loader
menu
© 2024 Eddyburg
Sergio Romano
1963: muore prima di nascere la riforma Sullo
23 Maggio 2006
Articoli del 2005
Da il Corriere della sera del 30 novembre 2005 una lettera su un argomento interessante, una risposta in parte discutibile, e una postilla di eddyburg.

La lettera di Luigi Burla

Prendo spunto dalla recente proposta di legge di riforma urbanistica in discussione in Parlamento.

Mi viene in mente, in contrapposizione, il tentativo di riforma del ministro Fiorentino Sullo nel 1963.

Se la riforma fosse stata approvata avrebbe in un sol colpo eliminato la speculazione edilizia e tutta la corruzione politica a essa legata e avvicinato l'Italia alle nazioni più civili nel governo del territorio. Perché, la «rivoluzionaria» riforma Sullo è stata tanto osteggiata anche da esponenti del suo stesso partito, la Dc?

La risposta di Sergio Romano

Caro Burla, non credo che la riforma proposta da Sullo avrebbe eliminato «in un solo colpo» la speculazione edilizia e la corruzione. Ma l'episodio evocato nella sua lettera fu effettivamente un passaggio importante della storia repubblicana e merita di essere ricordato. Fiorentino Sullo fu per alcuni anni uno degli uomini politici più promettenti della Democrazia cristiana. Era nato nel 1921, aveva partecipato ai lavori dell'Assemblea costituente e apparteneva alla «corrente di base», vale a dire alla sinistra del suo partito. Fu ministro dei Trasporti nel 1960, dei Lavori pubblici nel 1962, della Pubblica istruzione nel 1968. Nel gennaio 1969, mentre dirigeva il ministero di Viale Trastevere, firmò una circolare con la quale veniva riconosciuto il diritto di assemblea degli studenti nelle scuole medie superiori e riformò gli esami di maturità. Negli anni Settanta non condivise la posizione del suo partito sul divorzio e passò ai socialdemocratici con cui si candidò alle elezioni del 1979. Ma ritornò alla Dc nel 1985 e morì nel 2000. Il progetto di riforma urbanistica risale a quella fase della politica italiana in cui Amintore Fanfani e Aldo Moro stavano spostando la Dc a sinistra e incontravano forti opposizioni nell'ala moderata del partito. Il momento cruciale fu la formazione del quarto governo Fanfani nel febbraio 1962. Per dare un segnale di fedeltà all'Alleanza atlantica e agli Stati Uniti, il presidente del Consiglio autorizzò l'installazione dei missili Polaris in Italia. Per ottenere l'appoggio esterno del partito socialista italiano, assunse una serie di impegni «progressisti»: la scuola media unica, l'obbligo scolastico a 14 anni, la nazionalizzazione dell'energia elettrica, la istituzione di una commissione antimafia, una riforma urbanistica. Il compito di scrivere quest'ultima spettò per l'appunto a Fiorentino Sullo che si ispirò a certe misure adottate dal governo laburista di Clement Attlee in Gran Bretagna subito dopo la fine della Seconda guerra mondiale. I sindaci avrebbero avuto il diritto di espropriare i terreni destinati allo sviluppo delle loro città e avrebbero concesso ai privati la licenza di costruire dopo avere realizzato le opere di urbanizzazione. I primi malumori per il programma del governo Fanfani cominciarono a manifestarsi dopo la nazionalizzazione della energia elettrica soprattutto negli ambienti della Confindustria. Quando il presidente dell'associazione, Furio Cicogna, disse nella sua relazione annuale che alcune riforme del centrosinistra avevano scosso la fiducia degli imprenditori, la Dc capì che correva il rischio di perdere, nelle elezioni politiche previste per la fine di aprile del 1963, buona parte del voto moderato e corse ai ripari. Il 16 aprile il Popolo, quotidiano della Democrazia cristiana, pubblicò una nota della segreteria del partito che sconfessava, di fatto, il progetto di Fiorentino Sullo. Il fallimento della riforma ebbe certamente l'effetto di dare mano libera alle urbanizzazioni selvagge di cui soffrirono, da allora, quasi tutte le città italiane. Ma l'esproprio, nel momento in cui la Democrazia cristiana si apprestava a concludere un patto di governo con il partito socialista, suscitava la preoccupazione di molti cittadini che non erano necessariamente speculatori e palazzinari. Se la classe politica italiana avesse voluto impedire gli eccessi e i maneggi degli anni successivi avrebbe potuto farlo con altri mezzi giuridici e amministrativi, più rispettosi della proprietà privata.

Postilla

L’ex ambasciatore, nell’ultima parte della risposta, accredita la tesi che Sullo volesse espropriare “molti cittadini”. La tesi che la proposta dell’esproprio generalizzato significasse l’esproprio delle case non trova alcun riscontro nella proposta di legge. Fu propalata dalla stampa (primo fra tutti il Tempo ), e non sufficientemente contrastata. In effetti, Sullo proponeva ciò che veniva da decenni praticato nell’Europa progredite: la preliminare espropriazione delle aree inedificate, fuori dal perimetro urbano, là dove il PRG aveva deciso di espandere la città costruendo nuovi quartieri. Era una norma, tra l’altro, già in parte presente nella legge urbanistica del 1942 che, all’articolo 18, prevedeva la possibilità dei comuni di espropriare le aree d’espansione. La proposta Sullo trasformava questa possibilità nella regola generale di espansione della città. Non venivano perciò “colpiti” i proprietari di case, ma solo quelli di aree agricole o lasciate incolte “in attesa di edificazione”, ed erano “colpite” con un congruo indennizzo commisurato al valore reale dell’area e alla sua redditività. L’indennizzo non riconosceva la capacità edificatoria dell’area, ma questa dipende da una decisione pubblica, quindi non si capisce perchè il vantaggio debba spettare al proprietario dell’area in aggiunta al valore reale. "Rispettare la proprietà privata", come ammonisce Sergio Romano, significa forse consentirle di approfittare delle decisioni pubbliche senza impiegare nè lavoro nè rischio nè imprenditorialità? I liberali e i liberisti non la pensavano così, signor ambasciatore!

Purtroppo in Italia si era costituito in quegli anni (come ha accuratamente analizzato Valentino Parlato in un suo famoso saggio del 1970) il “blocco edilizio”: un blocco sociale, molto composito, che aggregava attorno agli interessi della speculazione tutti gli interessi proprietari, grandi e piccoli e piccolissimi. Questo blocco allora vinse, grazie a una profonda campagna di disinformazione debolmente contrastata. Non è stato dissolto negli anni successivi, si è trasformato e rafforzato grazie alla "distrazione" della politica e della cultura, sta vincendo di nuovo, con la legge Lupi, alla grande, approfondendo ulteriormente il distacco tra l’Italia e il resto d’Europa

Fiorentino Sullo raccontò la vicenda della legge in un libro oggi introvabile, Lo scandalo urbanistico, Vallecchi 1964. Uno stralcio è qui

ARTICOLI CORRELATI
19 Ottobre 2016
31 Dicembre 2008
6 Dicembre 2007

© 2024 Eddyburg