie etiche e civiche (penso all’ambiente, ai beni comuni e ai diritti collettivi, all’inclusione) che sono diventate sempre più rilevanti negli ultimi anni. Penso in particolare al grande spazio dedicato al tema dei cambiamenti climatici e al tema della solidarietà e, negli ultimi terribili anni, al tema dei migranti;
-battaglie in tema di riforma legislativa (contro la deregolamentazione e la mercatizzazione urbanistica che, ad ogni livello amministrativo, è invece stata accettata acriticamente anche dalla “sinistra”);
-battaglie per diffondere una cultura del territorio e dell’ambiente alternativa, attenta al ruolo dell’azione pubblica di pianificazione e della partecipazione (vera!), alla riduzione della doppia velocità urbana, agli interessi collettivi anziché agli accordi (mai trasparenti) pubblico/privato, alla lotta alla rendita di trasformazione urbana.

Mi piace qui infine ricordare alcune iniziative che abbiamo portato avanti assieme, certamente con il mio entusiasmo (ma spero anche il suo). La pubblicazione di NO SPRAWL: un volume del 2006 che raccoglieva gli atti della prima Scuola estiva di eddyburg; la battaglia contro la Legge Lupi (il disegno di legge “Principi in materia di governo del territorio” del 2005), approvato alla Camera dei Deputati con l’appoggio della sinistra parlamentare (e dell’INU), e fermato al Senato grazie anche a un nostro “instant book” dal titolo La controriforma urbanistica. Quel volume in copertina portava un piccolo logo con il Lupo Ezechiele, diventato in seguito un simbolo cui abbiamo dovuto purtroppo ricorrere più volte per stigmatizzare proposte di legge nazionali e riforme delle leggi urbanistiche regionali che hanno continuato, senza ripensamenti, a percorrere la strada della privatizzazione dei beni comuni e della città.

Eddy, pur con la sua ragguardevole età, ha continuato a credere che una città diversa è possibile e ha continuato a lottare per una urbanistica al servizio dei cittadini e non degli interessi forti.
Eddy ha continuato fino all’ultimo a indignarsi... e noi con lui.
Purtroppo, ci ha lasciato e ci mancherà moltissimo.

*Già professore associato di Politiche Urbane e Territoriali al Politecnico di Milano e professore a contratto di Economia Urbana e Pianificazione Strategica all’Università Bocconi di Milano.

[1] Camagni R., Gibelli M.C., Rigamonti P. (2002), I costi collettivi della città dispersa, Firenze: Alinea.
[2] Si veda: www.scuoladieddyburg.blogspot.com

Quando ci fu la commemorazione laica di Edoardo (Eddy) Salzano mercoledì 25 settembre 2019, da quasi tre mesi (poi protratti a cinque e oltre) ero (ora sono) costretto a vivere fra un ospedale e l’altro sul crinale di una grave infermità. Che del resto, con gli effetti di una radio-terapia, non cesserà di aggravarsi fino a che il seguito si delineerà con qualche elemento di riparazione rimandando ulteriormente un’ipotetica guarigione.
Tuttavia, potendo impiegare in qualche modo i consueti mezzi di partecipazione dal chiuso recinto personale, ho potuto notare quanto si muovesse nel mondo della cultura, non sempre vedente e ascoltante, per ricordare e commemorare la figura di Eddy, ritrovare la grandezza della sua sapienza giacché affatto ristretta allo specialismo decantato da ritardati modernisti, e invece aperta all’interpretazione olistica delle capacità umane. L’alta specializzazione non può essere solitaria e prioritaria, la si applica quando lucidamente necessaria.

Appartengo a questa posizione, che risale alle denunce del fisico inglese Edgar P. Snow, autore di Le due culture (originale 1959, Feltrinelli 1964, Marsilio 2005), avverse alla separazione netta, inconciliabile fra cultura umanistica e cultura scientifica. Il mio pensiero, su queste basi generali, si è da sempre applicato all’annoso problema di battere la separazione e riconquistare (come in altre epoche) l’unità di urbanistica e architettura. Eddy non era architetto, era ingegnere, non sono i titoli accademici a essere indispensabili nella comprensione profonda delle discipline. Egli conosceva la storia e l‘essenza dell’architettura, benché abbia ritenuto che la battaglia culturale e fattuale per ricostruire, conservare e rinnovare l’organizzazione dello spazio umano e sociale dovesse consistere soprattutto in una grande pianificazione generale, locale e particolareggiata che traducesse appunto il male del passato e del presente, ancor più grave, in una benefica condizione di vita del popolo.
Alla facoltà di architettura del Politecnico di Milano, per un gruppetto di insegnanti, non maggioritario, l’architettura, l’urbanistica, l’architettura degli interni, il restauro e la storia avevano bisogno l’una dell’altra. Sopra di tutto, l’urbanistica doveva aprirsi alle scienze umane (economia, geografia umana, sociologia) non quale contributo di «esperti» esterni, ma per propria capacità di introiettarne l’essenziale: allo scopo di trasformarsi da mediocre tecnica a sapere molteplice e unitario in grado di agire conformemente ai mutamenti continui del reale. Edoardo perorava tale urbanistica aperta, e tutto eddyburg ne fu contrassegnato attraverso gli interventi di molti discesi in campo dal piano della propria disciplina. Ancora qualche anno fa ho proposto nelle opinioni l’argomento con Pensieri indisciplinati e no (9 gennaio 2015), seguendo la traccia lasciata pochi giorni prima da Fabrizio Bottini, «… prima di tutto una seria interdisciplinarità, che non vuol dire […]invitare qualcuno per un commento collaterale» (5 gennaio).
C’eravamo conosciuti senza mai incontrarci, attraverso le notizie che corrono non più solo «sul filo» come nel vecchio film giallo americano bensì su una miriade di mezzi di comunicazione che nell’urbanistica ha trovato negli ultimi due secoli il recipiente in cui gettare il vero e il falso, il brutto e il bello di se stessa e di tutte le altre discipline implicate nella costruzione di città e territorio. Quando finalmente ci incontrammo alla fine del secolo breve in un convegno presso la provincia di Milano, si vide come fosse facile dialogare fra noi ed esistessero fondamenti comuni nella nostra esperienza culturale e politica, nonostante i distacchi temporali delle azioni solo in parte dovuti alla differenza d’età (quattro anni e mezzo).
Entrambi assessori all’urbanistica in amministrazioni di sinistra, definite dagli avversari frontiste (con sindaco socialista). Per me fu Novara, la mia città natale, il campo di battaglia dal 1956 al 1960, dura battaglia anche perché l’assessorato riguardava anche i lavori pubblici e l’edilizia privata; per Eddy, dopo i dieci anni da consigliere a Roma (1966-1975), fu Venezia, e non gli tremarono i polsi. La città più bella del mondo: sappiamo quanto fu massacrata nei decenni successivi; eppure Salzano aveva donato alla città e a tutti noi un mirabile Piano regolatore generale del Centro storico (1981-1986), modello del progetto di restauro varato anni dopo dalla giunta rosso-verde del sindaco Casellati, assessore Boato e consulente Scano.
A Novara avevo tentato un’operazione anticonvenzionale col Piano regolare generale, inserendo fra i tanti elaborati dovuti una carta del centro storico in scala 1.1000 e parti 1.500, con l’analisi punto per punto e edificio per edificio ai fini di cura e conservazione o di motivata leggera modificazione. Il piano regolatore fu approvato a Roma ma cassando brutalmente la parte del centro storico.
Fu all’inizio del nuovo millennio che i moti misteriosi degli avvenimenti decretarono il nuovo e più produttivo incontro, se così posso dire. Edoardo aveva avviato la costruzione del Burg (castello) nel maggio del 2002. Nello stesso mese avevo trascorso qualche giorno a Venezia con mia moglie Angioletta. La nostra conoscenza della città non era superficiale, intensi erano stati il ritmo e l’accuratezza delle visite in quarant’anni.
Ebbene, questa volta ci troviamo davanti a fatti sconcertanti mai colti prima, orribili restauri e modificazioni. Colori, assurdi color fragola o giallo polenta, particolari architettonici in pietra d’Istria ricoperti da vernice bianchissima, nuovi serramenti in alluminio anodizzato oro, abolizione degli antoni di legno… et al. Allora il 21 maggio scrivo all’Istituto veneto di scienze, lettere e arti (Ivsla), informando l’Iuav e la facoltà di architettura di Milano. Nasce un carteggio (21 maggio 11 e 13 giugno), fatica sprecata giacché il segretario-cancelliere infine dichiara che l’istituto non è competente a trattare i problemi segnalati.
Invio tutto il materiale a eddyburg il 15 giugno, sarà questo il mio primo intervento, in anticipo rispetto all’annata di apertura ufficiale indicata dappertutto nell’inizio del 2003. Gli metto come titolo Venezia Venezia, che diventerà Mascherata veneziana nella raccolta dei primi cinquantotto articoli per eddyburg pubblicata da Libreria Clup, Milano, aprile 2005. La partecipazione effettiva alla vita del sito comincerà il 20 marzo 2003 unendomi con miei scritti all’azione di Edoardo, del Wwf, di Italia Nostra e di molti colleghi per impedire la «colata di cemento nella baia di Rilke» (Francesco Erbani), la baia di Sistiana nel territorio del comune di Duino Aurisina.
Eddy conosceva la storia del luogo in ogni particolare, sicché poteva guidare nel miglior modo la lotta contro i grandi speculatori, tuttavia troppo forti per essere abbattuti. Tante saranno la altre battaglie di eddyburg in quasi vent’anni del nuovo secolo; tutti noi frequentatori daremo un contributo secondo la nostra forza, l’instancabile Eddy non vorrà mai rinunciare alla speranza di vincere anche se le vicende nazionali riguardanti il destino delle città e del territorio volgeranno in generale all’incontrario. La sua Venezia, amata anche da me più di altre città, continuerà a essere vessata e sembrerà sempre più difficile salvare la maggio parte del suo cuore.
Intanto il dialogo si era da subito incentrato su quale dovesse essere il contenuto del sito come luogo di incontro di pensieri e propositi. Ho chiesto addirittura di denominarlo «cortile», se ne capisce la ragione; Edoardo ne sorrise e varò la prima insegna di eddyburg: Giornale e archivio di urbanistica, politica e altre cose. Nella nota introduttiva alla prima raccolta pubblicata (vedi sopra) dichiaro che il quadro complessivo rispecchia la triade del titolo; avrei voluto aggiungere architettura, entrata nella mia discussione in maniera non indipendente, isolata; la considero una di quelle «altre cose». Sarà sempre così rispetto al mio coinvolgimento in eddyburg, da un certo momento anche come opinionista per così dire obbligato. Nelle altre tre raccolte pubblicate dal 2006 al 2010 (Libreria Clup e Maggioli) architettura troverà posto in copertina. Del resto Edoardo conosceva bene la vicenda dell’architettura italiana e la mia storia.

