Bologna città di pace
La tradizione pacifica, solidale e democratica di Bologna, che ha trovato nella mobilitazione per la pace e contro la guerra in Iraq un'espressione così grande, merita un concreto impegno istituzionale, per lo sviluppo di una cultura di solidarietà e cooperazione tra i popoli, per una cultura di pace. Noi ci riconosciamo pienamente nell’articolo 11 della Costituzione e rifiutiamo la guerra: intendiamo promuovere e favorire anche a livello locale una rinnovata cultura della legalità internazionale che assicuri la pace e la giustizia tra le nazioni, soprattutto attraverso le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo. Le amministrazioni locali devono rendersi protagoniste di quella "diplomazia dal basso" che, grazie all'impegno di tante associazioni, di singoli cittadini e degli stessi enti locali, può rappresentare uno straordinario contributo alla crescita di una cultura di pace, di incontro fra identità diverse, di sviluppo della cooperazione internazionale, con lo scopo di prefigurare un nuovo modello di globalizzazione, che affermi i valori dell’equità sociale, della promozione dei diritti umani fondamentali, della pari dignità fra popoli e culture, del rispetto del diritto internazionale.
Bologna contro il terrorismo
Non ci deve essere spazio per la violenza e il terrorismo. Lo rifiutiamo e lo combattiamo qui, in Italia e nel mondo. È un dovere di tutti tenere viva la memoria storica delle stragi dell'Italicus, del 2 Agosto, di Ustica, del Rapido 904, della Uno Bianca e degli atti terroristici di cui è stata vittima Bologna, fino al recente assassinio di Marco Biagi e agli ultimi atti, inquietanti e simbolicamente gravi, che hanno colpito la nostra città.
Bologna città antifascista
L'antifascismo resta per noi un valore fondamentale, che rappresenta la nostra riconoscenza verso quelle donne e quegli uomini che con il loro sacrificio hanno conquistato libertà e democrazia per tutti gli italiani. È un valore che decliniamo respingendo i tentativi di attenuare le responsabilità storiche del fascismo e di delegittimare la Resistenza, ma anche nell'attualità della vita delle nostre comunità, opponendoci ad ogni forma di violenza, di intolleranza, di razzismo e di xenofobia, contribuendo così all’affermazione dei valori fondanti della nostra Repubblica espressi nella prima parte della Costituzione.
Bologna città dei diritti
Libertà, giustizia, solidarietà, diritti e doveri, equità, opportunità e responsabilità sociale sono i nostri valori di riferimento per il governo democratico della società. Il diritto alla salute e all'ambiente, alla mobilità, alla casa, alle prestazioni sociali, all’istruzione e alla formazione, alla cultura e alla conoscenza, il diritto al lavoro e nel lavoro, all'accesso alle nuove tecnologie, alla creatività, all'informazione sono inalienabili e come tali devono essere considerati esigibili da tutti, trovando il necessario riscontro nell’esercizio dei corrispettivi doveri. In particolare i diritti fondamentali della persona devono trovare nelle istituzioni democratiche gli strumenti della loro garanzia universale per tutte e per tutti, indipendentemente dal titolo giuridico della loro presenza sul territorio. La laicità delle istituzioni è garanzia per tutti i cittadini di poter essere ugualmente partecipi della vita pubblica.
Bologna ha urgente bisogno di un grande investimento in democrazia. La partecipazione democratica deve diventare il fondamento di un nuovo modo di governare, anche attraverso strumenti quali il bilancio partecipativo e l'urbanistica partecipata. Un obiettivo che vogliamo perseguire, anche alla luce della recente pronuncia del Consiglio di Stato sullo Statuto del Comune di Forlì per ciò che riguarda i Quartieri, è quello di una legge nazionale per il diritto di voto dei migranti alle elezioni amministrative.
