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"Il paese ha cambiato volto"
3 Febbraio 2009
Spazio pubblico
Carla Maria Carlini, urbanista in trincea ad Arenzano (GE)

Carissimo Eddy, il tuo intervento sul tema della paura in città è veramente centrato e chiaro. Proporrò all’Amministrazione di utilizzarne lo spirito, nel documento preliminare al PUC.

Condivido l'importanza della creazione di spazi pubblici, per i quali a volte non servono nemmeno altisonanti e griffati interventi architettonici. Nel caso del mio Comune abbiamo concluso un piccolo intervento in questa direzione: si è trattato in gran parte solo di togliere (traffico d'auto, parcheggi, spazzatura).

È un intervento che mi rende felice, perché è stato un po’ attuare quello che ricordi sempre tu citando Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”.

In definitiva si è trattato di recuperare lo spazio all'interno del centro storico, sede della vecchia ferrovia,togliere 100 posti macchina, mettere qualche albero panchina, e il paese ha cambiato volto. Prima era uno sporco intestino, ora è un tinello e soggiorno , i bambini giocano ovunque ,ci si dà appuntamento e si discute di politica e anche di urbanistica.

Come dici tu non è che con la creazione di spazi pubblici si possano risolvere i problemi dell'integrazione e della paura , ma intanto una città più vivibile si frequenta e si ama di più.

Allego alcune immagini, che rappresentano lo spazio com’era, e come è diventato.

Cara Carla, le immagini che mi mandi (e che allego in un .pdf in cui le ho montate) sono molto efficaci. Se dappertutto, in ogni città, invece di pensare a grattacieli e a monumenti pensati per épater le bourjois si lavorasse nella direzione di un recupero della civiltà (perché di questo si tratta con gli interventi come il vostro), credo che alla fine anche la società cambierebbe un poco. È una grande responsabilità quella che noi urbanisti abbiamo. Non è sufficiente predicare che occorre tornare dall’oggettistica al’urbanistica: bisogna anche saperlo fare, dove è possibile farlo nel concreto, e utilizzare queste possibilità per far comprendere ai cittadini che una città a misura di società è possibile. Magari lavorando con loro.

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