Fine anni Sessanta. Nelle stanze del Ministero dei lavori pubblici, a Porta Pia, un gruppo di giovani architetti e ingegneri collabora alla stesura del decreto sugli standard urbanistici. Tra di loro, c’è Edoardo Salzano. La posta è rilevante: si deve stabilire il rapporto tra gli spazi da riservare agli usi della collettività e quelli privati che deve essere rispettato nei piani regolatori e nei piani di iniziativa privata. In sostanza, si tratta di porre un argine alla speculazione edilizia che sfrutta a proprio esclusivo vantaggio la domanda di abitazioni alimentata dalle migliaia di persone che si spostano verso le grandi città industriali. La parte più avanzata della cultura tecnica pone le proprie riflessioni teoriche al servizio delle azioni rivendicative promosse dai sindacati, dai movimenti e dalle associazioni di base. La politica, come raramente accadrà in seguito, trova un punto di sintesi.Per ricordare Eddy Salzano non posso che partire dall’esito felice di questo connubio fra sapere tecnico e iniziativa politica, nel quale la questione urbanistica è affrontata come parte di un processo di rinnovamento dell’assetto sociale ed economico del paese. Una convinzione che ha alimentato l’impegno appassionato di tutta la sua lunga vita, caratterizzata dal costante e indissolubile intreccio fra impegno intellettuale e militanza, tanto dichiaratamente e orgogliosamente di parte quanto aperto e interessato al dialogo.

Il secondo episodio che vorrei ricordare risale a vent’anni più tardi. Salzano si è trasferito da tempo a Venezia, di cui è stato consigliere e assessore comunale. Accanto a lui c’è Luigi Scano, con il quale condivide due grandi passioni: quella per il territorio, inteso come soggetto che interagisce con l’uomo, e quella per le istituzioni.

Siamo alla fine degli anni Ottanta e la breve stagione del riformismo nazionale si è esaurita. Venezia è terreno di caccia privilegiato per gli interessi economici legati allo sfruttamento della sua immagine-icona del turismo globalizzato. L’approvazione della legge di riforma istituzionale 142/1990 catalizza il dibattito attorno alla costituzione della città metropolitana. Eddy e Gigi, assieme a una minoranza di urbanisti e attivisti locali, propongono un ribaltamento di prospettiva: la nuova istituzione non deve essere concepita come un ente meramente strumentale all’erogazione di servizi e allo sviluppo economico, ma come il soggetto al quale affidare il governo unitario della Laguna. Per abitare la laguna senza comprometterne l’equilibrio dinamico occorre comprendere e rispettare il suo carattere di sistema unitario, vivo e complesso. Occorre concepire e praticare un’idea di modernità fondata su un rapporto fra natura e tecnica, conservazione e trasformazione, passato e futuro, radicalmente differente da quello che si è affermato nel secolo scorso. E occorre un’istituzione democratica alla quale affidare la definizione delle scelte necessarie per assicurare un equilibrio di lungo periodo fra società e ambiente.

Questa ipotesi, progressista e lungimirante, non è raccolta e probabilmente nemmeno ben compresa. Il mondo dell’amministrazione pubblica e dell’urbanistica operativa si sono già incamminati su altri percorsi. E il successivo degradarsi del dibattito pubblico e dell’azione politica nel campo del governo del territorio causano una vera e propria incomunicabilità con le idee degli urbanisti come Salzano, con poche felici eccezioni come il piano paesaggistico della Sardegna, fortemente voluto dall’eterodosso Renato Soru.

Le idee, tuttavia, hanno continuato a circolare, trovando un nuovo mezzo di diffusione sorprendentemente efficace. Veniamo così all’ultima immagine, nella quale compaio anch’io, assieme agli amici fraterni di una vita come Vezio De Lucia e alla nuova cerchia di persone impegnate nella gestione del sito eddyburg. Solo la curiosità e l’appassionata dedizione di Eddy potevano concepire questo strano dispositivo, tecnologico e umano, personale e collettivo al tempo stesso. Il sito è nato perché Edoardo desiderava condividere con tutti le proprie idee e le interessi, compresi i piccoli piaceri personali dei viaggi e della cucina e persino alcune storielle che raccontava divertito nei momenti conviviali. Presto è diventato un riferimento per il dibattito urbanistico nazionale, compulsato da un numero crescente di persone e gruppi impegnati localmente a contrastare le nuove forme di speculazione edilizia e di sfruttamento indiscriminato del territorio. Per alcuni aspetti, eddyburg può essere considerato un’evoluzione tecnologica di Urbanistica Informazioni, rivista fondata e diretta da Salzano all’inizio degli anni Settanta per favorire la comunicazione con la comunità di tecnici e amministratori che si stava radicando sul territorio nazionale. Nel primo editoriale di allora, Salzano rivendicava l’impegno a sostegno delle istanze sociali, una funzione di pungolo delle istituzioni e il rifiuto di una concezione “liberal-professionistica” del ruolo dell’urbanista. Lo stesso si può dire di eddyburg che condivide con Urbanistica informazioni anche la modalità collettiva di redazione e il primato della “testata” rispetto ai singoli collaboratori.

Ma eddyburg non è solo uno strumento di informazione. Eddy era stupito della costante domanda di aiuto, collaborazione e sostegno alla formulazione di proposte di contrasto alle politiche urbane di matrice neoliberale. Ed era sinceramente dispiaciuto di non poterle soddisfare che in piccola parte. Per questo ha cooptato il gruppo di amici e collaboratori in numerose iniziative in giro per l’Italia. Abbiamo pubblicato libri, formulato proposte di legge, organizzato una scuola estiva itinerante, promosso e sostenuto appelli che hanno mobilitato centinaia di persone. Fra i meriti di eddyburg c’è sicuramente quello di testimoniare la possibilità di mantenere vivo il legame fra pensiero critico e azione nel campo negletto dell’urbanistica. Possibilità che rimane intatta anche ora che non possiamo più fare affidamento sulla presenza di Eddy, sui suoi energici richiami e sull’ironia con la quale stemperava le difficoltà.

In un commento alla legge sulla casa, approvata in seguito allo sciopero generale del 1969, chiosava: cambiare è necessario e possibile. Da allora - nonostante tutto - ha sempre dedicato l’ultimo paragrafo dei suoi scritti alle idee e alle azioni necessarie per modificare lo stato delle cose. Il titolo del suo ultimo post su eddyburg è “io guardo oltre”.

In un Paese in cui domina la rendita immobiliare che deprime l’economia reale e devasta il territorio ci mancherà la voce forte e autorevole di Edoardo Salzano, per tutti Eddy, baluardo dell’urbanistica pubblica, una disciplina entrata “in conflitto con quella politica che si è piegata ai venti dominanti”, generati da un sistema economico sociale che ha innalzato sull’Olimpo una nuova divinità, sconosciuta finora a tutte le religioni rivelate: il Dio mercato che tutto mercifica.

Altri hanno autorevolmente ricordato il grande urbanista, studioso di città e di politica che ha formato decine di urbanisti e intellettuali. A me piace ricordare il debito di riconoscenza che gli deve la CGIL.
Erano gli anni 80 quando ci fece conoscere i “segreti della laguna” e comprendere che il “MoSE” avrebbe compromesso il suo fragile equilibrio. Se la Camera del Lavoro di Venezia fu tra i pochi soggetti sociali a contestare l’idea “dell’inserimento di tre rubinetti alle bocche di porto” per affermare “la necessità di una visione unitaria e sistemica degli interventi” sulla base del principio della “flessibilità, gradualità, sperimentabilità”, lo dobbiamo al suo insegnamento. Da quella acquisita consapevolezza nacque la piattaforma Cgil, Cisl, Uil contro la terza convenzione tra lo stato e il Consorzio Venezia Nuova.

Era la seconda metà degli anni 80 quando, sotto la sua guida, conducemmo insieme la battaglia, per una volta vinta, contro l’Expo di Demichelesiana memoria.

Erano gli anni 90 quando provammo, questa volta in solitudine, a difendere il suo fondamentale piano urbanistico di Venezia, costruito insieme al compianto Gigi Scano, e stravolto dalle successive amministrazioni, ahinoi, progressiste.

Erano gli anni 2000 quando “i quadri” della Cgil Veneto venivano “alfabetizzati” in materia urbanistica attraverso corsi, seminari, convegni e la scuola estiva di cui ho avuto il privilegio di essere stato assiduo “scolaro” per oltre un decennio. Convegni ai quali Eddy ha dato il suo fondamentale contributo segnando le politiche sulla città di molte Camere del Lavoro. Qualche esempio: Venezia, la città più moderna del mondo era il titolo programmatico del documento di quella Camera del Lavoro che egli aveva ispirato; Più piazze meno cemento, quello di Vicenza; Spazio pubblico, declino, difesa, riconquista, quello di Padova.

Era l’autunno del 2008 quando le Camere del Lavoro di Bologna, Ferrara, Modena, Padova, Reggio Emilia, Roma, Venezia e Vicenza, reduci dal Social Forum Europeo, insieme a Eddyburg diedero vita, allo IUAV, ad un importante convegno tra urbanisti e sindacalisti i cui materiali, raccolti nel volume Città e Lavoro, Ediesse 2009, hanno arricchito la cartella dei congressisti di quelle Camere del Lavoro.

Unire il “rosso” e il “verde”, il lavoro e l’ambiente, era il suo assillo. Perché la città e il lavoro sono le due vittime del neoliberismo. Eddy ci ha insegnato che lo sfruttamento dell’uomo sulla natura è l’altra faccia della medaglia dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Che un discorso ecologico non può essere disgiunto da un discorso sociale e viceversa. Ce l’ha insegnato con i suoi libri e curando quotidianamente con passione Eddyburg.it, «uno straordinario sito, unico nel panorama europeo, che da quasi venti anni ha preservato i principi dell’urbanistica pubblica» colmando il vuoto lasciato dal crollo della sinistra. Per questo è stato punto di riferimento dei tanti comitati che si battono per la città come bene comune.

