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Fabrizio Bottini
Venezia, il SUV e Tu
28 Marzo 2011
Scritti ricevuti
Il tizio che ha attraversato in macchina il ponte di Calatrava, e ha parcheggiato davanti al pozzo in un campo veneziano, ha avuto la strada spianata

La notizia pubblicata in trafiletto o poco più dai giornali nazionali pare giusto una curiosità: un gruppo di ragazzi che ha alzato il gomito ne combina un’altra, una specie di variante creativa di quei sogni in cui ci si aggira in mutande per il Vaticano. C’è lo svincolo automobilistico di Piazzale Roma, e lì in piena vista quella rampa, ripida ma non troppo, pensata dall’ingegnere archistar, poi il lastricato abbastanza liscio della spianata davanti alla Stazione con le fermate dei vaporetti, la strettoia di Lista di Spagna, infine il cul-de-sac di campo San Geremia. Già: perché non farsi un bel giretto?

Fra le varie sensazioni che ricordo abbastanza chiaramente, delle mie esperienze spaziali veneziane, c’è l’istintiva preferenza per un certo genere di ambienti urbani rispetto ad altri. Erano posti tutto sommato abbastanza diversi e sparsi per la città, ma pian piano ho iniziato ad accorgermi come mai la mia sensibilità adolescenziale reagiva in quel modo: il tocco (di solito ottocentesco o novecentesco) di qualche progettista aveva inconsapevolmente appiattito gli spazi peculiarmente veneziani a uno standard genericamente urbano, per quanto magari adattato nei particolari, nei materiali, negli interfaccia al contesto tradizionale ecc. Insomma là dentro era al tempo stesso abbastanza ovvio il fatto di trovarsi a Venezia, ma sottilmente si evocavano comportamenti e aspettative per nulla dissimili da quelle di qualunque altra via o piazza o ambito pubblico. E arriviamo ai giorni nostri.

C’è una grande area, che per chi ha appena attraversato la laguna venendo dalla terraferma mestrina rappresenta il passaggio dal resto del mondo a Venezia. Il terminal automobilistico Tronchetto-Piazale Roma, quello ferroviario di Santa Lucia e spazi circostanti, poi grosso modo una striscia irregolare che arriva sino alla barriera del Canale di Cannaregio. Quello che a parere di chi scrive dovrebbe saltare all’occhio subito, è che qui – consapevolmente o meno non saprei – tutte le grandi trasformazioni recenti paiono puntare in una unica direzione, ovvero prolungare l’ambiente di terraferma “moderno” in Venezia, anziché viceversa venezianizzare le teste di ponte automobilistica e ferroviaria. Con lo scavalcamento del canale progettato da Calatrava sostanzialmente si potenzia e rende esplicita questa infiltrazione.

Non si tratta, qui, di schierarsi pro o contro un modello o l’altro, ovvero tutela assoluta versus trasformazione o adattamento, conservazione vs innovazione eccetera. Piuttosto, il problema è capire, e semmai decidere coerentemente: si deve o non si deve creare una barriera invalicabile alla città d’acqua/pedonale, col suo delicato tessuto spaziale, permeablità, che coinvolge anche il sistema socioeconomico dei percorsi con le botteghe e via dicendo?

Il progetto di trasformazione implicito sull’asse automobilistico-ferroviario-pedonale che include il ponte di Calatrava pare spostare questa barriera in avanti, tendenzialmente verso il Canale di Cannaregio.

Cos’altro rappresenta infatti il nuovo asse di accessibilità diretta da Piazzale Roma, se non un implicito moderno shopping-mall (con le prevedibili proteste dei negozianti sull’altra riva del Canal Grande)? E i ragazzi in vena di bravate automobilistiche hanno colto in pieno l’occasione, usando coerentemente il nuovo “parcheggio di corrispondenza” a campo San Geremia.

Del resto lo diceva Henry Ford un secolo fa: la città è piena di problemi, ma per risolverli in fondo basta eliminarla, e con l’automobile si può. Resta da capire, fra picchi petroliferi e cambiamenti climatici, se il gesto marinettiano dei giovani sbucati dallo sprawl veneto non possa essere interpretato ben oltre la questione di ordine pubblico. Coi chiari di luna che girano, prima di ucciderli, come consigliava Marinetti, forse val la pena riflettere.

(di seguito: la nota di agenzia dal sito del Messaggero, e il commento di un lettore che in fondo dà quasi ragione alla mia tesi)

Venezia, in auto sul ponte di Calatrava: bravata di quattro giovani ubriachi“Impresa” alle 5 di mattina di un gruppo di amici di Jesolo. Denunce e foglio di via per tre anni

VENEZIA - Con l'auto hanno superato il Ponte della Costituzione, ideato da Santiago Calatrava, e poi hanno parcheggiato in campo San Geremia, davanti alla sede della Rai Veneto, e sono andati a fare un giro per Venezia. Quando i quattro giovani di Jesolo (Venezia), due ragazzi e due ragazze, sono tornati, hanno trovato ad attenderli gli agenti della polizia e sono stati portati in questura dove hanno cercato di spiegare le ragioni del gesto.

Il conducente è stato denunciato per guida in stato di ebbrezza.

Per ubriachezza molesta sono stati denunciati invece altri due, un ragazzo e una ragazza, che facevano parte del gruppo, mentre un quarto componente, una ragazza, è risultata sobria e nei suoi confronti non sono stati presi provvedimenti. Per tutti e tre coloro che erano in stato di ebbrezza il questore Fulvio Della Rocca ha firmato il foglio di via - ossia il divieto di rimettere piede a Venezia - per tre anni.

Il tutto è accaduto poco prima delle cinque di questa mattina.

I quattro, una volta giuntiinPiazzale Roma a bordo di una Volkswagen Polo grigia di proprietà del padre di uno dei due ragazzi, forse un po' brilli, hanno pensato bene di superare il ponte ideato da Calatrava e dopo essere passati davanti al piazzale della stazione ferroviaria si sono fermati nel primo grande campoveneziano che hanno trovato.

alla gogna! (il commento di un lettore)

Il giudice che leggerà che la patente gli è stata revocata per "passeggiata" sotto l'effetto di alcool, non potrà fare altro che annullare la revoca.

Io non capisco i commenti, chi dice che non deve guidare per 3 anni, chi dice che dovrebbero morire in un canale.

Si è un po’ perso il senso della misura. É stato un atto goliardico, immaturo, ma che di fatto non ha recato danno ne a persone ne a cose ne a loro stessi. Cosa mai dovrebbero subire?

Sopratutto, se l'auto è arrivata fino a lì vuol dire che non ha trovato barriere architettoniche che potessero impedirlo. E si applicano solo le leggi che ci sono, se ci sono. Transitare con l'auto su un sito storico, parcheggiare su una zona vietata, transitare su un ponte pedonale. Questo è quello che è successo. Queste sono le multe che prenderanno.

Tutti quelli che riempiono le code degli sportelli per contestare le multe li ritrovo qui che vorrebbero le pene esemplari, patetico.

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