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Veneto: il territorio disastrato
12 Marzo 2009
Articoli del 2009
Negli articoli e nell’intervista sul Corriere del Veneto, 12 marzo 2009, i commenti al piano casa e alla strategia delle grandi opere (m.p.g.)

"Il Veneto ha già pianificato un'offerta edilizia in eccesso"

Alessandro Zuin, intervista a Domenico PatassiniProfessor Domenico Patassini, preside della facoltà di Pianificazione del territorio allo Iuav, che impatto potrà avere il Piano casa per l'edilizia?

"È evidente che la legge nasce con un connotato anticiclico. Da un lato si propone di rilanciare i consumi sul versante del bene-casa, dall'altro, per la natura stessa dei lavori che prevede, contiene una forma di sostegno alle imprese del settore. Almeno nelle intenzioni".

Per l'appunto: queste intenzioni potranno trasformarsi concretamente in misure anticrisi?

"Studi aggiornati che ci consentano una valutazione dei benefici purtroppo non ne abbiamo, vedo che il Cresme ha cominciato, per ora, a elaborare delle stime. Dal mio punto di vista, ho una netta sensazione: il rapporto tra ciclo economico e ciclo edilizio, oggi, è molto diverso rispetto agli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso".

Secondo il suo giudizio, perché proprio il Veneto e la Sardegna fanno da capofila in Italia?

"Non è un caso. La Sardegna, per dire, viene da una fresca campagna elettorale che si è combattuta proprio su questi temi".

E il Veneto?

"Il Veneto esce da un periodo di transizione dalla vecchia alla nuova legge urbanistica regionale, in cui si sono accumulate migliaia di varianti ai Piani regolatori comunali. Questa corsa alla variante ha creato - e noi allo Iuav lo possiamo dire con cognizione di causa, poiché abbiamo studiato il fenomeno per conto della Regione una situazione di sovradimensionamento e di eccesso di offerta edilizia, già pianificata ".

Questo cosa comporta?

"Potremmo tranquillamente fermarci qui per almeno 5 anni e dichiarare una moratoria, senza che le potenzialità dell'offerta edilizia vengano minimamente intaccate".

Il presidente Galan, illustrando gli obiettivi del progetto di legge, ha indicato due bersagli precisi: la "villettopoli" veneta e i capannoni. Missione possibile?

"La legge ha un suo target ed è probabile che questi siano i segmenti che ne beneficeranno di più. Però, ripeto, parliamo di un settore che già adesso è sopra standard, non siamo certo in una situazione di carenza ".

E nei centri storici?

"In molti centri del Veneto ci sono aree dismesse o in via di dismissione, con cubature spesso notevolissime. Occorre che diventino occasione di riqualificazione per le città, più che di aumento delle volumetrie. Il provvedimento di legge, sotto questo aspetto, andrebbe meglio orientato: se c'è una cosa che non si può e non si deve fare, nei centri storici, è intervenire alla spicciolata. La manutenzione urbana è assolutamente fondamentale e costituirebbe un'opportunità enorme per il mercato ".

Il premier Berlusconi, dal canto suo, ha parlato invece di un'occasione per migliorare la "bruttissima edilizia" degli anni Sessanta. Sul fatto che sia brutta è difficile dissentire.

"Potrei presentare, come molto spesso facciamo a scuola, un corposissimo album degli orrori. Basta girare per la nostra "villettopoli", come la chiama Galan, per rendersene conto. Proprio per questo non vorrei che consentire un'aggiunta del 20 per cento, come prevede la legge, finisse per aggravare la situazione, sommando bruttura a bruttura. Meglio una politica di demolizione e ricostruzione, basata non tanto su incentivi individuali quanto, piuttosto, su programmi di riqualificazione urbana".

Venezia che cade a pezzi nel Paese dei maquillage

Roberto Ferrucci

"Piazzale Roma via Canal Grande", esclama il marinaio che ha appena legato il motoscafo linea 52 all'imbarcadero. Utenti stupiti per l'itinerario inatteso e lui: "È crollata la riva di Santa Marta".

Un altro pezzo di Venezia che va giù. Aggiungeteci ponti che si crepano, frammenti marmorei di Palazzo Ducale che precipitano al suolo, cornicioni traballanti. Insomma, Venezia cade a pezzi. E per rimetterla a nuovo, tocca accettare i soldi di chi vuole fare una inestimabile pubblicità ai propri prodotti piazzando davanti ai restauri i loro marchi in formato gigante. Non c'è altro da fare, in questo paese i soldi pubblici per le piccole ma fondamentali cose di tutti i giorni non ci sono più. In questo paese, ormai, viene privilegiata solo la facciata, un appiattimento alla forma, alla vetrina.

Chissenefrega del contenuto.

Che altro sono del resto le grandi opere tanto sbandierate se non la messa in mostra di un paese che dietro la facciata nasconde la sgangheratezza di una quotidianità ormai fuori controllo? E che cosa sono i tagli quasi totali alla cultura e all'struzione se non la rinuncia manifesta al contenuto? Il contenuto che ti fa crescere, che arricchisce menti e anime, non le tasche, non nell'immediato, almeno. E allora via col Mose, già anni fa, opera mastodontica, tutti i soldi concentrati lì per mostrare al mondo chissà cosa e nascondere, invece, dietro la facciata, l'incapacità di occuparsi del quotidiano.