Di grande importanza è stato nel 2009 il suo lavoro di coordinamento di una vasta iniziativa di approfondimento dei contenuti del Piano territoriale del Veneto dal quale è nato un documento discusso in decine d’incontri e di assemblee, “un corso di urbanistica a cielo aperto” durato tre mesi che ha generato 14.000 osservazioni firmate da migliaia di cittadini. Una mobilitazione che ha spinto quello sciagurato Piano su un binario morto. Ancora oggi, dieci anni dopo, a Cà Tron, ex sede della facoltà di urbanistica, dove una comunità viva di urbanisti, di allievi e attivisti si è incontrata per rendere l’estremo saluto al nostro indimenticabile amico, compagno e maestro discutevamo di come proseguire quella lotta.

Concludo facendo mie le parole di Paolo Cacciari: «Mi piace pensare che nel giorno in cui Eddy ci ha lasciati le piazze del mondo sono stracolme di giovanissime ragazze e ragazzi (Friday for Future) che chiedono le stesse cose per cui si è battuto per una vita, con la tenacia e la mitezza di chi sa di essere dalla parte del bene e del giusto.

Mandato contemporaneamente a Il giornale della sinistra sindacale

Edoardo Salzano, Eddy for friends and for everybody, has been a great comrades and intellectual, a key person in Italy for the territorial and urban issues from the fifties till now. He left us on 23 rd September 2019. It is an immense lost.

He was born in Napoli in 1930. He had a degree in Rome in 1957 and had served as municipal councilor in Rome for the Communist Party (1966-1975). He was professor in urban planning from 1967 and from 1972 he taught in the fist Degree course in Urban Planning in Italy at the IUAV (Istituto Universitario di Architettura di Venezia). He was mayor of city planning in Venice between 1975 and 1985 strongly supporting the safeguard of the city; in 2006 coordinates the landscape plan for the Sardinia Coast able to save this patrimony. He coordinated many urban plans. He was president of the INU (National Town planning Institute) in the period 1983-1991 and left it when the institute chose to support the bargaining with real estate interests instead of fighting against them. All his life he was constantly an actual political activist for social justice.

He has a strong link with the INURA principles, because he has linked the aim to unveil the roots of inequity and the fight against them. His aims were equity, the free access to common goods and promotion of participation to the government of the public domain, together with the defense of natural resources and landscapes. In 2003 he create eddyburg.it , a web site of discussion and action about territory and urban planning that become a reference point for urban activists and researcher on territorial issues. On Eddyburg.it you can find the scientific debate, the political debate and the voice of the people fighting to get the right to the city in all its manifold aspects. It is important to follow his path.

You can find on the web (società dei territorialisti) a wonderful photo of Eddy participating in the demonstration in Vicenza in 2007 against the Dal Molin enlargement of the USA base, holding the banner (together with Alberto Magnaghi) with the statement: “Urbanist against the USA base. Urban question? Zero land consumption”. What an actual link between theory and action!

Thank you Eddy for all what you have done.

We will keep up the fight!Marvi Maggio INURA Firenze

«Non bisogna abbandonare le scarpe, ma occorre anche afferrare il sestante, e mirare lontano. Fare, e pensare. Lavorare nel concreto, e studiare»: ecco una esortazione, per noi che restiamo, che conviene serbare.

Di certo sapeva, come pochi altri, i mille fallimenti dell'urbanistica. Per questo rivolgendosi ai suoi colleghi diceva: «La multidisciplinarietà deve tornare a essere la nostra bandiera». Ma non ha mai smesso di pensare che il suo sapere disciplinare, nutrito di altri saperi, fosse necessario: per fare davvero della città la casa della società, per affermare in modo non retorico il primato degli interessi generali sui troppi interessi speculativi che, solo in nome dell'avidità, si contendono lo spazio pubblico. Non aveva paura dell'utopia. Anche per questo aborriva ogni dottrinarismo. Scrisse: «Ci vorranno secoli, decenni? Nessuno può dirlo, la Storia inventa. La direzione di marcia comunque deve essere questa: pensare a costruire una nuova società e una nuova economia».

Aveva l'entusiasmo e la curiosità dei bambini. Si era innamorato di Pistoia, Salzano, e del nostro sforzo di "Leggere la città". Aveva speso per il mio lavoro parole fin troppo generose, delle quali conserverò sempre un ricordo grato. Soprattutto, si era appassionato alla originale traiettoria che avevamo delineato per la rigenerazione del Ceppo: ne aveva parlato come di «un’esperienza pilota in Italia», grazie alla quale si sarebbe potuto «rivendicare il patrimonio pubblico per un’ utilizzazione condivisa della città». Quando ho perso le elezioni, uno trai primi che mi è venuto in mente è stato proprio lui. Ho pensato, con una stretta al cuore: non potrò portare Salzano a passeggiare per il Ceppo finalmente recuperato..
Ma la Storia inventa. Chissà..

Oggi penso - in questo gorgo settembrino che si è già portato via fin troppe persone care - che vorrei tornare a stringerlo nello stesso abbraccio caldo e confidente dell'ultima volta che ci siamo visti.

Ciao, Eddy.

Questa mattina ci ha lasciato Eddy Salzano. La notizia mi lascia un senso di vuoto per la perdita di un generoso amico e un grande maestro. Nessuno come lui ha saputo lottare per la città come bene comune, come "casa della società." Nessuno come lui ha saputo mettere le proprie competenze al servizio dei movimenti territoriali per la difesa del territorio dalla rapacità della rendita speculativa e la difesa degli spazi comuni. Con le sue opere, l'insegnamento universitario prima e la scuola estiva poi ha saputo formare intere generazioni non solo alla disciplina urbanistica ma anche a tenere la schiena dritta. Anche la Cgil, il sindacato al quale era orgogliosamente iscritto, tanto da portarne il logo all'occhiello della giacca, gli deve molto: corsi di formazione, incontri, seminari, convegni, documenti. Con lui ho condiviso quasi quarant'anni di amicizia e militanza politica e sociale. Mi mancherà molto. E mancherà a molti. Trovo conforto nelle parole di I. Allende «Non esiste separazione definitiva finché esiste il ricordo».

Voglio ricordarlo con alcune parole che ci ha regalato in un convegno promosso dalla CGIL Vicentina nell'estate del 2007 : «Naturalmente, quando parlo di urbanisti, non alludo a quelli che attaccano il carro dove vuole il padrone, qualunque carro e qualunque padrone. E nemmeno parlo di quelli abituati a proclamare la neutralità della scienza e della tecnica di fronte alla dialettica di idee e posizioni che anima la società, disegnandone il futuro.Parlo invece degli urbanisti che sono schierati, che sono faziosi. Io stesso curo un sito che si chiama Eddyburg, accusato dagli studenti del Politecnico di Milano di essere fazioso. A dire il vero, questi futuri ingegneri e architetti si sono divisi tra quelli che volevano scomunicare il sito perché fazioso, e quelli sensibili a una faziosità in cui rinvenire qualche verità di fondo. In effetti io amo parlare degli urbanisti definiti "faziosi" solo perché ritengono essenziale e ineludibile il nesso tra il loro lavoro e la società. Urbanisti che si rendono conto di come la frammentazione della realtà e l’appiattimento della politica sugli interessi di breve periodo rendano sempre più difficile e ingrato il loro ruolo, facendo addirittura dimenticare conquiste importanti, che pure si sono raggiunte a costo di notevoli sacrifici.
«Io amo parlare di quegli urbanisti per i quali il territorio non è, come poteva essere per i nostri nonni, un contenitore generico e indifferenziato di ogni possibile trasformazione e utilizzazione. Parlo di scienziati che ritengono il territorio patrimonio di beni comuni a cui Natura e Storia hanno dato vita attraverso millenari investimenti in termini di lavoro e cultura. Sono gli urbanisti per i quali il territorio è soggetto titolare di diritti, collegati a risorse che non possono e non devono essere distrutte, dissipate, consumate o logorate dalle generazioni del presente in nome di ragioni che non tengono conto delle generazioni future e dei loro diritti…».

Societadeiterritorialisti.it. Una lunga, piena, appassionata vita dedicata all’urbanistica come impegno sociale: ci mancherà molto Edoardo Salzano, collega, maestro e amico per molti di noi.

Una lunga, piena, appassionata vita dedicata all’urbanistica come impegno sociale: ci mancherà molto Edoardo Salzano, collega, maestro e amico per molti di noi. Napoletano di nascita e spirito, aveva iniziato a occuparsi di urbanistica a Roma dalla fine degli anni ’50, scrivendo sull’Unità e collaborando con il gruppo della Rivista Trimestrale e pubblicando nel 1969 Urbanistica e società opulenta, un testo al centro di un intenso dibattito.

Ma è a Venezia, dove si trasferisce all’inizio degli anni ’70 per insegnare nel nuovo Corso di laurea in urbanistica, che dedicherà le proprie energie sia alla salvaguardia della città (come Assessore all’urbanistica, 1975-1985) che al consolidamento dei Corsi di studio e della Facoltà di Pianificazione del territorio, che presiede fino alla pensione. Negli anni successivi coordina per la Regione Sardegna la redazione dell’importantissimo Piano paesaggistico delle coste, approvato nel 2006, che finora ha tutelato dall’ulteriore edificazione questo enorme patrimonio.

Allo stesso tempo, con grande intuito e assiduo impegno, si dedica alla comunicazione di approfondi- menti critici in merito alle tematiche urbanistiche e ai relativi conflitti fondando un sito, eddyburg.it, diventato negli anni un riferimento sia per le successive generazioni di giovani che, più in generale, per tutti coloro che si occupano di urbanistica in senso militante, con il desiderio di migliorare le condizioni di vita collettiva sul territorio e nel paesaggio.
Ci piace ricordarlo con la video-intervista che la Casa della cultura di Milano gli ha dedicato due anni fa.

Anna Marson, Ilaria Agostini, Paolo Baldeschi, Angela Barbanente, Mariolina Besio, Roberto Bobbio, Monica Bolognesi, Alberto Budoni, Elisa Butelli, Carlo Cellamare, Pier Luigi Cervellati, Daniela Chiti, Luciano De Bonis, Lidia Decandia, David Fanfani, Maria Rita Gisotti, Giampiero Lombardini, Alberto Magnaghi, Raffaele Paloscia, Camilla Perrone, Daniela Poli, Marco Prusicki, Maddalena Rossi, Claudio Saragosa, Enzo Scandurra, Filippo Schilleci, Carla Tedesco, Daniele Vannetiello, Alberto Ziparo

il Fatto Quotidiano, 30 settembre 2019. A Ca' Tron, ex sede della facoltà di Urbanistica, si sono tenuti i funerali.

