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Valentino Parlato
Vigilia elettorale
3 Febbraio 2008
Articoli del 2008
La crisi e le sue prospettive, vista da una sinistra pensierosa. Da il manifesto, 3 febbraio 2008

La settimana si conclude con un netto successo di Berlusconi: si va alle elezioni al più presto. Berlusconi, ha ripetuto, con Veltroni, il giochetto che con la bicamerale aveva fatto con D'Alema: ha avuto da Veltroni la legittimazione a trattare per un leale accordo tra grandi potenze e poi ha fatto lo sgambetto. E, con tutta probabilità, complice di questo gioco la Confindustria di Montezemolo, la quale, dopo essersi fatta apprezzare dal centro-sinistra per la sua resistenza alle elezioni, si è repentinamente schierata a fianco del Cavaliere, dicendo che era impossibile evitare il voto al più presto.

In sostanza il fronte padronale si è ricompattato e sfida un malandato e diviso centro-sinistra al voto, forte (Berlusconi) del fatto che il centro-sinistra è stato già abbandonato dagli alleati di destra (Mastella e Dini) e che le forze della sinistra (si dice radicale) sono mortificate e scontente e soffrono delle pulsioni astensioniste del loro elettorato.

Siamo già al confronto elettorale e lo schieramento di centro-sinistra ci arriva piuttosto malmesso e senza una piattaforma unificante e credibile. In queste condizioni la prospettiva - rebus sic stantibus - è quella di una pesante sconfitta elettorale e di un regime clerico-liberista, come non si è avuto neppure nei momenti di maggior forza della Democrazia cristiana (De Gasperi non era un succubo del Vaticano mentre oggi Ruini e anche Bagnasco sono in cattedra).

Allo stato dei fatti queste prossime elezioni annunciano una vittoria della destra, ripeto, clerico-liberista nei confronti di un centro-sinistra che è sempre più centro e meno sinistra e di una sinistra che però non riesce a liberarsi delle dispute elettorali (quanti parlamentari hai tu e quanti io?) e darsi un programma di rinnovamento sociale e politico e soprattutto culturale. In tutto questo c'è la riprova (e dalle colonne del manifesto possiamo dirlo) della debolezza o inconsistenza di tanti attuali leader che si erano formati nel Pci non tanto per gli obiettivi del comunismo, ma per la subalternità all'Unione sovietica. Per molti di questi attuali dirigenti di sinistra la caduta del muro è stata come la fine del (loro) mondo.

E per venire al punto o, meglio, a una conclusione parziale e provvisoria dobbiamo dirci che da questa crisi non si esce con le astuzie tattiche dei politicanti, ma solo con l'impegno a rinnovare la propria cultura, a fare una seria analisi della società, del lavoro, della mondializzazione. Se ne può uscire solo rendendosi conto che la sovranità del mercato (e poi bisogna vedere di chi) annulla la sovranità della politica e riduce lo stato al ruolo di consiglio d'amministrazione di un condominio.

Siamo alla vigilia di un difficilissimo scontro elettorale, cerchiamo di ritrovare le armi della sinistra, del socialismo e del comunismo. Se vogliamo combattere con le stesse armi di Berlusconi andremo a una sicura sconfitta.

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