Bologna città dei servizi e della solidarietà
I servizi agli anziani, all'infanzia, alla famiglia, sanitari, per l'accoglienza, per l'handicap, per il diritto alla casa e alla sicurezza, devono ridiventare centrali nel progetto di vita comune della nostra città. La nostra azione di governo dovrà innanzitutto essere orientata verso l’obiettivo di rilanciare il welfare locale come motore per lo sviluppo della città. La spesa sociale non è un inutile “fardello” che è possibile scaricare dai bilanci degli enti locali: un forte investimento pubblico è necessario per garantire a tutte le cittadine e i cittadini le prestazioni essenziali, per dare sicurezza agli anziani, opportunità ai più giovani, benessere e qualità alla vita di tutti. Una città con un forte investimento sociale, con migliori condizioni di benessere è una città più ricca: lo sviluppo economico, le imprese, hanno bisogno di un buon welfare locale per crescere. Uno stato sociale maturo è ciò che ha consentito alle donne della nostra città di lavorare fuori dalle mura domestiche, di conquistarsi autonomia, ma anche produrre ricchezza e, più in generale, superare svantaggi e promuovere integrazione. Vogliamo favorire una “partecipazione dal basso”: questo significa chiamare ai tavoli della programmazione le forze sociali e sindacali, il terzo settore, le associazioni, il volontariato, con l’obiettivo comune di leggere insieme i bisogni, indicare le priorità e scegliere le modalità organizzative più idonee per assicurare il servizio. Il principio della sussidiarietà va adeguatamente valorizzato nell’ambito delle autonomie locali, non potendo essere l’ente pubblico autosufficiente nel dare risposte alla multiformità delle problematiche sociali che si presentano; l'intervento privato nel campo dei servizi sociali di base deve mantenere un ruolo integrativo e non sostitutivo della gestione pubblica. Il ruolo del privato sociale deve essere valorizzato per la capacità di raccogliere quella fondamentale risorsa che è il volontariato.
Bologna città del futuro
Un progetto di sviluppo e di crescita di lungo respiro, per tornare ad essere una città importante in Italia e in Europa: di questo ha bisogno Bologna. Il programma delle infrastrutture per l’economia e i trasporti deve essere in grado di tessere relazioni, di regolare e incentivare reti con soggetti istituzionali a livello regionale, europeo e internazionale. Intendiamo costruire, insieme alla Provincia e ai Comuni bolognesi un chiaro itinerario di governo, un programma per l'area metropolitana all'altezza delle sfide che il nostro territorio dovrà affrontare. La città si trasforma, sotto la spinta dei cambiamenti di questa epoca globale. I cambiamenti vanno affrontati e governati, proprio per essere all’altezza della migliore tradizione della storia di Bologna. Il futuro va pensato, progettato e percorso. Allora bisogna affrontarlo con coraggio e generosità, avere fiducia nelle capacità intellettuali e professionali dei giovani, offrire loro una grande opportunità: tornare protagonisti del destino della città. L'economia bolognese richiede un forte investimento sulla ripresa di una moderna e avanzata imprenditorialità, della quale abbiamo avuto esempi concreti anche a Bologna, che passa attraverso la consapevolezza del ruolo sociale dell’imprenditore che vuol dire anche un nuovo impulso alla competitività, alla innovazione, alla produzione di un sempre maggiore valore aggiunto delle idee e dei progetti imprenditoriali, anche attraverso la ricerca da incrementare sia da parte del privato che da parte del pubblico. La flessibilità del mercato del lavoro è un fenomeno complesso, con aspetti positivi e negativi, che caratterizza questa fase storica. Gli enti locali devono e possono costituire un riferimento fondamentale per contrastare la tendenza ad una progressiva precarizzazione del mercato del lavoro, promuovendo attività economiche altamente qualificate, di ricerca, innovazione e sviluppo, ed in questo favorendo le iniziative di imprenditoria giovanile, sapendo che è sulla qualità che si gioca il nostro futuro. Gli enti locali sono chiamati ad una gestione equilibrata della propria organizzazione, puntando sulla valorizzazione delle professionalità interne ed evitando il massiccio, continuo e alternativo ricorso a consulenze e incarichi esterni. L’utilizzo indiscriminato ed ingiustificato di lavoro precario e irregolare devono costituire titoli di sfavore per le imprese che richiedono sovvenzioni e contributi o che intendono avere rapporti di fornitura con le pubbliche amministrazioni e le loro aziende.