A Ca' Tron, ex sede della facoltà di Urbanistica, si sono tenuti i funerali. Per un giorno, come un tempo, una comunità viva di urbanisti e di attivisti si è incontrata in quell'androne. Poi le cose cambiano. Ed Eddy, nel 2013 spiegava come l'Urbanistica stesse cambiando, nell'Intervista per "il pianeta degli urbanisti", da cui è tratta anche una delle citazioni di Montanari. (m.p.r.)

Mercoledì scorso, al piano terreno aperto sul Canal Grande di Ca' Tron a Venezia, sede del Dipartimento di Pianificazione del territorio, si sono tenuti i funerali di Edoardo Salzano: urbanista, autore di alcuni tra i piani territoriali più illuminati, fondatore del sito collettivo Eddyburg. Questa è una parte di ciò che ho detto in quella occasione. «I giovani della mia generazione hanno avuto, indubbiamente, dei maestri. Ma quanti di questi hanno tradito, o si sono compromessi, o stancati! Gli uomini sulle cui parole avevamo giurato rivelarono poi incrinature fatali tra le qualità critiche o creative e quelle più largamente umane della coscienza». Subito dopo la Liberazione, queste parole furono rivolte da Francesco Arcangeli a Roberto Longhi. In quel quadro morale devastante, Arcangeli riconosceva al suo maestro di non aver tradito: «Alcuni si salvarono nel silenzio. Longhi fu tra i rarissimi che continuarono a parlare senza venir meno alla loro dignità». Ebbene, quanto più vale oggi questo altissimo riconoscimento per Edoardo Salzano. La sua voce – alta, forte, sicura – è stata in tutti questi anni una delle più preziose guide su cui orientare il cammino: una delle poche luci sempre accese, e non riflesse, nel buio in cui siamo sprofondati.

La voce di un eretico, che non cessava di decostruire e denunciare i dogmi dell’unica religione del nostro tempo, il culto del mercato, signore e padrone delle nostre vite. Nell’ultimo testo che mi mandò per una iniziativa che avevo promosso – un testo politico, scritto insieme alla sua compagna Ilaria Boniburini – è messa a nudo con straordinaria efficacia la doppiezza mortifera del principale di quei dogmi: «Sviluppo non significa aumento della nostra capacità di ascoltare e comprendere gli altri, qualunque lingua essi adoperino, utilizzando insieme cervello e cuore: significa solo aumento della produzione e consumo di merci, aumento della ricchezza di chi produce e induce a consumare merci sempre più inutili, sacrificando per una merce inutile ma fonte di maggior ricchezza il produttore a un bene che veniva distrutto (un bosco antico per qualche tonnellata di legname, una città storica per una marea di turisti, un paesaggio di struggente bellezza per una selva di palazzoni o una marea di villette). Questo sviluppo, da un obiettivo è diventato una religione, una credenza cui tutti si inchinano obbedienti. In nome di questo sviluppo abbiamo invaso, saccheggiato, distrutto altre regioni e altri popoli, abbiamo trasformato paradisi in inferni da cui fuggire. E alla fine del ciclo abbiamo trasformato i fuggitivi da nostri simili in cerca di salvezza in nemici da abbattere». In questa capacità di guardare con lucidità e sintesi straordinarie il buco nero che inghiotte il futuro del pianeta, la dignità di milioni di migranti e la nostra stessa umanità, sta l’eredità più preziosa di Salzano.

Per me, la lezione di Eddy più profonda, e insieme impervia, riguarda la capacità di tenere insieme – di più: di tenere in tensione – il più autorevole e profondo specialismo e la misura universale di un intellettuale capace di aprire quello specialismo a un impegno largo, tanto largo quanto il mondo grande e terribile che vogliamo cambiare. La parabola scientifica e politica di Edoardo Salzano dimostra nel modo più alto che la gabbia dello specialismo si può rompere: e insegna anche come farlo. Se egli ha potuto vedere con tanto anticipo e tanta lucidità il nesso intimo che unisce il governo dell’ambiente alla giustizia sociale per chi abita quell’ambiente, ebbene: non è forse per la conoscenza profonda che egli aveva di Venezia e della sua Laguna? L’apparente non modernità di Venezia come paradigma di una vera modernità: di un progresso che non corra verso la morte, ma verso la vita.

«L’Europa perde uno dopo l’altro i suoi direttori di coscienza», scrisse Marcel Proust dopo la morte di John Ruskin: anche noi oggi ci sentiamo più soli, ancora più soli, senza le parole, le critiche, i richiami, le illuminazioni di Eddy.

Quante volte, già da domani, ci chiederemo cosa avrebbe detto, come avrebbe giudicato, con quali parole ci avrebbe esortato alla speranza e alla lotta. Eppure, lo avremo sempre con noi: con la forza tutta intera e dirompente di una lunga vita, saggia e giusta. Di una vita felice: riascoltiamolo: «Mi piace il mio lavoro: mettere insieme le cose con le parole dette e le parole scritte; raccontare e scrivere, parlare e proporre a proposito di città, territorio, ambiente, pianificazione. Facendo quel mestiere che ho cominciato, quasi per caso, molti anni fa». Rileggiamola, una di quelle pagine: «Può succedere (ed è quello che accade nei nostri anni) che il politico assuma come valori da privilegiare non quelli dell’interesse collettivo e dell’equilibrio tra persona e società, ma quelli dell’individualismo liberato da ogni regola volta a garantire il perseguimento di interessi generali (come quello della giustizia sociale, della libertà per tutti, dell’espressione di ogni pensiero). In una simile situazione all’urbanista si aprono due strade: rimanere fedele ai principi propri del suo ruolo sociale, e allora entra in conflitto con quella politica che si è piegata ai venti dominanti; oppure piegarsi anche lui: che è quello che successo largamente in Italia, i nostri maestri sono diventati dei cattivi maestri». Grazie, Eddy: per essere rimasto fedele sempre. Grazie per essere stato fino all’ultimo un maestro buono. Non sarà facile, ma proveremo a meritarci la luce che hai portato nelle nostre vite.

La comunità IUAV lo ricorda. Riprendiamo il ricordo di Laura Fregolent e le immagini di Guido Guidi. Qui tutti gli altri

Se ne va con Edoardo Salzano un pezzo della storia dell’urbanistica del nostro paese.

Se ne va un intellettuale che credeva fermamente nel ruolo dell’Università come attore sociale e politico, se ne va un pensatore profondo che non ha mai abbandonato l’esercizio di un pensiero critico dentro e fuori le aule dell’Accademia. Eddy è stato infatti un urbanista attivo e militante perché ha sempre pensato che il mestiere dell’urbanista non potesse limitarsi ad un mero ruolo tecnico, ma che dovesse essere espressione del suo forte coinvolgimento ideale, culturale, etico e politico. Su questo piano si giocava anche l’affinità con il pensiero di Astengo ed il suo avvicinamento alla Scuola di Pianificazione.

Eddy lega la sua attività di docente allo Iuav sin dal 1972, quando inizia ad insegnare presso il Corso di laurea in urbanistica; successivamente dal 1994 è presidente del Corso di laurea in Pianificazione territoriale, urbanistica e ambientale e infine nel 2000 viene scelto Preside della Facoltà di Pianificazione del territorio dello Iuav. Soprattutto come responsabile della Scuola ha cercato di profondere nella sua organizzazione la sua visione dell’urbanistica e dei suoi obiettivi. E la dimensione dell’interesse collettivo ed il ruolo dell’operatore pubblico erano centrali nelle sue riflessioni, nelle sue lezioni, nel suo essere attivamente consapevole e partecipe delle azioni da intraprendere per provare a migliorare, se non a cambiare, i destini del mondo.

Eddy era poi anche un bravo cuoco: diceva che un urbanista non può essere troppo distante dalla sapienza del fare in cucina, del mescolare ingredienti per dare vita a pietanze e sapori. Vedeva in questa pratica un sapere manuale e concettuale che alludeva al progetto, alla creazione, al fare. L’uomo, l’urbanista, il professore, il politico si fondevano nella sua poliedrica personalità.

La figura di Edoardo Salzano è anche strettamente legata all’Istituto Nazionale di Urbanistica, di cui è stato presidente dal 1983 al 1991. Durante quegli anni promuove la rivista Urbanistica Informazioni, dirigendola dal 1972 al 1992, una rivista che nelle sue intenzioni doveva avere un taglio incisivo e immediato, doveva “stare nel dibattito” ed essere un riferimento per professionisti, amministratori, urbanisti, studenti. Per chi studiava pianificazione era scontato anche solo sfogliare Urbanistica informazioni per avere il quadro e il polso di quanto stava succedendo nel paese.

Il rapporto con la città di Venezia è stato intenso, continuo e in diverse forme: durante i mandati a guida socialista di Mario Rigo e Nereo Laroni è stato consigliere comunale prima (1975-1990) e Assessore all’urbanistica (1975-1985) poi.

Voce critica prima, responsabile poi di un tentativo di svolta dell’urbanistica veneziana, avviando un rinnovamento degli strumenti urbanistici in particolare per il Centro storico e il primo passo per un nuovo approccio alla pianificazione era la conoscenza approfondita dei luoghi, del contesto della città. Il Fotopiano di Venezia che definiva come lo “strumento tecnico per il governo del territorio: più precisamente, come la prima delle componenti di un sistema informativo urbano territorializzato per la pianificazione e la gestione urbanistica” diventa il primo e fondativo atto di questo nuovo percorso. Opera innovativa, lungimirante che conteneva una capacità di visione e di sistematizzazione dell’informazione all’avanguardia.

Negli ultimi decenni la sua attenzione alla città, ma possiamo dire al paese, è continuata attraverso le sue posizioni schiette e critiche nei confronti di trasformazioni urbane e territoriali, di norme, deliberazioni e scelte politiche intraprese e loro ricadute misurate sempre in termini di messa a rischio dell’interesse pubblico e collettivo. E il suo sito eddyburg, molto conosciuto, era proprio un osservatorio critico e attento ai fenomeni urbani, ma anche uno strumento potente di diffusione e non solo per addetti ai lavori.