Che senso ha il ponte sullo Stretto quando poi le due regioni che unirà hanno strade che assomigliano a mulattiere? E che senso ha parlare di treni ad alta velocità quando poi i treni di tutti i giorni cadono a pezzi, offrono agli utenti un servizio da paese in via di sviluppo? È la politica dello schermo, quella in atto. È l'equivalente della televisione che invece di mostrarti la realtà, di raccontarti come va il mondo, si concentra in reality show e cronaca spicciola atta ad alimentare paure e intolleranze. La gestione del paese Italia è una gestione di facciata. Una continua e infinita operazione di maquillage, di abbellimento del fuori, dello schermo. E allora, come si esce dalla crisi, quali soluzioni adottare? Semplice, aggiungendo, per esempio, protesi alle proprie ville, ingrandendole, abbellendole.

Così, mentre il paese va a pezzi, gli unici a non essere in crisi sono gli estetisti, perché alle sopracciglia scolpite — maschi e femmine — non si può rinunciare, così come al tatuaggio e al piercing. C'è da tenere in piedi lo show dello schermo, mettere in mostra la facciata, attitudine spiccatamente italiana. Così le costosissime e probabilmente inutili grandi opere vanno avanti, e intanto il paese, Venezia, i treni, le strade della Sicilia, cadono a pezzi.

Come le nostre anime, del resto.

Piano casa, il centrodestra accelera. Le opposizioni: pronti alle barricate

Michela Nicolussi MoroMaggioranza e opposizione preparano la battaglia in Consiglio regionale per l'approvazione del piano casa, varato martedì dalla giunta. Sta ai capigruppo evitare che il progetto di legge voluto dal governo Berlusconi per rilanciare l'economia e recepito subito dal Veneto non ammuffisca per mesi agli ultimi punti dell'ordine del giorno. Ipotesi che Remo Sernagiotto (Fi) e Piergiorgio Cortelazzo (An) spazzano via: "Già la prossima settimana il testo approderà in commissione Urbanistica, che lo licenzierà nel giro di dieci giorni, ed entro il 10 aprile riceverà il via libera anche dal consiglio. Siamo d'accordo tra capigruppo di centrodestra. In un momento così difficile, tutto quello che serve a rimettere in moto l'edilizia va promosso subito e poi il provvedimento uscito dalla giunta è perfetto: nessuna cementificazione selvaggia".

"Non ostacoleremo l'iniziativa del governo — aggiunge Onorio De Boni (Udc) — approveremo il piano prima della campagna elettorale". Cronometro alla mano anche per Nereo Laroni (Nuovo Psi): "Questi dispositivi contingenti o passano subito o non hanno più senso. La crisi c'è adesso perciò il progetto, di qualità, non può aspettare i soliti tempi del consiglio, deve avere la precedenza". L'unica condizione la pone Gianpaolo Bottacin (Lega): "Avanzeremo una proposta per migliorarlo, cioè l'inserimento degli incentivi per chi allarga o riqualifica un immobile".

Il centrodestra appare dunque compatto, ma se davvero punta alla rapida approvazione sarà meglio si presenti in aula al gran completo, perchè il centrosinistra non garantisce certo l'assist.

Presenteremo emendamenti — attacca Giovanni Gallo (Pd) — così com'è, la legge non ci convince. Non contiene la vera novità del piano casa, cioè il finanziamento dell'edilizia residenziale pubblica, necessario ai meno abbienti". "Farò di tutto perchè non passi — incalza Pierangelo Pettenò (Rc) — è un'azione che punta a riempire il Veneto di cemento. E poi, in una regione in cui si stanno cancellando centinaia di posti di lavoro chi ha i soldi, almeno 300 mila euro, per demolire e ricostruire?". Ironico Nicola Atalmi (Pdci): "Gli unici beneficiari saranno gli immigrati impiegati nell'edilizia. Ringraziamo la giunta per la sensibilità, ma se pensa di rilanciare l'economia con la liberalizzazione degli abusi edilizi ci riduce a Paese da Terzo Mondo. Cominciamo invece a ripopolare i centri storici, a restaurare gli alloggi popolari e ad abbassare gli affitti: il problema casa tocca chi non ce l'ha, non chi vuole allargarla. Inoltre gli sconti sugli oneri di urbanizzazione svuoteranno le già povere casse dei Comuni".

Nessun "prego s'accomodi" nemmeno da Gustavo Franchetto, vicecapogruppo del-l'Idv: "No a tutto ciò che significa slalom delle regole. Il piano crea conflitti tra cittadini: ognuno guarderà il proprio, senza considerare eventuali danni al prossimo. Risolviamo piuttosto il problema delle migliaia di appartamenti rimasti invenduti perchè la gente non ce la fa a pagare il mutuo. Diamole i mezzi, con lavori sicuri e stipendi adeguati". Avverte Gianfranco Bettin (Verdi): "Cercheremo di migliorare il dispositivo, che altrimenti bocceremo. Lavoreremo sul ricostruire per riqualificare, ma senza aggiungere altro cemento. Sennò il progetto rischia di essere un'ulteriore facilitazione al saccheggio del territorio ".

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