“Architetto? È lei che anni fa si è occupata di Sistiana? Mi piacerebbe vedere cosa diceva allora il WWF”. Così ci siamo incontrate e ho cominciato a conoscerla. Wilma Diviacchi, insegnante, laurea in filosofia. Frequentatrice abituale dello stabilimento balneare di Sistiana, era rimasta colpita dall’ultimo progetto per la baia e la cava, dalla sua assoluta negatività: per lo sfregio paesaggistico, la privatizzazione delle fruizioni, le funzioni squalificanti, la svendita dei terreni pubblici, l’incultura e la risibilità delle architetture. Se l’era studiato a fondo il progetto, ne conosceva i particolari e ne aveva capito la sostanza. E non riusciva a comprendere, lei che veniva da un altro mondo di studi, lavoro, impegni, come gli specialisti del territorio, della politica, dell’amministrazione pubblica si spendessero a decantarlo, a promuoverlo sulla base di slogan tanto superficiali e semplicistici. Sempre gli stessi: finalmente se pol, sviluppo, sviluppo, sviluppo. E non si capacitava, lei che l’italiano lo sapeva, del linguaggio oscuro e improprio con cui questi specialisti si esprimevano; termini pseudo-accademici o di pretesa modernità per fare colpo, frasi incoerenti e senza senso per nascondere, non dire niente, o semplicemente per ignoranza, e del progetto e della lingua.
Ha cercato tutti, ha parlato a chiunque, politico, amministratore, tecnico, avesse qualche ruolo a proposito, per capire le sue ragioni e per spiegare le proprie. Ho assistito ad alcuni di questi incontri. Ho visto la supponenza, l’ironia, l’irritazione di chi aveva l’obbligo ad occuparsene, mal lo faceva, ma non accettava domande e critiche legittimamente poste. Ci sono stati i politici di professione, grandi fautori del progetto, che, di fronte all’evidenza dei disegni, restavano stupiti, rivelando di non conoscere i contenuti, salvo scoppiare a ridere davanti al finto villaggio istro-veneto, e tuttavia poi ribadire il fermo appoggio a ciò che non conoscevano. E c’era chi, più candidamente, riconosceva che, pur avendo potere decisionale, non ne sapeva niente e che per avere delucidazioni doveva attingere alle informazioni fornite dal sito del WWF, nella nuova ricca versione, che proprio Wilma aveva messo a punto e continuava ad aggiornare.
La storia di Sistiana si sa com’è finita. Il WWF e Italia Nostra hanno presentato ricorso al TAR e hanno vinto. L’impegno di Wilma è stato decisivo: era lei, assieme a Dario Predonzan, ad occuparsi della documentazione, dei rapporti con il legale, della raccolta dei fondi a copertura delle spese.
Altre ancora sono le storie in cui Wilma si è impegnata e ha lasciato il segno: la variante cosiddetta “agricola” al piano regolatore di Duino Aurisina, il progetto regionale per la penetrazione Nord (il “bucone”) di Trieste, il piano territoriale regionale particolareggiato per l’intera costiera, il futuro del Porto Vecchio, la candidatura della città per l’EXPO 2008, il piano particolareggiato per il Parco del Timavo ….
Era ammalata da più di un anno. Non lo sapeva quasi nessuno. Aveva continuato a lavorare, studiando progetti, sempre capace di coglierne l’essenza e di capirne gli effetti, confrontandosi, partecipando agli incontri e alle conferenze stampa, tenendo costantemente aggiornato il sito, profondendo intelligenza e vitalità, insegnando agli specialisti del settore quale cura, conoscenza, attenzione siano necessarie per potersi occupare del territorio.
Si è spenta il 4 luglio. Il giorno prima aveva scritto per salutare. La sua è probabilmente la più bella lettera che abbia mai ricevuto.
E' la forza di persone come Wilma Diviacchi che rende migliore il mondo di oggi, e che offre qualche speranza per il mondo di domani. Gli abitanti dell'uno e dell'altro hanno verso Wilma (e tutte quelle come lei) un immenso debito di riconoscenza