Salutare oggi Edoardo Salzano ci pone di fronte a una riflessione triste che si alimenta non solo della perdita del maestro, del docente, dell’amico, ma piuttosto della consapevolezza che le figure militanti “alla Eddy” sono scomparse e con loro la tenace azione culturale e formativa che era consustanziale a quella politica.

Voce.it, 24 settembre 2019. «Salzano, teorico della perequazione, venne preso di mira dalla lobby dei progettisti e costruttori dai quali partirono critiche dirette a quello che ritenevamo un rischio di ingessamento della città».

Si è spento all'età 89 anni, a Venezia, dove risiedeva dal 1974, l'architetto e urbanista Edoardo Salzano. Era nato a Napoli nel 1930. Presidente dell'Istituto Nazionale di Urbanistica dal 1983 al 1991 e fondatore della rivista «Urbanistica Informazioni», che ha diretto dal 1972 al 1992. Maestro per generazioni di allievi allo Iuav di Venezia e autore del manuale Fondamenti di urbanistica (Laterza), Salzano è stato autore di innovativi e coraggiosi piani urbanistici, come il piano regolatore generale del centro storico di Venezia (1981-1985) e il piano paesaggistico regionale della Regione Sardegna (2006).

Sul finire degli anni Ottanta, la Giunta di Claudio Bergianti gli aveva affidato la stesura del nuovo piano regolatore generale di Carpi la cui gestazione, faticosissima e molto contrastata, durò poco meno di un decennio. Fino a che, con la prima Giunta di Demos Malavasi (1995-1999) e con Mauro Benincasa all'Urbanistica in sostituzione di Andrea Artioli, l'incarico gli venne revocato e il completamento del piano - che è quello tuttora vigente, adottato nel 2000 - venne affidato all'architetto Mauro Fortelli.

I motivi di quel ripensamento si inscrivono nella storia stessa dell'urbanistica di Carpi nell'ultimo ventennio: Salzano, teorico della perequazione, venne preso di mira dalla lobby dei progettisti e costruttori dai quali partirono critiche dirette a quello che ritenevamo un rischio di ingessamento della città. Le critiche di eccesso di pianificazione (Salzano era accusato di aver redatto un piano che avrebbe comportato 80 miliardi di vecchie lire in espropri) trovarono udienza nella maggioranza al governo della città che negli anni successivi avrebbe sostituito alla fascia di verde perimetrale prevista da Salzano la settantina di piani particolareggiati che avrebbero scandito i primi due decennio degli anni Duemila.

(nelle foto, Edoardo Salzano nel corso di un'intervista rilasciata nel 1989 a Florio Magnanini)

Ekuonews. L’associazione “Il Cittadino Governante ricorda l’urbanista Edoardo Salzano che fu anche l’autore del Piano Regolatore Generale di Giulianova.

Si è spento a Venezia Edoardo Salzano, un grande urbanista che ha teorizzato e insegnato a generazioni di allievi e di amministratori l’importanza dell’urbanistica pubblica, quella capace di guidare la costruzione di città vivibili con adeguati spazi pubblici e rispettose dell’ambiente. Noi del Cittadino Governante lo ricordiamo perché era un nostro amico e perché è l’autore del Piano Regolatore Generale di Giulianova che vide la luce nel 1974 e che poi lui stesso aggiornò nel 1994.

Noi crediamo che la bellezza che la natura e la storia hanno conferito a Giulianova sia in buona parte ancora apprezzabile adesso perché negli anni ’70 – quando ovunque col boom edilizio prese piede anche la speculazione edilizia che ha devastato città e territori anche a noi vicini – la nostra città ha avuto la fortuna di incontrare Edoardo Salzano.

Un giovane urbanista, docente universitario prima alla Sapienza a Roma poi a all’IUAV di Venezia, autore di testi importantissimi come Fondamenti di Urbanistica in cui scriveva: «il primato dell’interesse comune sull’interesse del singolo è il principio da assumere come stella polare dell’urbanistic». Egli ripeteva spesso che la città non è un ammasso di case ma la casa di tutti, un bene comune. Per lui la città è «Urbs, struttura fisica, Civitas, cioè società, ed è Polis, governo». Per Salzano il controllo pubblico delle trasformazioni urbanistiche era punto fermo.

Queste idee negli anni ’70 furono fruttuose nella nostra città: quando a Francavilla si costruivano case sull’arenile, a Giulianova davanti agli alberghi si tutelavano le pinete, quando a Pescara si foderavano i colli di cemento, a Giulianova si preservava buona parte della collina, grazie alle scelte urbanistiche suggerite da Salzano che insegnò anche ad utilizzare una legge nazionale la 167 del 1962 per far avere ai lavoratori alloggi a costi accessibili e vicino al mare. Giulianova da allora è cresciuta da 15.000 fino a 24.000 abitanti ma lo ha fatto, generalmente, in maniera armoniosa, almeno fino a che sono state seguite le indicazioni di Salzano.

Per questo ci sentiamo di dirgli grazie. E vogliamo ringraziarlo, anche, per averci invitato ad un convegno nazionale sugli spazi pubblici organizzato a Padova nel 2009, quando volle farci raccontare la battaglia che Il Cittadino Governante fece per evitare la vendita e la cementificazione di piazza Dalla Chiesa. Ed è con commozione che la nostra memoria va all’ottobre del 2009 quando Eddy -così lo chiamavano gli amici – volle onorarci della sua presenza e venne a parlarci del suo ultimo libro Ma dove vivi? in una iniziativa di POLIS. Chi vuole può ancora vedere il video di quel bellissimo incontro cercandolo sulla rete o sul nostro sito. Questa città, come tutto il Bel Paese, ha bisogno ancora oggi delle idee così moderne di Eddy Salzano nella gestione del suo territorio, perché nonostante la sensibilità e l’attenzione ai temi del paesaggio, degli spazi pubblici, del verde urbano, della sostenibilità, del rispetto dei beni culturali stiano diffondendosi sempre più tra i cittadini, la voracità della rendita fondiaria e della speculazione edilizia è sempre all’opera.

Negli ultimi 20 anni Salzano ha profuso il suo impegno intellettuale animando eddyburg il più importante sito europeo di urbanistica che ospita gli interventi dei più qualificati esperti di urbanistica, architettura, gestione del territorio, ambiente. Noi auspichiamo che eddyburg continui a vivere e così lì potremo continuare a trovare le idee, le proposte gli insegnamenti di Eddy.

Alganews. «In questi giorni sono scomparse due persone eccezionali, e vorrei socializzare alcune cose che m’è venuto di pensare, perché credo che dobbiamo sforzarci di sottrarre alla morte la sua insensatezza, facendoci ispirare dalla».

Le due persone sono Guillermo Almeyra e Edoardo Salzano. Ci hanno lasciato quasi coetanei, a 90 anni. In tempo per consegnarci l’eredità migliore del secolo scorso. Non basterebbero mille post per raccontare le loro storie. Basti sapere che il primo è stato un’internazionalista, ha iniziato a combattere da studente la dittatura argentina nel 1943 e ha continuato in mezzo mondo, Brasile, Perù, Bolivia, Messico, Italia, Francia, Libia, Algeria e Yemen del Sud. Una vita avventurosa, incredibile.
L’altro, Eddy, è stato uno dei più importanti urbanisti italiani, teorico di livello internazionale, eletto del PCI, fra i primi militanti ecologisti, fondatore di eddyburg, il sito-autorità nel settore. Due vite apparentemente diverse, paesi, lingue e militanze distanti, eppure confluite entrambe – e il motivo lo dirò fra poco – in Potere al Popolo.

Due anni fa, quando lanciammo il nostro folle appello, questi due signori che ben altre esperienze avevano vissuto, che avevano un “nome” da spendere, decisero subito di sostenere questo progetto.
Sostenerlo al punto di offrire entrambi le loro case, a Marsiglia e Venezia, per fare le riunioni, perché ci mancavano le sedi, di fare a quasi 90 anni assemblee a tarda sera, di mettersi una T-shirt da ragazzini e scendere per strada a manifestare davanti alla polizia… Ho sempre visto una generosità incredibile in questi gesti. Non solo perché viviamo in un mondo dove nessuno fa niente per niente, e dove il più scarso degli intellettuali o dei personaggi pubblici se la tira come se fosse Dio. Non avete idea di quanta gente ci ha avvicinato e poi si è tirata indietro quando ha capito che qui non si guadagna nulla ma c’è da faticare, non avete idea come ancora oggi molti ci snobbano per paura di associarsi a qualcosa di “troppo piccolo”… Ognuno tiene più alla sua immagine che alla Causa.
Invece qui avevamo due giganti che ne avevano viste di tutte, che potevano restare a casa con la coscienza a posto per le battaglia fatte, e invece si rimettevano tranquillamente all’opera, umilmente, con un entusiasmo di ragazzini, senza fare lezioni. Senza quei rancori, quella presunzione, quella rassegnazione, quel rincoglionimento in cui purtroppo sono immerse tante persone di sinistra che hanno vissuto altre stagioni più degne di questa, che finiscono per essere arrabbiate e basta, anche contro i più giovani che colpe non hanno.

Guillermo ed Eddy erano davvero rivoluzionari. Perché il loro esserlo non stava solo nel fatto di enunciarlo, ma nel concretizzarlo anche nelle più minute relazioni umane. Stava nel loro modo di intendere il comunismo, che non è solo libertà o giustizia sociale, ma è anche piacere, cura per la bellezza, costruzione di comunità. Tutti, parlando di loro, ricordano che non dicevano mai cose banali, tutti ricordano la loro ironia, il loro saper scherzare. La loro allegria. Anche per questo sono morti felici, amati, ancora pieni di speranza per il futuro. È questa è la cosa che andrebbe fatta sapere in giro: la vita comunista è la vita più bella che ci possa essere. Perché l’amore che profondi è l’amore che ti ritorna, perché non c’è modo migliore di star qui che dar senso all’insensato, progettare l’inaudito. E magari saperci anche ridere su.

Io credo che noi dovremmo essere così, credo che dovremmo chiedere ai loro cari come facevano, com’era possibile, e migliorarci secondo il loro esempio. Nel senso dell’irriverenza, dello studio, della determinazione, dell’inventiva, dell’apertura gioiosa. In fondo, un po’ lo siamo già. Perché non credo che Guillermo ed Eddy ci abbiano scelto a caso. Forse avevano visto in Potere al Popolo qualcosa di diverso da tutto quello che era accaduto nella politica degli ultimi 20 anni, qualcosa di simile a quello che loro erano e volevano realizzare. Io mi sento onorato dal fatto che persone del genere abbiano scelto di essere parte della nostra storia. E anzi mi sento mortificato dal fatto che non abbiamo potuto dargli di più.