Bologna città dell’ambiente
I territori, con le loro diversità ambientali, culturali, di capitale sociale e umano, non devono più essere sottomessi a processi che distruggono le risorse e le diversità senza più riprodurle. La qualità dell’ambiente in cui viviamo è la misura fondamentale della qualità della vita del contesto urbano. E’ prioritaria una ristrutturazione ecologica della città, muovendosi in una logica di area vasta, con un reale governo del territorio, dove i temi del verde, delle infrastrutture, della mobilità, dell'urbanistica, dei servizi pubblici locali e dell’arredo urbano trovino una organica concordanza di obiettivi. La tutela dell'ambiente, l'accesso alle risorse di vita essenziali, la godibilità dei beni artistici e del paesaggio costituiscono un diritto di ogni individuo, per le generazioni presenti e future. Per contrastare l'involuzione sociale e urbanistica della città nella sua dimensione metropolitana occorre assumere l'obiettivo e il vincolo della sostenibilità con queste coordinate di fondo: fermare il consumo di territorio nel cuore urbano, ricreare le condizioni ambientali di tutela della salute dei cittadini, ripensare il modello di mobilità. Il sistema attuale di mobilità congestiona gravemente il traffico rendendo la città a tratti invivibile, producendo dati drammatici sull'inquinamento atmosferico ed acustico. Più in generale, il crescente consumo di energia contribuisce all’aumento dell'effetto serra e dell’inquinamento: per questo abbiamo bisogno di una politica energetica che fornisca risposte adeguate anche da questo punto di vista, facendo scelte a favore dell’utilizzo di energie alternative e di risparmio e recupero energetico.
Bologna città di scuole e di cultura
Bologna ha sempre prodotto sapere: dalla più antica Università del mondo fino all'eccellenza dei suoi nidi e delle sue scuole dell'infanzia.
Innovazione, formazione, ricerca: sono questi i settori determinanti per definire il progresso di una città, sono risorse odierne e future. Il sistema scolastico e formativo deve garantire quell'uguaglianza di diritti e opportunità che sta alla base della crescita di ogni Paese democratico avanzato, nel rispetto del dettato costituzionale. La forte crescita della domanda di quantità e qualità dei percorsi educativi deve trovare fin dall'asilo nido una risposta adeguata nel sistema pubblico di istruzione: qui vanno concentrate le risorse, per sostenere il diritto all'istruzione per tutti.
Bologna ha bisogno di una programmazione culturale alta, capace di intrecciare la complessità sociale, l'innovazione tecnologica e la potenzialità culturale che le è propria. La cultura e la formazione sono settori strategici su cui c'è bisogno di un forte investimento. In particolare la qualità della scuola e la capacità di promozione dell’innovazione dell’università e del mondo della ricerca, sono un elemento imprescindibile per la qualità sociale, la crescita culturale e lo sviluppo economico di Bologna. La nostra città deve diventare uno dei centri di produzione più significativi. Ci impegniamo a tutelare e promuovere i produttori di idee, di sapere, di immaginario.
Bologna città accogliente, affettuosa e sicura
La città di tutti i giorni è più ampia di quella formata dai residenti: la mobilità interna all’area metropolitana è molto accentuata anche dalla presenza di studenti universitari fuori sede e da pendolari di altre province.
In sostanza la città reale non corrisponde alla “città burocratica” per cui l’esigenza di un governo di area vasta rimane uno dei temi di fondo per Bologna. Occorre riaffermare che l’intera comunità sarà più forte e più sicura se saprà affrontare le sfide del nuovo millennio affermando valori di solidarietà, dialogo fra le culture, garanzia per tutti di uguali diritti e doveri. Le politiche di inclusione e di accoglienza, soprattutto dei cittadini migranti, dovranno fondarsi sul riconoscimento della persona come portatrice di pari diritti e doveri e di opportunità di accesso ai servizi. La legge Bossi-Fini rappresenta un contesto estremamente negativo per le politiche di accoglienza e di incontro delle diverse culture ed identità; la politica degli enti locali bolognesi, pur nelle competenze limitate che la normativa assegna a Comuni e Provincia, deve concretamente dimostrare una visione alternativa a quella della destra, operando per il superamento del CPT di via Mattei, individuando soluzioni alternative che ne permettano la chiusura. La sicurezza e la serenità delle cittadine e dei cittadini sono un "bene pubblico", cui il governo locale deve dedicare tempo ed energie. La vita quotidiana dei bolognesi è pervasa dal senso di insicurezza, dal timore di trovarsi abbandonati a se stessi di fronte a un ambiente ostile e inadeguato ai propri bisogni, rispetto ai fenomeni di criminalità diffusa. Partendo dal presupposto che la criminalità deve trovare risposta sicura e certa, da parte delle Forze dell’Ordine e della Magistratura, pensiamo ad un impegno che dovrà coinvolgere le Istituzioni, le associazioni, la cooperazione sociale, il volontariato, i supporti sanitari e psicologici, tutti coordinati tra loro per sviluppare iniziative anche a carattere preventivo e nell'intento di creare con serietà ed efficacia i percorsi di rieducazione, riabilitazione e accompagnare i soggetti nel reinserimento nel tessuto sociale e lavorativo.
