Due notizie buone e una impressione di vaghezza: la mobilità è integrata o non è, e qui si interviene per sostituzione, non per integrazione. La Repubblica Milano, 26 gennaio 2013, postilla (f.b.)
UNA flotta di mini auto è pronta a sbarcare in città. Vetture agili da prelevare per la strada con una tessera - o addirittura con lo smartphone - e da restituire dove è più comodo, ideali per spostamenti brevi e senza l’obbligo di prenotazione e l’aggravio di abbonamenti. Il car sharing in tutta libertà, sul modello berlinese dove sono addirittura cinque gli operatori che si contendono questo business.
Il rilancio del servizio di auto in condivisione passerà (anche) dai privati. È questione di settimane e il mercato delle auto in condivisione cittadino si aprirà ad altre società: probabilmente con un avviso pubblico, da parte di Palazzo Marino, con facilitazioni per chi è interessato a investire in città. E di candidati ce ne sono diversi. Car2Go, del gruppo Daimler- Mercedes, ha già iniziato a farsi promozione: con l’anno nuovo sono spuntati un “ufficio dedicato” nel concessionario Smart di piazza XXIV Maggio - su una vetrina campeggia fin d’ora la scritta “Registrati qui” e alcune city car esposte per strada. In più, corre voce che centinaia di mini auto siano già state trasferite nell’hinterland. Potrebbero essere interessate anche altre società, come la Zip Car, e giovani universitari imprenditori ideatori di una startup.
Comunque andrà, sarà una decisione che cambierà radicalmente questo servizio. Oggi in città c’è GuidaMi, gestito da Atm, che funziona pur con il limite della restituzione dell’auto nello stesso stallo dove la si è prelevata e la prenotazione obbligatoria. Gli abbonati sono saliti a 5.500, quasi il doppio dei 3mila del 2010 (anche se le auto restano 130). Secondo Amat, l’agenzia per la mobilità del Comune, la richiesta in città è tuttavia ancora più alta: 16mila i clienti potenziali, per i quali servirebbe una flotta di circa 600 auto. Già a ottobre l’assessore alla Mobilità, Pierfrancesco Maran, si era espresso a favore della liberalizzazione di questa fetta di mercato per potenziare il servizio. Una strada che apre a uno o più operatori, con il rischio di concorrenza in casa (in Atm il primo azionista è proprio Palazzo Marino) anche se, per gli esperti, le due tipologie di car sharing avrebbero utenti diversi: GuidaMi, che prevede un abbonamento di 120 euro e un costo orario, si offre più come un sostituto dell’auto privata, mentre questo nuovo servizio sarebbe più complementare, per utilizzi brevi e costi vantaggiosi, in media 0,30 centesimi al minuto.
Un costo che, soprattutto in caso di traffico e di tragitto breve, sarebbe competitivo rispetto al taxi. «Per noi — ragiona Salvatore Luca, tassista dell’Unione artigiani — potrebbe essere in effetti una concorrenza, anche se credo che i nostri clienti non avranno voglia di cercare parcheggio. Certo, ai cittadini ruberebbero altri posteggi. Sarebbe un guaio per noi, invece, se anche le nuove auto dei privati, come succede già con le auto GuidaMi, potessero viaggiare sulle corsie preferenziali».
Guardando alle esperienze europee, i nuovi operatori in genere pagano all’amministrazione un forfait per la sosta delle auto sulla strada, possibile su strisce gialle e blu. Nel caso milanese, questa cifra comprenderebbe anche la quota di Area C: le nuove microcar potranno così girare libere in tutta la città.