Ma proprio per questo bisogna crescere, continuare. Per tutti i Guillermo ed Eddy che hanno accettato la sfida di Potere al Popolo, per tutti i nostri militanti che a 60 o 70 anni hanno deciso di ricominciare, di partire dal basso nonostante siano stati in partiti del 30% o in movimenti che hanno fatto la storia di questo paese, e ora li obblighiamo alle collette… E lo dobbiamo fare anche per noi, perché c’è un patto che va onorato e non possiamo essere tristi, perché, come diceva un poeta, “bisogna strappare la gioia ai giorni futuri”.

Trevisotoday.it. Una figura che il Comune di Asolo ha voluto ricordare in queste ore con stima e riconoscenza per il contributo che ha saputo dare alla Città dai cento orizzonti.

E' morto a 89 anni l'urbanista Edoardo "Eddy" Salzano, assessore comunale a Venezia per un decennio. Appassionato urbanista tra i più celebri d’Italia (già presidente dell’Istituto Nazionale di Urbanistica) e convinto difensore dell’interesse comune, Salzano è scomparso a Venezia nella notte tra domenica e lunedì a quasi novant’anni. Una figura che anche il Comune di Asolo ha voluto ricordare in queste ore con stima e riconoscenza per il contributo che ha saputo dare alla Città dai cento orizzonti. «Nel dicembre 2007 - ricorda il sindaco di Asolo Mauro Migliorini - curò e presentò la “Ricerca sul recupero della vivibilità del centro storico di Asolo”, avanzando numerose ipotesi sul futuro del borgo. La tematica venne poi ripresa nel maggio 2008, quando si tenne un convegno nazionale al Teatro Duse con l’intervento di diversi urbanisti, architetti ed esperti. Nel 2013, infine, fu in prima linea insieme all’archeologo Salvatore Settis contro l’approvazione del Pat (Piano di assetto del territorio del Comune di Asolo), che ambiva a ridisegnare urbanistica e vita della città con la minaccia della cementificazione. Il lavoro svolto da Salzano è stato utilizzato dal Comune di Asolo per la redazione dell’attuale Pat e ad esso si ricorrerà anche per i prossimi Pi - Piani degli interventi. Ci mancherà.

Fanpage.it. I suoi scritti di urbanistica, primo fra tutti Fondamenti di urbanistica, hanno ispirato generazioni di allievi e lettori. Il suo sito eddyburg è oggi una delle piattaforme online dedicate all’ambiente, alla città e all’urbanistica più apprezzati in Italia.

Ingegnere urbanista, professore all’Università Iuav di Venezia, Edoardo Salzano lascia un grande vuoto nel mondo dell'urbanistica italiana. Classe 1930, Edoardo Salzano è morto a Venezia, dove viveva dal 1974, all'età di 89 anni. Autore di molte pubblicazioni, tra cui Fondamenti di urbanistica e Memorie di un urbanista, ha ispirato generazioni di allievi e lettori con le sue teorie sulla città e il territorio: «La città non è solo un prodotto del mercato, è una creatura sociale, frutto di lavoro collettivo e storico». Nel 2003 ha fondato il sito eddyburg che è ad oggi una delle piattaforme online dedicate all'ambiente, alla città e all'urbanistica più autorevoli d'Italia.

Addio ad uno degli ultimi grandi urbanisti d'Italia. Edoardo Salzano, nato a Napoli nel 1930, si è spento a Venezia il 23 settembre 2019 all'età di 89 anni. Laureato a Roma nel 1957 in ingegneria civile edile, Edoardo Salzano è stato un attivo urbanista sia in campo civile che politico. Professore di urbanistica all’Università Iuav di Venezia, chi ha avuto la possibilità di assistere alle sue lezioni o di conoscerlo, non dimenticherà mai i suoi insegnamenti sulla città (ha partecipato all'edizione di vari piani regolatori), sull'ambiente ma anche sull'attualità e la politica. Tra i suoi scritti più rilevanti si ricorda La città sostenibile del 1991, dove prova a realizzare una sintesi tra ambientalismo e politica urbana. Fondamenti di urbanistica. La storia e la norma del 2004. Memorie di un urbanista. L'Italia che ho vissuto (Corte del Fontego) del 2010, e La città non è solo un affare del 2012. Edoardo Salzano scriveva sull'Unità e seguiti erano negli ultimi anni i suoi interventi sul sito eddyburg dove ha continuato fino all'ultimo a fornire spunti interessanti, fonti di dibattito, su vari problemi che affliggono l'Italia e il suo territorio.

Attivo politicamente, Edoardo Salzano è stato consigliere comunale del PCI a Roma dal 1966 al 1975 e in seguito assessore all'urbanistica di Venezia nelle amministrazioni del PSI di Mario Rigo e Nereo Laroni. È stato membro esperto del Consiglio superiore dei lavori pubblici dal 1971 al 1974 e del Ministero dei lavori pubblici dal 1987, membro di vari Consigli regionali e membro della Commissione per la salvaguardia di Venezia dal 1976 al 1990. Di recente si era espresso sul rogo di Notre Dame con uno sguardo più complesso rivolto alle politiche nazionali: «Occorre riconoscere che senza le radici della storia l’albero della civiltà non può sopravvivere e quindi bisogna impiegare risorse per mantenere questo inestimabile patrimonio…». L'ultimo suo intervento sul sito eddyburg sembra voler essere un messaggio di più ampio respiro rivolto al futuro Io guardo oltre nella speranza di un'Italia in cui si possano «a partire dai territori, relazioni sociali e pratiche fondate sul contrasto di ogni forma di sfruttamento e prevaricazione tra esseri umani e tra questi e la natura».

Ancora fischia il vento. Edoardo Salzano è stato molte cose, ma innanzitutto un militante comunista, ultimamente in Potere al Popolo.

All’età di 89 ci ha lasciato il compagno Edorado Salzano.
Edoardo Salzano è stato molte cose, ingegnere urbanista, professore di urbanistica allUniversità Iuav di Venezia, autore di molte pubblicazioni, amministratore comunale e regionale, presidente dell’Associazione eddyburg, ma innanzitutto è un militante comunista, ultimamente in Potere al Popolo. Veniva dall'esperienza di consigliere comunale del PCI a Roma, poi a Venezia, sempre con il PCI. Sempre in prima linea poco tempo fa in piazza a sedie a rotelle contro le grandi navi a Venezia.

Di Venezia scrisse in un articolo pubblicato da Berlin 89 nel giugno di quest’anno da con il titolo significativo: Il malgoverno distrugge Venezia e la sua laguna, dove mette in luce le devastazioni ambientale, che stanno distruggendo la città. Del famigerato Mose ha scritto: « …mentre il Comune di Venezia elaborava, attraverso un gruppo di studiosi (con la direzione scientifica di Andreina Zitelli e il coordinamento politico-amministrativo di Luigi Scano) una proposta fortemente guidata dalla visione ecosistemica del problema, il ministro Franco Nicolazzi (PSDI) affidava la salvaguardia di Venezia al Consorzio Venezia Nuova (CVN), un consorzio privato di imprese vocate e interessate alla scelte di soluzioni finalizzate alle opere edilizie anziché alla tutela dell'ambiente…..La proposta sistemica del Comune fu sopraffatta dalla logica speculativa e meccanicista rappresentata dal Mose e dall'affidamento dei poteri di progettazione, realizzazione e gestione a un consorzio privato di imprese afferenti al settore delle costruzioni. Il MoSE si presentava come un grosso affare, e così è stato…. La spesa per il MoSe è attualmente valutata in 5.500 milioni di euro e l'opera non è ancora finite. A questi si aggiungono i costi di esercizio e di manutenzione stimati in 100-130 milioni allanno. L'onere é ulteriormente aggravato dal fatto che non è per nulla sicuro che il sistema progettato sia realmente attivabile senza rischi ancora maggiori di quelli dell'alta marea eccezionale.nEsistono infatti notevoli dubbi mai fugati, sulla tenuta delle cerniere che legano i portelloni mobili al basamento e sulla capacità del sistema di far fronte alle maggiori altezze marine dovute ai cambiamenti climatici»,

Personalmente ho conosciuto Edoardo Salzano ascoltandolo qualche volta all'Università Iuav di Venezia. In una lettera aperta, Caro sindaco parliamo di città bene comune, l’ho proposto ad un sindaco: « In Italia e nel mondo avanza e cresce un movimento che rivendica e lotta per la città bene comune. Qual è il significato di queste tre parole? Brevemente. La nota di spiegazione riprende parole di Edoardo Salzano, architetto, urbanista e militante comunista. Nonostante abbia 82 anni, Eddy come lo chiamano gli amici, potrebbe essere inviato da Lei per un incontro di qualità su Città e territorio beni comuni da non consumare». La mia lettera è stata pubblicata sul sito del comune.
Tra i suoi molti libri, è molto interessante è Memorie di un urbanista (2010), in cui racconta passioni e patemi, una lotta continua, spesso sconfitta ma non rassegnata né domata. Edoardo Salzano ci ha sempre ricordato, nella città del buon governo, dove gli spazi siano davvero comuni, c'è invece giustizia, c'è la possibilità di una comunità solidale e includente. C'è, insomma, un'altra politica.
Che la terra ti sia lieve, compagno Edoardo Salzano!

L'altraeconomia. In ricordo di Eddy, ingegnere, architetto, urbanista, attivista per il diritto alla città.

Il 23 settembre è morto a Venezia Edoardo Salzano, Eddy, ingegnere, architetto, urbanista, attivista per il diritto alla città. Edoardo Salzano era anche Eddyburg, per chi ha imparato a conoscerlo leggendo il portale dedicato ad urbanistica, società, politica, urbs, civitas, polis che aveva creato nel 2003.

Nel settembre del 2014, era stato tra i primi ad intervenire contro il decreto “Sblocca Italia” del governo Renzi, convertito in legge nel novembre dello stesso anno. Un testo di legge che disegna «una nuova regolazione del rapporto tra gli attori nel processo di governo delle trasformazioni del territorio. Una regolazione che rovescia il rapporto tra privato e pubblico elaborato nel corso di oltre due secoli» scriveva Eddy nel libro “Rottama Italia, a cura di Tomaso Montanari e pubblicato da Altreconomia. “Bravo Matteo, sei un gigante; ma noi aspettiamo un Davide, possibilmente collettivo” chiudere il suo intervento, a ricordarci che per mutare i rapporti di forza, cancellare le disuguaglianze, è fondamentale la partecipazione.

