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Toni Fontana
Vicenza, i no-base occupano l’aeroporto Dal Molin
1 Febbraio 2009
Articoli del 2009
Continua la lotta – pacifica - contro l’allargamento della base militare. Da l’Unità, 1° febbraio 2009 (m.p.g.)

Ieri a Vicenza è prevalsa la "saggezza", come ha fatto notare il sindaco Achille Variati. Ma la tensione è ancora alta e la vicenda del Dal Molin e della superbase americana, che da anni domina la scena nel capoluogo palladiano e non solo, promette nuovi e decisivi sviluppi. Domani dovrebbe iniziare la demolizione della caserma abbandonata dall’Aeronautica italiana all’interno dell’aeroporto. L’appalto per i lavori è stato vinto da alcune cooperative, tra le quali la Cmc di Ravenna. Dopo tante polemiche, cortei, veleni e misteri, stanno insomma iniziando i lavori per realizzare la più grande base statunitense in Europa: 800.000 metri cubi di cemento su 500.000 metri quadrati di verde. Per questo il movimento no-base, che non ha mai considerato l’ipotesi di arrendersi, ha promosso ieri l’ennesima protesta.

CENTINAIA DI DIMOSTRANTI

In mattinata alcune centinaia di manifestanti, dopo aver creato un varco nella recinzione svitando i bulloni di un’inferriata, sono penetrati nella parte del Dal Molin ancora di proprietà dell’Enac e affidata alla gestione dell’ex società Aeroporti vicentini. Hanno cioè occupato l’area civile dello scalo, separata da quella militare e dalla caserma italiana. Poliziotti e carabinieri, agli ordini del questore Giovanni Sarlo, si sono schierati in assetto antisommossa e la tensione ha toccato livelli preoccupanti. La polizia ha ricevuto rinforzi e, per un paio d’ore, i no-base hanno temuto che sarebbe stata ordinata la carica. Ma, anche questa volta (non è la prima in questa tormentata vicenda) è prevalso il buon senso. L’Enac, come hanno accertato il liquidatore della società aeroporti Mario Martello e l’assessore Giovanni Giuliari, non ha chiesto lo sgombero dell’area di sua proprietà e, in assenza di questa richiesta, il questore ha ritirato i reparti che si apprestavano alla battaglia campale. I manifestanti si sono messi a cantare vittoria. Ma la partita non è finita. I militanti del "Presidio", l’ala radicale del movimento che si batte contro la realizzazione della superbase, hanno allestito un tendone davanti all’ingresso della zona civile e, nella struttura, è stata organizzata un’assemblea per decidere le prossime mosse.

PRESIDIO

I manifestanti erano decisi, fin da ieri mattina, a mantenere il presidio anche nel corso della notte, nonostante il freddo e la neve che ha cominciato a cadere nel pomeriggio. Quella di domani appare la giornata decisiva. Il governo, per bocca dei ministri Frattini e La Russa e soprattutto di Berlusconi, ha spianato la strada alla base Usa. Da anni i no-base annunciano che, quando arriveranno le ruspe, si stenderanno sul prato decisi a bloccare i lavori. La massiccia partecipazione popolare al referendum convocato in ottobre dall'amministrazione comunale testimonia che il progetto americano non gode delle simpatie popolari. "C’è chi vorrebbe il Dal Molin come servitù militare, ma anche morale - fa notare Giovanni Rolando, esponente della lista Variati in consiglio comunale - ma il popolo di Vicenza non cederà mai all’illegalità del potere di Roma".

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