Le coste del Mezzogiorno sono sotto attacco. Centinaia e forse migliaia di torri eoliche, se i progetti non verranno bloccati, le deturperanno, dal mar di Sardegna a quello di Sicilia mentre in Adriatico, a quanto finora ne sappiamo, l’aggressione off shore sta per colpire la costa molisana. Per aver denunciato i due primi insediamenti – quello molisano e quello sardo sulla costa del Sinis (Oristano) – sono stato gratificato di una lettera d’insulti, in cui mancava solo l’attribuzione di "farabutto" per raggiungere lo stile adeguato ai tempi correnti. La lettera porta la firma del signor Simone Togni, segretario della associazione nazionale energia del vento (Anev), una specie di Confindustra delle imprese eoliche.
Lasciando da parte le ingiurie e i dati di fonte Anav (quelli nostri, sul costo addossato ai consumatori, sono dell’Autorità pubblica dell’Energia e dell’Eurostat che valutano l’incentivazione in 7 miliardi di euro al 2020, la più alta d’Europa) val la pena segnalare le più eclatanti incongruenze della presunta smentita, laddove accusa di «approccio prevenuto l’intero articolo», che sarebbe, quindi, «destituito di fondamento» poiché il sottoscritto parla di «un progetto che non conosce, in quanto non ancora pubblico». E, a suffragio di questo innovativo principio sulla libertà d’informazione, lecita solo se certificata dal timbro pubblico, il segretario dell’Anav, aggiunge che neppure lui conosce di cosa si tratti visto che la società che ha firmato il progetto (con sede nel Liechtenstein, ndr) «non è nostra associata». Quindi non può esistere? E contro chi sta protestando la Regione sarda che si vede sottratto il potere di decidere, visto che il mare territoriale non rientra nelle sue competenze esclusive ma ricade sotto la giurisdizione di un organo governativo, il Demanio marittimo, dipendente dal ministero delle Infrastrutture e Trasporti? Il quale, assieme al ministero dell’Ambiente, regge la trafila delle autorizzazioni off shore.
Ma il Togni, oltre a non sapere, per sua esplicita ammissione, di cosa parla, non conosce neppure il condizionale, come si evince dall’interpretazione di una mia frase a proposito del progetto molisano, laddove affermavo che «sarebbe questa (se venisse realizzata, ndr) la seconda centrale eolica installata in Italia».
«Cosa falsa – tuona l’incauto – in quanto nessuna centrale eolica è mai stata installata». Ma vengo ai meriti involontari della lettera dell’Anav che mi ha spinto ad aggiornare le informazioni. La prima riguarda l’assedio eolico alle, finora splendide, coste sarde. Ebbene di progetti in corso non ve ne è uno solo ma già quattro: oltre a quello (80 torri) sulla costa del Sinis (Oristano), ve ne sono due nel Golfo degli Angeli, tra Cagliari e Sarroch, con 70 torri ed uno davanti a Sant’Antioco nel golfo di Palmas con previste 30 pale. Tutto avviene al di fuori di ogni progettazione globale e senza alcuna trasparenza, tanto che una parlamentare dell’Isola, l’on. Caterina Pes, ha rivolto una interrogazione al ministro delle Infrastrutture, Matteoli, per conoscere quanti progetti esistano per i mari della Sardegna, stando che alcune voci non controllate parlano addirittura di parchi eolici off shore per 40.000 MW, con molte migliaia di aerogeneratori. Anche le coste siciliane sono appetite dai "palazzinari del vento": un progetto si affaccia addirittura sulla Valle dei Templi e un altro su Mazara del Vallo (Trapani).
Torno, infine, sul Molise (Petacciato-Termoli). Qui la minaccia è più vicina. Il decreto anti-crisi ha inserito il progetto tra le grandi opere di interesse economico nazionale. Il 14 settembre il ministero dell’Ambiente ha emesso un decreto che sblocca la Valutazione d’Impatto Ambientale. Voglio almeno sperare che Stefania Prestigiacomo non sia informata che le cantierizzazioni e le installazioni a terra incombono su un territorio particolarmente tutelato dall’Ue in quanto zona Sic (Sito d’interesse comunitario), per le sue particolari qualità naturali.