Una delle ultime foto di Eddy, diffusa ieri dagli attivisti veneti del comitato Opzione Zero per salutarlo, era stata scattata a Venezia, alla fine della scorsa primavera, alla manifestazione No Grandi Navi. La difesa e la tutela della Laguna di Venezia, contro un’idea di valorizzazione che prevedesse la svendita del patrimonio pubblico, sono state una delle stelle polari della sua attività a Venezia, dove ha insegnato a lungo allo IUAV. L’amico Vezio De Lucia, anche lui autore di Rottama Italia, lo ricorda sul Manifesto citando le parole che concludono il suo libro più noto, Fondamenti di urbanistica, uscito cinquant’anni fa per Laterza: «Il primato dell’interesse comune sull’interesse del singolo è il principio da assumere come stella polare dell’urbanistica».

Su altraeconomia è riproposto l'intervento di Eddy Salzano contro il decreto “Sblocca Italia” del governo Renzi scritto per il libro “Rottama Italia”, a cura di Tomaso Montanari e pubblicato da Altreconomia

Voladora.noblogs.org. «Il miglior ringraziamento che posso pensare, l’unico all’altezza, è portare avanti la battaglia per una città liberata dalla speculazione immobiliare».

Il 23 settembre è morto a 89 anni l’urbanista Edoardo “Eddy” Salzano. Di seguito, un ricordo di Andrea Bui, che ha avuto il privilegio di conoscerlo.

Quando nel 2006 andai alla scuola di Eddyburg pensavo avrei avuto l’occasione di trovare qualche spunto interessante per la mia tesi di laurea, che volevo fare su Parma e le sue trasformazioni, nel pieno della “città cantiere” di Ubaldi. Non ricordo nemmeno come incappai in Eddyburg, forse facendo una qualche ricerca su temi di speculazione edilizia. Ma da allora è stato un punto di riferimento costante. Tuttavia, mai avrei immaginato che dietro Eddyburg ci fosse un personaggio come Edoardo Salzano.

Fu lui il primo che vidi quando arrivai, un po’ imbarazzato. Lui era ironico, semplice, diretto. Gli risposi a tono, non immaginando che fosse Edoardo Salzano, presidente dell’Istituto Nazionale di Urbanistica per diversi anni, uno dei più grandi urbanisti italiani. Si presentò come Eddy. Occhi indagatori e stretta salda. In quella settimana di “scuola estiva” trovai ben più che qualche spunto interessante. Si trattava della possibilità non solo di ascoltare, ma anche di confrontarmi con professori come Salzano, De Lucia, Gibelli, Camagni, disposti a mettersi intorno a un tavolo e seguire fino in fondo le tesi acerbe e spigolose di studenti più o meno scalcagnati, come lo si è a quell’età. Così mi iscrissi anche l’anno successivo, dopo la laurea, scegliendo di usare una delle mie settimane di ferie estive per frequentare la scuola.

E fu una scelta azzeccata. Oltre al piacere (e sì, anche al divertimento) dell’incontro con persone appassionate e competenti, insegnanti, ricercatori e studenti, quell’esperienza mi lasciò una cassetta degli attrezzi eccezionale. In quel momento iniziò un percorso preziosissimo non solo per trovare una chiave di lettura originale utile al mio corso di studi, ma anche per la mia attività di ricerca militante. Fu grazie a lui, per esempio, che riuscimmo a coinvolgere il professor Marco Ponti nella battaglia contro la metropolitana a Parma. Ma più in generale, affondano le radici in Eddyburg molte intuizioni fondamentali nell’analisi che facemmo con il collettivo Insurgent city sulla città cantiere.

Ho avuto il privilegio di presentare un suo libro a Parma nel 2009 e di conoscere Venezia grazie ai suoi suggerimenti. Al mattino, prima di uscire, davanti a una piantina della città sopra scaffali strabordanti di libri che assediavano casa sua a Dorsoduro, mi indicava con una bacchetta cosa “dovevo” vedere a Venezia… Il miglior ringraziamento che posso pensare, l’unico all’altezza, è portare avanti la battaglia per una città liberata dalla speculazione immobiliare, dall’“eventismo” turistico. Sarà dura, ma ce la metteremo tutta.

ComuneInfo. La vita come l’ha vissuta Salzano è un processo di apprendimento continuo, un accumulo inesauribile di acquisizioni scientifiche e di esperienze….

“La vita come l’ha vissuta Salzano è un processo di apprendimento continuo, un accumulo inesauribile di acquisizioni scientifiche e di esperienze… La sua vocazione pedagogica, una vera e propria passione per la divulgazione, è testimoniata da gran parte delle sue pubblicazioni, dei suoi glossari, del sito eddyburg, delle scuole estive di urbanistica…”. Lunedì 23 settembre è morto Edoardo Salzano. Come straordinario urbanista lascia prima di tutto due idee: la città, le decisioni sulle trasformazioni territoriali vanno sottoposte a processi decisionali pubblici; il punto di partenza e di arrivo dell’urbanistica deve essere “zero consumo di suolo”. Una specie di negazione dell’urbanistica main-strem. Abbiamo avuto la fortuna di conoscere Salzano e condividere molte battaglie tanti anni fa: lo ricordiamo con le parole che Paolo Cacciari gli ha scritto nove anni fa in occasione del suo ottantesimo compleanno.

ilgiornaledellarchitettura.com. Giovanni Caudo traccia un ricordo intimo dell’urbanista noto per la sua passione civica e per l’impegno politico.

Ho salutato Eddy. A Eddy piaceva la cucina, forse non proprio cucinare ma certamente studiare le ricette sì, perché immaginare i piatti è l’espressione profonda di una cultura del fare, di quella propensione dell’uomo, di qualsiasi uomo e di qualsiasi parte e genìa esso sia, a sperimentare a contaminare, associare gli alimenti in vista di un risultato. Eddy immaginava ma era pragmatico e teneva al risultato; organizzava il lavoro a ritroso, si partiva dalla fine. Eddy ha vinto il premio della Città di Venezia per il davanzale più bello, con i suoi gerani rossi che abbellivano le finestre della casa vicino al Ponte dell’Accademia, una casa ad angolo, una fioritura che era uno spettacolo. La cura è il futuro delle città, lo diceva spesso.

Un camicione bianco fino alle caviglie alle cinque di mattina, questa è la prima immagine del Professore che ero andato a trovare a casa a Venezia quando cominciavo a orientarmi sul dottorato prima e sull’insegnamento dopo. Prese un fascicolo sulla sua libreria di casa: «Ecco», mi disse, «questo è un appunto che precedette Urbanistica e società opulenta, un libro che nacque anche dagli stimoli che provenivano dalla frequentazione con Franco Rodano e con gli altri suoi compagni di partito che pur venendo da una tradizione cattolica avevano scelto di stare nel PCI». Urbanistica e società opulenta è un testo profetico: era il 1969, potrebbe essere oggi e certamente appena ieri. È importante ricordare questa radice cattolica nel pensiero di Eddy; oggi potrebbe sembrare inattuale è invece era la sua radice profonda che lo alimentava ancora oggi: dum spiro spera, fino a quando ho fiato spero.

Non ha mai mollato, ha perso spesso, ha condotto battaglie impossibili ma sempre giuste fino alla fine, come quando è uscito poche settimane fa sulla sedia a rotelle per manifestare contro le grandi navi nella laguna di Venezia.

La sua biografia è molteplice. Basta ricordare che fu consigliere comunale a Roma quando si discuteva il Prg del 1965 e poi consigliere comunale e assessore all’Urbanistica a Venezia, quando propose e realizzò l’ortofotopiano del centro storico e la prima normativa morfotipologica per controllare i cambi di destinazione d’uso; un lavoro dove non si può non citare il contributo essenziale di Gigi Scano. Due momenti in una biografia che ne contiene tanti altri e però anche uno solo di questi potrebbe essere sufficiente a riempire una vita.

La sua impronta all’Istituto Nazionale di Urbanistica fu talmente chiara ed evidente che fu necessaria una vera e propria battaglia per il ricambio. Perse, ma pochi anni dopo Eddyburg, il sito da lui fondato e con cui si è identificato negli ultimi venti anni, si conquistò un’influenza nel dibattito pubblico sulle questioni urbanistiche ben superiore a quello di altri attori. Basti pensare alla battaglia sulla riforma della legge Lupi e al contrasto che riuscì a mettere in campo contribuendo a mobilitare persone e opinioni che ne arrestarono il cammino. Il legame con molti mondi, associazioni e comitati è diventato un intreccio tra competenza, mobilitazione e sapere esperto, e tutto confluiva su Eddyburg e ne amplificava gli effetti.

Professore buono ed esigente, lucido e pieno di sensibilità. Un’intensità affettiva ed emotiva che solo lui sapeva mettere nei suoi scritti, fosse anche la semplice scrittura di una mail. Ha guardato alle cose che affastelliamo nel mondo, le cose che abitiamo, con rigore e passione, guardando sempre oltre e mai soffermandosi o accontentandosi di dove era arrivato; era costantemente in tensione tra stare e partire per nuove esplorazioni. Se ne è andato, e a salutarlo a Cà tron c’erano tante persone da ogni parte d’Italia da riempire il salone grande; un caleidoscopio di contributi diversi, ognuno ha illuminato un tratto di Eddy, tutti ne sentiamo la mancanza. La sua scomparsa però è soprattutto una perdita per il nostro Paese, per la sua cultura civica e politica.

Ciao Eddy.

cleseconomia. «Tra Eddy Salzano e il CLES si stabilì una stabile e fruttuosa collaborazione. Il CLES lo vuole ricordare con affetto e riconoscenza. Siamo vicini al figlio Mauro, che ha lavorato presso il CLES per alcuni anni».

Eddy Salzano, insigne urbanista italiano, si è spento all’età di 89 anni nella sua casa di Venezia. Tra Eddy e il CLES si stabilì una stabile e fruttuosa collaborazione. Il CLES lo vuole ricordare con affetto e riconoscenza. Siamo vicini al figlio Mauro, che ha lavorato presso il CLES per alcuni anni.