Bologna città che valorizza il punto di vista delle donne
Il punto di vista delle donne sarà sempre presente e visibile, con atti precisi e scelte concrete, responsabili e condivise.
Vogliamo attuare una politica di pari opportunità che veda le donne non più un gruppo sociale svantaggiato, da tutelare e sostenere, bensì un elemento di dinamismo e di innovazione nella società.
L’Amministrazione comunale intende sviluppare una nuova idea di pari opportunità: non tra donne e uomini, ma per donne e uomini.
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L'aria, l'acqua, lo spazio, il silenzio, il territorio, la forma urbana, la biodiversità sono beni primari indispensabili per i cittadini, il cui utilizzo è subordinato all'interesse collettivo, e quindi irriducibile alle pure logiche del profitto. La città si sviluppa ed evolve non in quanto cresce la sua dimensione fisica, ma in quanto distribuisce in modo equilibrato le sue funzioni, accresce la quantità e la qualità dei suoi servizi, migliora la qualità dell'ambiente urbano: insomma la cifra dello sviluppo è la qualità per tutti. In questo quadro si auspica l’attuazione di una strategia complessiva di riduzione del costo della casa e degli affitti, che sviluppi l’incontro tra domanda e offerta. Lo spazio urbano storicamente consolidato non può contenere al suo interno oggetti la cui crescita dimensionale tende all'infinito: da questo punto di vista il tema del decentramento, che deve anch’esso rispondere a precisi criteri di sostenibilità, è concreto ed urgente, e deve essere affrontato ridistribuendo in maniera armoniosa sul territorio vecchie e nuove centralità, produttive e dei servizi, tenendo presente che le relazioni fra i problemi e le proposte per la loro soluzione coinvolgono l’assetto della città, la riqualificazione delle periferie e la capacità di fare sistema dei Comuni dell’area metropolitana bolognese.
La trasversalità del tema ambientale ha orientato tutta la costruzione di queste linee programmatiche, facendola diventare una vera e propria chiave interpretativa delle politiche pensate per la città. In questo capitolo intendiamo sottolineare solo un aspetto specifico, quello legato al risparmio energetico. Molto si dovrà fare in materia di trasporti e mobilità, nella promozione di fonti energetiche rinnovabili, nell’educazione al contenimento dei consumi. Intendiamo assumere una iniziativa diretta per ciò che riguarda i consumi energetici propri dell’Amministrazione, convinti di generare uno spirito emulativo che coinvolga progressivamente il tessuto sociale e produttivo della città.
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Gli scenari demografici e ambientali per i prossimi venti anni dicono con chiarezza che a Bologna, da subito servono politiche forti per attrarre nuovi residenti, in particolare giovani. Questo solo per mantenere la popolazione adeguata a far fronte alla domanda di lavoro del nostro sistema economico e per garantire la ricchezza necessaria a sostenere il nostro welfare e un aumento notevole della popolazione anziana.
Servono case in affitto o in proprietà agevolata insieme ad una rete di servizi pensata per una società sempre più multietnica e sempre più orientata alla ricerca, alla qualità del lavoro e della conoscenza.
