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Alessio Caspanello
Ponte, falsa partenza
25 Dicembre 2009
Il Ponte sullo Stretto
L’annuncio dell’apertura del cantiere della Grande Opera: dietro le quinte di una Grande Menzogna. Su Centonove, 24 dicembre 2009. (m.p.g.)

Messina. Tre ore scarse di lavoro, uno sbancamento di qualche centinaio di metri quadrati, due ruspe “prese a prestito”, un cancello chiuso con lucchetto e sigillato con legature in fil di ferro, e tanti saluti. Ci si rivede il 7 gennaio. La posa della prima pietra del ponte, attesa da quarant’anni, è tutta qui. Le defezioni del premier Silvio Berlusconi prima e del ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli dopo l’hanno azzoppata. Le continue puntualizzazioni del personale presente sul fatto che si trattasse dell’apertura del cantiere senza alcuna pietra da posare, hanno fatto il resto. Il ponte sullo Stretto nasce così.

Un mercoledì da leoni

“Guardi, non ci risulta che ci sia alcun coinvolgimento di Impregilo, non è prevista nessuna attività. Noi non ne sappiamo niente”. L’ufficio relazioni pubbliche di Impregilo, impresa capofila di Eurolink, l’associazione temporanea di imprese che materialmente dovrebbe costruire costruire il ponte, della posa della prima pietra non ne sa nulla. Al momento simbolico mancano una quindicina di ore. È il pomeriggio di martedì 22 dicembre. A Cannitello di cantieri non ce n’è ombra, nemmeno la rete arancione che delimita il cantiere. “A dire la verità noi non ne sappiamo granché. Ad occuparsi di tutto dovrebbe essere Eurolink. Comunque, si tratterà delle opere propedeutiche ai cantieri, messa in sicurezza e cose del genere”. Anche alla Stretto di Messina cadono dalle nuvole. Della prima pietra nessuno ne ha conoscenza, su chi la poserà c’è il più assoluto mistero. E dire che Impregilo dell’inizio dei lavori dovrebbe saperne qualcosa, visto che la sua quota di già stanziati per il ponte è di circa 500 milioni di euro, e che il suo titolo a piazza Affari a Milano ha registrato un’impennata del 3,36% alla comunicazione dell’inizio dei lavori.

In realtà, un tecnico del colosso delle costruzioni di Sesto San Giovanni a Cannitello c’è. Si chiama Paolo Brogani, e dirige i lavori sotto la supervisione dell’Anas. Che lavori? “Quelli propedeutici all’apertura dei cantieri”, è il mantra ripetuto allo sfinimento dalla decina di tecnici e addetti ai lavori presenti. Di prima pietra nemmeno a parlarne: il progetto della variante di Cannitello è ancora “sub judice”, impossibile posare prime pietre. A fianco dello spiazzo parzialmente “bonificato”, scorre la ferrovia. Se tutto va secondo i piani, tra 18 mesi scorrerà qualche metro più in alto. “Massimo 35, nel tratto di maggiore ampiezza della curva”, spiegano dall’Anas. Ad eseguire i lavori, si affannano a sottolineare i responsabili, è l’Eurolink, l’associazione di imprese capeggiata da Impregilo che ha ottenuto il ruolo di general contractor. Una notizia vera a metà. O anche meno.

Mi presti la ruspa?

Al lavoro nel cantiere ci sono due mezzi. Un escavatore rosso ed una ruspa gialla. Entrambi, nelle fiancate, hanno attaccati alla bell’e meglio gli adesivi “Eurolink Scpa”. Terminati i lavori, e stesa la rete arancione, i cingolati se ne vanno. L’escavatore giusto una decina di metri più in là, dentro un cantiere privato a spostare massi. Il proprietario, della prima pietra, non vuole saperne niente. “Sacciu nenti du ponti, ieu”, esclama allargando le braccia. La ruspa, invece, viene caricata su un camion, diretta al luogo d’origine: il terzo macrolotto dell’autostrada A3. L’eterna incompiuta Salerno-Reggio Calabria. Perché, sotto l’adesivo Eurolink, spunta il nome dell’impresa proprietaria del mezzo. Che è la Europea 92 di Isernia, al lavoro sull’autostrada in un consorzio che si chiama Erea assieme alla Ricci Costruzioni.

Il consorzio Erea fa parte a sua volta di un’associazione temporanea di imprese, affidataria dei lavori del macrolotto. Un “subappalto” dato all’Ati dal committente Anas spa, che ha pensato bene di sfruttare le economie di scala, cercare in “famiglia” e fare arrivare a Cannitello un mezzo e otto operai dai vicini cantieri dell’autostrada. Beffa delle beffe, la Europea 92, per la costruzione di una diga in Algeria ha un committente “scomodo”: la Astaldi, ditta concorrente di Impregilo nell’appalto (poi aggiudicato da quest’ultima) per i lavori del ponte. Che non inizieranno, per bene che vada, prima del 10 febbraio.

I nodi irrisolti

Guido Signorino è un economista dell’Università di Messina. In due semplici parole spiega il perché del “bluff della prima pietra”. Fino al 10 febbraio il progetto è soggetto alle osservazioni da parte dei privati. Quindi, di fatto, non esiste. Non c’è”. E, a rigor di legge, non potrebbe esserci. Il perché lo spiega lo stesso Signorino. “In origine, la bretella ferroviaria (un chilometro per 23 milioni di euro, ndr) avrebbe dovuto realizzarla Rfi. Lo diceva la delibera Cipe del 2006, che sganciava l’opera dall’operazione ponte. Era un progetto che viveva di vita propria. Senonché – continua Signorino – a luglio del 2009 una nuova delibera Cipe assegna la realizzazione alla Stretto di Messina che l’affida al general contractor. Che quindi inizierà formalmente i lavori sul ponte. E se per qualsiasi motivo poi il ponte non si farà, ci saranno le penali da pagare”. Da 390 a 630 milioni di euro, secondo il Wwf, a seconda che si consideri il 10% del valore di aggiudicazione della gara o dell’investimento totale. per un’opera che, per ammissione dell’amministratore delegato della Stretto di Messina, Pietro Ciucci, non ha alcuna attinenza con il ponte. Per questo motivo, la regione Calabria ha impugnato di fronte al Tar la delibera Cipe del 31 luglio.

Inaugurazione a lutto

“Il 23 dicembre è una giornata importante. Non per la prima pietra, ma per i funerali di Franco Nisticò”. La giornata “campale”, la rete No ponte la celebra così. Franco Nisticò, ex sindaco di Badolato, è morto sabato 19 dicembre, per un infarto, subito dopo aver gridato dal palco della manifestazione contro il ponte il suo deciso “no” ad un’opera calata dall’alto che non ha mai ascoltato i bisogni di un territorio e di una comunità. “Qualcuno ha definito Franco Nisticò la prima vittima del ponte”, hanno concluso i responsabili della rete.

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