“Non sono in grado di scrivere un testo lontanamente capace di raccontare degnamente Eddy come persona e come maestro, lo faranno altri molto meglio di me. Posso dire qualcosa per come l’ho frequentato e di come abbia influenzato me e molte altre persone che hanno lavorato al CLES nel corso del tempo. Era imbattibile quando spiegava ed argomentava con analisi sempre profonde e non convenzionali la politica o la realtà di un territorio, era un vero innovatore quando pubblicava per la prima volta il suo sito, che ha costantemente alimentato nel tempo fino alla fine, soddisfacendo un bisogno latente ed universale di conoscenza dell’urbanistica. Per me, per il CLES, Eddy è stato soprattutto importante perché ha indicato quale fosse la strada giusta per integrare in modo rigoroso l’economia di un territorio con la progettazione urbanistica, allargando e migliorando il nostro lavoro e forse (un pochino) anche il suo.

Compito non facile: Eddy era avido di conoscenza, assorbiva informazioni e notizie su qualsiasi argomento e cercava di fonderle nella sua disciplina evitando una gretta ed escludente specializzazione accademica. Nel fare questo coinvolgeva tutti i colleghi e gli amici in un esercizio complesso dagli esiti a volte poco conclusivi, a volte conflittuali, ma più spesso si giungeva a qualcosa di nuovo anche aldilà dell’urbanistica stessa o dell’economia. Inoltre, Eddy pensava che il suo lavoro sarebbe stato veramente utile e necessario se e solo se esso fosse stato vantaggioso per la collettività, che non vi possa essere mestiere dell’urbanista (o dell’economista) che non fosse impastato con una qualche etica pubblica, una filosofia politica basata sul civismo e sui diritti. Era un metodo questo, e un modo di essere anche, che condivideva con molte altre persone della sua generazione e che oggi nonostante il bisogno dirompente, non vi sembrerebbe essere più traccia. Purtroppo, è invece consuetudine navigare a vista e se la perdita di Eddy ci lascia certamente più soli, credo che se gli fosse possibile dire qualcosa oggi, adesso, Eddy ci spronerebbe a riflettere di più e meglio su quali siano le reali esigenze della collettività, di come sia possibile costruire un mondo migliore, che vale la pena e che sia doveroso anche solo porsi delle domande in questo preciso momento storico caratterizzato dall’incertezza, dalla faciloneria, dalla trascuratezza.

Ma c’è dell’altro, forse Eddy era plasmato di qualche altra formidabile sostanza. Lo affermo con certezza perché quando mio Padre – Paolo Leon – mancò nel 2016, Eddy mi scrisse una lunga e bellissima lettera sui suoi rapporti con mio padre e con mio zio Dino Leon, e raccontò di un episodio emozionante, di quando, all’epoca del regime dei colonnelli in Grecia, su diretto impulso di Dino allora militante nella sinistra milanese, aveva dato asilo e rifugio a due giovani greci in fuga dalle torture, dal fascismo. A volte il bene arriva da qualcosa o da qualcuno di inaspettato. Grazie al coraggio di Eddy e di Dino è stato possibile salvare due vite, una delle quali avrebbe assunta un’alta carica negli organi giudiziari della Grecia (Corte Costituzionale o Corte dei Conti). Molti anni dopo, mi scrisse ancora, vi fu un straordinario incontro con il fuggitivo di allora, per ringraziare Eddy di averlo nascosto e protetto per qualche mese in Italia. Una bellissima storia di coraggio, oggi ancora più significativa in un’epoca “sovranista” davvero crudele ed inumana”.

Alessandro Leon

la Repubblica, Napoli, 26 settembre. Se n’è andato lunedì Edoardo Salzano, grande protagonista dell’urbanistica e della cultura italiana del ‘900, in una dolce mattinata di settembre a Venezia, dove viveva da quasi mezzo secolo.

Se n’è andato lunedì Edoardo Salzano, grande protagonista dell’urbanistica e della cultura italiana del ‘900, in una dolce mattinata di settembre a Venezia, dove viveva da quasi mezzo secolo. Eddy aveva 89 anni, era nato a Napoli nel 1930 da grande famiglia, il nonno era Armando Diaz, il generale della Grande Guerra che organizzò la controffensiva sul Piave e sul Grappa dopo la disfatta di Caporetto. Quei modi dolci e aristocratici della sua città aveva conservato, anche dopo tanti anni in giro per l’Italia, il fisico slanciato, la chioma candida, la parlata calda, scandita, le parole sempre precise, aderenti ai pensieri e alle cose.

Al di là della lunga attività accademica, Eddy è stato maestro per molti. L’arte e la scienza del governo del territorio, come l’ha raccontata nei suoi Fondamenti di urbanistica, non l’aveva fatto nessuno. Una sintesi ampia, razionale ed equilibrata, saldamente ancorata ai saperi fondamentali - storia, geografia, economia, scienze sociali, ecologia – in un saggio che nel suo svolgersi maestoso ha la bellezza di un romanzo. A molti Eddy ha fornito i punti di orientamento, indicando principi, condizioni e metodi del mestiere. Il punto di partenza è forte: l’urbanistica è politica, è il lavoro di chi considera il territorio come un bene pubblico, il cui destino deve sottrarsi alle leggi cieche del mercato, da governare nell’interesse della comunità, a partire dagli ultimi. L’urbanistica è la democrazia e la Costituzione che si realizzano concretamente, pur in mezzo a mille contrasti e difficoltà, con la società che cresce e le libertà che avanzano, passo dopo passo.

Quanto alla precondizione, la sua lezione è che il governo del territorio deve compiersi negli uffici di piano delle amministrazioni, con atti alla luce del sole, è un mestiere pubblico, che non può vivere nell’ombra degli studi professionali. Il metodo poi, è necessariamente quello della multidisciplinarietà, il ricorso a tutte le scienze che spiegano il territorio e il paesaggio nei suoi funzionamenti, una cosa impegnativa, e lavorare con lui era un’avventura, il prender parte a impegnativi percorsi di squadra.

Questi processi complicati lui li governava con garbo, fermezza, ironia e autorevolezza, non si è nipoti di Armando Diaz per caso. Così l’ho conosciuto, a metà degli anni ’90, quando fu commissario ad acta del comune di Positano per il piano regolatore. I suoi lavori più importanti restano il piano del centro storico di Venezia, dove fu assessore all’urbanistica per un decennio, dal 1985 al ‘95; il piano paesaggistico della Sardegna, con Renato Soru, grazie al quale quelle coste belle e inermi hanno finalmente conosciuto una civile disciplina di tutela; il piano territoriale di coordinamento della provincia di Foggia, che ha aperto la strada al piano paesaggistico regionale della Puglia. Ancora, una grande vicinanza e attenzione alla nuova urbanistica napoletana, di molti dei “ragazzi del piano” è stato maestro e punto di riferimento.

Poi lui, che il ‘900 lo ha vissuto quasi per intero, ha assistito al disgregarsi con il terzo millennio di forme parole e contesti del secolo breve: il dissolversi dei movimenti politici, la crisi dell’amministrazione, la sofferenza delle finanze pubbliche, il vento freddo del pensiero unico liberista. E’ allora, sfoderando ancora una curiosità e una gioventù intellettuale mai doma, fino all’ultimo respiro, che Salzano si è impegnato a portare tra la gente la sua idea di urbanistica pubblica, le comunità attive sul territorio, col suo sito “Eddyburg”, la creatura prediletta e totalizzante, che nel corso di quasi un ventennio è diventata sterminata biblioteca, la più bella e viva che il web sia in grado di offrire.

Colleghi amici e persone care ricordano Eddy oggi, alle 15.00, presso la sede di Ca' Tron dell'Università IUAV di Venezia, Santa Croce 1957. Che la terra (proprio quella tua, che hai amato e studiato) ti sia lieve.

finestresullarte.info, 24 settembre 2019. Edoardo Salzano, noto non soltanto per le sue attività nel campo dell’urbanistica e dell’ingegneria, ma anche perché è stato per tanto tempo attivo in politica e per il suo impegno nell’ambito della difesa dei beni culturali...

È scomparso a Venezia, all’età di 89 anni, l’urbanista Edoardo Salzano, noto non soltanto per le sue attività nel campo dell’urbanistica e dell’ingegneria, ma anche perché è stato per tanto tempo attivo in politica e per il suo impegno nell’ambito della difesa dei beni culturali. Salzano, soprannominato “Eddy”, era nato a Napoli nel 1930: dopo la laurea in ingegneria civile a Roma nel 1957 ha insegnato a lungo all’Istituto Universitario di Architettura di Venezia (IUAV), diventando anche presidente della Facoltà di Pianificazione del Territorio ne 2000. Nell’ambito della sua attività di urbanista ha dato atto a diversi piani urbanistici, in particolare si ricorda quello della linea di costa del Comune di Napoli nel 2006: la sua idea era che lo sviluppo di una città è un aspetto che riguarda la società intesa come insieme di persone che la vivono, e per tal ragione la città va considerata come un’unione di cittadini più che come un agglomerato di edifici.

Da questa sua concezione nasce la sua attività per la difesa dei beni culturali. In quest’ambito ha lavorato a lungo per la tutela della città di Venezia (dal 1976 al 1990 è stato anche membro della Commissione per la salvaguardia di Venezia, e una delle sue ultime apparizioni pubbliche è stata quest’anno in una delle manifestazioni che hanno seguito gli incidenti di quest’estate in laguna), e lo si ricorda soprattutto per aver fondato nel 2003 il sito eddyburg.it, sito che si occupa di “città, società e politica” e degli “argomenti che rendono bella, interessante e piacevole la vita di alcuni e difficile, tormenta, disperata quella di altri” per “promuovere una cultura dell’abitare, fruire, governare il territorio che sia suscettibile di assicurare alla città, intesa sia come struttura fisica che come società che la abita e ne fruisce, condizioni di vita soddisfacenti sotto il profilo dell’equità e della libertà di accesso ai beni comuni, della capacità e possibilità di partecipare al governo della cosa pubblica”.

Per la sua attività politica e amministrativa lo si ricorda come consigliere comunale del Pci a Roma tra il 1966 e il 1975, quindi come assessore all’urbanistica del Comune di Venezia (dove è stato anche consigliere comunale tra il 1974 e il 1990) e ancora come consigliere regionale del Veneto tra il 1986 e il 1990. Ha ricoperto anche altri ruoli costituzionali: in particolare, tra il 1971 e il 1974 è stato membro esperto del Consiglio superiore dei lavori pubblici, oltre che membro di gruppi di lavoro tecnici di diverse amministrazioni.

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