Proponiamo un’idea forte di governo del territorio, un progetto costruito per l’area metropolitana, che realizzi un processo di decentramento e di riequilibrio territoriale. Nel tessuto urbano consolidato, l’attuale situazione di disordine va affrontata con scelte nette e chiare. Proponiamo una nuova cultura della città, della qualità sociale, dell’abitare, che si fonda sulla partecipazione dei residenti, degli studenti, dei lavoratori e delle lavoratrici che abitano in città senza risiedervi.
La programmazione edilizia va orientata verso scelte di regolazione e riqualificazione.
Sul versante ambientale la lettura dei dati, ma soprattutto la vita quotidiana di ognuno, conferma che non possiamo più permetterci l’attuale inquinamento acustico e atmosferico e la ormai generalizzata congestione del traffico. Se vogliamo restare protagonisti attivi e vitali in Europa dobbiamo essere capaci di fare una città accogliente e amica per la qualità dell’aria e del verde, per l’arredo urbano, per l’accessibilità ai servizi e agli spazi, per l’efficacia del nostro sistema di mobilità.
Dunque qualità urbana e nuova coesione sociale.
Una pianificazione urbanistica che torni a fare scelte forti e strategiche di lungo periodo con regole per attuarle e procedure democratiche per definirle. La concertazione è uno strumento importante se inserito in un contesto di scelte e di regole, capace di coinvolgere l’insieme dei soggetti sociali e non solo i soggetti privati di mercato. L’urbanistica partecipata è perciò la condizione per ottenere risultati efficaci. Per questo va costruito un processo innovativo di partecipazione con regole e procedure condivise, attraverso una proposta specifica.
Il superamento della separazione tra il Comune capoluogo e i Comuni del territorio provinciale su tutte le materie ormai affrontabili solo a scala sovracomunale. Va costruita una rete di municipalità, tra Comune e Quartieri dove le opportunità di sviluppo siano concertate e equamente distribuite, le specificità locali valorizzate e integrate nel sistema territoriale, così da superare anche un’idea di policentrismo inteso come proliferazione incrementale degli stessi servizi e interventi ovunque, che già ha prodotto un consumo insostenibile del territorio e dell’ambiente. Attraverso specifici accordi territoriali sovracomunali, va attuata una pratica di perequazione compensativa tra i Comuni interessati e verso i soggetti privati per l’attuazione concreta delle scelte.
In questo modo sarà possibile perseguire l’obiettivo della qualità del sistema-territorio, insieme alla convenienza della singola amministrazione, a decidere se e dove dislocare insediamenti.
Il decentramento: i poli del territorio con funzioni di eccellenza hanno bisogno di decentrarsi lungo le direttrici del trasporto collettivo e insieme di integrarsi efficacemente nel territorio regionale. Si tratta, da una parte, di qualificare e razionalizzare gli insediamenti esistenti e, dall’altra, di prevedere che i nuovi impianti da programmare siano decentrati negli ambiti adeguati del territorio metropolitano, mentre nuove attività siano integrate e concordate con il sistema regionale.
Occorre combattere la rendita fondiaria speculativa, che rappresenta oggi il vero freno alla trasformazione del territorio, e perciò destinare prioritariamente il patrimonio immobiliare e fondiario di proprietà pubblica alla realizzazione di residenze a basso costo. A questo si dovrà aggiungere una politica di acquisizione di aree strategiche per la realizzazione di quanto il mercato spontaneamente non produce (oltre alle residenze a basso costo, anche servizi ed aree a verde), in modo da riequilibrare e indirizzare positivamente lo sviluppo urbanistico del territorio e perseguire l’obiettivo di accogliere nuovi residenti. E’ indispensabile un grande piano di allargamento e collegamento del patrimonio verde dentro e intorno a Bologna, attraverso la conferma della tutela della collina, la destinazione a verde di quote delle grandi aree soggette a trasformazione (come le ex aree militari), il completamento dei parchi fluviali lungo il Savena, il Navile e il Reno.
Le aree dismesse da attività produttive e le politiche per attrarre investimenti e nuove attività localizzate in città non devono essere separate, ma integrarsi con i temi della riqualificazione urbana, sociale e del marketing territoriale. Per questo è necessario, insieme ad un sistema di monitoraggio e valutazione preventiva delle dismissioni e dell’opportunità di nuove attività, fissare con certezza gli obiettivi da perseguire con la trasformazione urbanistica delle aree dismesse, in una visione d’insieme. In questo contesto, lo strumento dei piani di valorizzazione commerciale non può essere utilizzato al di fuori o in parallelo alle scelte di pianificazione urbanistica, ma in queste inserirsi in modo coerente.
