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Mariolina Iossa
Verde, micro e bio «L'Europa finanzi la nuova agricoltura»
30 Ottobre 2012
Consumo di suolo
Millet, l'Angelus, 1857
Millet, l'Angelus, 1857

Iniziativa europea per sostenere tutte le pratiche di coltura rispettose del territorio dell'ambiente e della salute. Corriere della Sera 30 ottobre 2012 (f.b.)

ROMA — Ci vuole un'altra agricoltura per l'Europa. E bisogna far presto perché il consumo del suolo, alle attuali condizioni, «non è più sostenibile». Anche in tempo di crisi, bisogna puntare non più sulle colture intensive ma su quelle piccole, di qualità, e comunque rispettose dell'ambiente. Insomma, sul cosiddetto greening. E su quegli imprenditori agricoli, anche piccoli, che, per fare un esempio, «lasciano la siepe — dice Patrizia Rossi, responsabile agricoltura Lipu Birdlife Italia —, che non la tagliano per ottenere più fondi dall'Europa, e che proprio per questo vanno ricompensati in quanto agricoltori virtuosi».

È la politica agricola che va cambiata, aggiunge la presidente onoraria del Fai, Giulia Maria Crespi. «L'agricoltura sostenibile — dice — è cibo buono per gli uomini ma è anche filiera corta, blocco del dissesto idrogeologico, difesa del paesaggio che porta sviluppo turistico, salvaguardia dell'ambiente per ridurre la portata dei cambiamenti climatici negativi per la stessa agricoltura. L'Europa deve premiare le imprese agricole multifunzionali e il biologico deve poter accedere di più ai finanziamenti comunitari». È proprio per cambiare la politica agricola che tredici associazioni ambientaliste e animaliste, dal Fai al Wwf, da Italia nostra alla Lipu, da Federbio a Legambiente, hanno scritto tutte insieme al presidente Monti e alle Regioni e chiesto apertamente al Parlamento europeo, in vista dell'importante riforma della Politica agricola comune (Pac) per il 2014-2020, di puntare alla qualità e alla sostenibilità ambientale.

In Italia, «i dati sul consumo di suolo agricolo negli ultimi sessant'anni, un milione e mezzo di ettari dei terreni più fertili, mettono a rischio la sicurezza alimentare». E nonostante lo sviluppo intensivo, «negli ultimi 10 anni si è registrata la perdita del 32,2 per cento delle aziende (in Europa la perdita è stata del 25 per cento)». Ecco perché le associazioni chiedono «una riforma verde della Pac» che «fronteggi la crisi economica ed ecologica, dirottando i finanziamenti dalle produzioni intensive ad alto impatto ambientale alle piccole aziende agricole multifunzionali». I soldi della Pac, continuano, sono «soldi pubblici, e vanno spesi non più secondo la logica del dare di più a chi produce di più ma del dare a chi lavora bene, per la propria impresa ma anche per il bene comune».
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