Postilla
La cosa interessante è che entra in campo il mercato. La cosa discutibile è che entra in campo il mercato, coi suoi criteri economici. Interessante è che, ad esempio dopo lo scandalo dell'autonoleggio ciellino lombardo, e dei suoi appalti truccati a danno del resto del mondo (vedi il pezzo di Roberto Rotondo riportato alla fine di questa Postilla) una sana concorrenza fra vari operatori nel campo dei nuovi segmenti della mobilità metropolitana faccia capire al consumatore che si aprono davvero nuove prospettive. Sarebbe davvero ora di iniziare ad uscire dalle sole chiacchiere e azioni dimostrative, in materia di automobilismo (o di ciclismo) urbano e iniziare con le pratiche, magari tallonate col fiato sul collo da ricerche interdisciplinari sul campo e politiche pubbliche di sostegno e stimolo. Ma è discutibile che, come ci spiega l'articolo, si continui a ragionare da un lato sul solo mercato “denso” del nucleo metropolitano centrale, e lo si faccia puntando sul medesimo target degli utenti di taxi, ovvero evitando quelle fasce di potenziali utenti davvero innovativi che sarebbero i residenti di periferia extraurbana e/o attualmente proprietari di vetture usate prevalentemente per spostamenti interni. Dal punto di vista economico succede un po' come con la grande distribuzione: si distruggono posti di lavoro da una parte, e se ne creano di innovativi (ma un po' di meno) dall'altra. Dal punto di vista ambientale, territoriale, della ricerca e sperimentazione di nuovi modelli, l'avanzamento è minimo, se invece della fila di taxi trovo quella delle automobiline da guidare da solo. Si spera che emerga presto, se esiste, la serie delle innovazioni di processo proposta dal Comune, e magari in prospettiva da condividere almeno con le amministrazioni di prima fascia metropolitana, perché sarà una meraviglia del mercato, ma è davvero una sciocchezza, dover mollare l'automobilina in mezzo alla strada, magari sotto la pioggia, solo perché da quel punto in poi comanda un altro Sindaco … (f.b.)
Roberto Rotondo, L'auto elettrica non s'accende: il «flop» delle eco-utilitarie, Corriere della Sera Lombardia, 26 gennaio 2013
MILANO — È gestito da una società mista pubblico-privato, e ha visto in due anni migliaia di euro di investimenti. Ma il car sharing regionale, funziona oppure no? La domanda torna alla ribalta oggi, dopo l'arresto di Massimo Vanzulli, 49 anni, amministratore delegato della Sems, l'azienda nell'orbita delle Fnm regionali, che gestisce appunto il servizio di auto ecologica «E Vai», piccole automobili elettriche in grado di affrontare, senza inquinare, le insidie del traffico. In realtà, le vicende salite all'onore della cronaca giudiziaria sono del tutto separate. Nell'inchiesta milanese è stata coinvolta soltanto la società Kaleidos di Saronno (legata alla Compagnia delle Opere, di cui Vanzulli è manager), che però partecipa al 31,5 per cento con Fnm alla società del car sharing.
E dunque, in molti si chiedono se la sua presenza in una ditta che investe soldi pubblici sia giustificata. La risposta non è tuttavia semplice. Innanzitutto, la Sems non ha fornito al Corriere, che li aveva richiesti, i dati del servizio del car sharing «E Vai». Ma abbiamo comunque avuto modo di conoscerli grazie ad un'altra fonte. L'impressione di un esperto del settore è che il servizio sia ancora, quanto meno, sottoutilizzato.
Vediamo i numeri. Il car sharing parte nel dicembre del 2010. Qualche mese dopo, nell'agosto del 2011, ci sono 1.048 abbonamenti e vengono effettuati 108 noleggi singoli in tutta la Lombardia (sul territorio regionale vivono oggi poco più di 10 milioni di abitanti). Siamo agli albori del progetto, sono cifre ancora piccole. Ma a dicembre gli abbonamenti sono 3.048, e i noleggi 237. Nel corso del 2012 gli abbonamenti passano dai 3.210 di gennaio, a 3.615 ad aprile e poi iniziano a salire in modo esponenziale (anche gli utilizzi, che restano però intorno alla media del 10 per cento). Il bilancio di Sems pubblicato nel sito Internet delle Fnm indica che gli investimenti sono stati ingenti e vi è un utile ante imposte in leggera decrescita, 474 mila euro, rispetto ai 494 mila euro del primo semestre 2011: «Nel corso del primo semestre 2012 il servizio è stato esteso presso le stazioni di Lodi e Legnano, e sono stati acquisiti ulteriori 14 veicoli con un investimento complessivo di 343 mila euro».
L'esperto di mobilità sostenibile è Andrea Poggio, 56 anni, vicepresidente nazionale di Legambiente. Osserva che i risultati non sono ancora soddisfacenti: «Oggi il servizio è sottoutilizzato — afferma — e può stare in piedi solo perché c'è un forte investimento iniziale. Considerando che la Sems, fino a un mese fa, aveva 37 parcheggi in Lombardia, dai dati emerge che gli utilizzi sono inferiori a uno al giorno per parcheggio. Non è un buon risultato, ma può certamente migliorare, tenendo anche conto che l'utenza non è abituata alla presenza di una nuova opportunità di mobilità. La sostenibilità futura dipenderà dagli investimenti. Che in questo caso si può ipotizzare siano prevalentemente a carico della società pubblica».