Riteniamo importante valorizzare il ruolo delle attività agricole, non solo come attività economiche private, ma come agenzie diffuse di tutela del territorio, di cura del paesaggio, di custodia di valori, culture e tradizioni importanti per tutta la collettività.
All'interno del territorio comunale, occorre superare la logica del diritto edificatorio come legato indissolubilmente al singolo lotto, ed avviarsi verso una nuova logica perequativa che valuti indici, carichi urbanistici e diritti edificatori sul complesso del territorio comunale. Occorre insomma dotare il Comune di strumenti che permettano di rivolgersi ai proprietari offrendo alternative alla pura e semplice riedificazione nelle aree di proprietà, il tutto rigorosamente all'interno di un quadro chiaro di pianificazione e di regole negoziali. La combinazione di pianificazione strutturale, iniziativa pubblica e interventi di perequazione permetterà di governare meglio la trasformazione del territorio, contenendo all'origine la pressione della rendita, indirizzando l'espansione edilizia o le ricostruzioni laddove il territorio presenta effettiva capacità insediativa.
Il Piano Strutturale permetterà di dare significato nuovo e più rigoroso alla Riqualificazione Urbana, evitando che diventi nome di copertura per interventi caso per caso, a macchia di leopardo, che tendono a massimizzare la rendita edilizia e a saturare tutti gli spazi. Vanno individuati ambiti da riqualificare e relativi obiettivi di riqualificazione, attraverso prestazioni e standard di qualità urbana e ambientale e carichi insediativi da realizzare, ai fini della necessaria verifica di sostenibilità. La Riqualificazione Urbana può darsi solo a valle di una visione generale e di parte pubblica del territorio, con piena assunzione di responsabilità davanti ai cittadini sull'individuazione dei bisogni e l'indicazione degli obiettivi di tale riqualificazione. Solo all'interno di un quadro così definito i privati, in quanto portatori di interessi legittimi ma parziali, potranno utilmente essere coinvolti per apportare il loro contributo ideativo, propositivo e realizzativo, con risultati positivi non solo sul singolo lotto, ma per l'intera collettività attraverso il Piano Operativo Comunale.
Per quanto riguarda il sostegno alla qualità urbana, tre indicazioni: incentivare l’edilizia sostenibile, le bioarchitetture, premiare la qualità architettonica e valutare ogni intervento anche sotto il profilo della coesione sociale e della sicurezza.
Ai Quartieri, nella prospettiva di nuove municipalità, va assegnato un ruolo essenziale nella promozione di una urbanistica partecipata (Laboratori di Quartiere) e autonomia di poteri e risorse nella definizione degli interventi in materia di cura della città intesa come nuovo servizio alle persone in ordine all’arredo urbano, alla manutenzione del verde, degli edifici e degli spazi pubblici.
La partecipazione dei cittadini alla “gestione” del territorio li rende protagonisti e favorisce una cura dei luoghi che solo chi li vive può realizzare.
Un elemento chiave di tutto il processo diventa la comunicazione. Occorre predisporre modalità di comunicazione chiare (grafica, simulazioni, immagini virtuali) che aiutino per esempio ad immaginare spazi non ancora realizzati, utilizzando il supporto delle nuove tecnologie.
Va prevista la predisposizione di un percorso di partecipazione che preveda occasioni di coinvolgimento dei Quartieri e dei cittadini in diversi momenti delle scelte urbanistiche nonché la revisione dei percorsi amministrativi di approvazione di progetti urbanistici ed edilizi
Realizzazione di un percorso di coinvolgimento degli abitanti di un’area nella definizione di criticità ed opportunità da inserire nel piano urbanistico (Piano Strutturale Comunale);
Migliorare la conoscenza dei cittadini sui progetti in corso che interessano la città o il quartiere;
Stabilire in quali momenti del percorso amministrativo e per quali specifici progetti è prevista la consultazione dei cittadini.
L’attività tecnica di istruttoria sarà basata sull’individuazione dei temi metropolitani su cui le Amministrazioni di Bologna e dei Comuni dell’area metropolitana attiveranno congiuntamente percorsi di risoluzione.
Tali temi comprendono i poli funzionali della città (fiera, aeroporto, stazione, sistema sanitario, università,) ed alcune delle criticità rilevate dalle attività di confronto svolto e relative a:
L'accessibilità all’area urbana e la decongestione del traffico;
L’accessibilità e il collegamento delle aree produttive;
La realizzazione dei parchi fluviali e della rete ecologica;
Il riequilibrio dei servizi di rango urbano.
Attraverso il coinvolgimento dell’istituzione della Conferenza Metropolitana si arriverà alla sottoscrizione di accordi territoriali, specifici con i Comuni interessati che prefigurano percorsi e modalità con cui i diversi temi saranno affrontati.
Tali accordi coinvolgeranno la Provincia di Bologna dando atto agli indirizzi contenuti nel PTCP (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale).
Il lavoro svolto contemplerà anche il tema del decentramento e del riequilibrio sul territorio delle funzioni di eccellenza in attuazione degli indirizzi del PTCP. L’attività di concertazione riguarderà in particolare:
il riequilibrio sul territorio dei servizi di rango urbano (istruzione superiore e formazione professionale, servizi sanitari);
il sistema produttivo manifatturiero;
la programmazione delle attività universitarie;
la messa in rete dei poli funzionali della città.
Attraverso l’analisi svolta nel Piano dei Servizi e gli esiti del percorso partecipato di indagine nei Quartieri saranno definiti gli obiettivi per la riqualificazione della città oltre all’individuazione delle principali criticità da risolvere a livello locale e opportunità per interventi di riqualificazione.
Il lavoro svolto andrà a confluire nel nuovo Piano Strutturale Comunale.
Tali obiettivi terranno conto anche della promozione della compatibilità ambientale degli edifici, della valorizzazione del patrimonio storico e della qualità architettonica, e dei temi legati alla promozione della coesione sociale.
Saranno successivamente messi a punto gli strumenti e i percorsi atti a conseguire il miglior raggiungimento degli obiettivi individuati, coinvolgendo nella loro definizione enti e associazioni portatori di interesse.
I progetti di riqualificazione saranno oggetto di percorsi istruttori partecipati nei Quartieri della città.
Una opportunità per il miglioramento della qualità urbana dei Quartieri si realizza attraverso l’arricchimento dei luoghi con una equilibrata dotazione di servizi di base (scuola, negozi, accessibilità a trasporti pubblici efficienti), di punti di riferimento, con una vitalità data dalla ricchezza di opportunità di incontro, di aggregazione e socialità anche nel verde.
Definire una dimensione di vicinato da valorizzare presso gli abitanti (ridotta rispetto al quartiere ma non limitata da criteri di omogeneità sociale) può contribuire a rafforzare la coesione: le aree di vicinato individuate possono diventare l’unità di base per la valutazione della qualità urbana.
Nel percorso partecipato verso progetti a dimensione locale esistono alcuni passaggi che possono essere realizzati con un impiego di risorse limitato.
Ogni porzione urbana dovrebbe essere dotata di un “centro”, uno o più luoghi di riferimento per la comunità. Nelle aree di vicinato più carenti in termini di centralità, di luoghi di incontro e riferimento, vengono individuati progetti che contribuiscano a fare assumere questo ruolo a luoghi che ne hanno la potenzialità.
Centralità può essere un giardino molto frequentato, un sistema scuola-giardino-biblioteca di Quartiere ben collegati, lo stesso Centro di Quartiere se ospita attività di fruizione frequente da parte degli abitanti.
Un progetto per il vicinato (un progetto per ogni area di vicinato da scegliere con procedure partecipate)
Realizzare un programma di interventi che veda nel tempo del mandato amministrativo la realizzazione di un progetto per ogni area di vicinato.
I progetti possono avere dimensioni ed impegno differenti ma nessuna area urbana dovrebbe essere dimenticata; possono riguardare il tema dei servizi, dei percorsi pedonali e ciclabili, del verde e andrebbero scelti attraverso il percorso di partecipazione descritto.
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