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Renzo Mazzaro
Veneto City spacca il gruppo consiliare del Pd in Regione
17 Dicembre 2011
Veneto
Lo scandalo gemello di tessera City: un'altra città della speculazione contemporanea (e bipartisan) sulla riviera del Brenta.La Nuova Venezia, 17 dicembre 2011

L’ultima battaglia sul megainsendiamento che cambierà le abitudini a mezzo Veneto si combatterà martedì prossimo in consiglio comunale a Dolo. Anche se si chiama Veneto-City e non Dolo-City. Perché una decisione regionale di questa portata - 2 milioni di metri cubi di cemento! – debba pesare sulle spalle di un sindaco, ultimo anello della catena di comando, potrebbero spiegarlo solo gli amministratori regionali che hanno costruito in 10 anni le condizioni perché avvenisse. L’ultimo arrivato, il presidente Luca Zaia, si chiama fuori dicendo che ha trovato tutte le procedure completate. Una per la verità non lo è del tutto: il Piano territoriale regionale di coordinamento (Ptrc) in cui per la prima volta nel 2008 è stata inserita Veneto City, è stato adottato dalla giunta Galan ma non approvato dal Consiglio. Il quale si è cimentato su questa faccenda martedì 6 dicembre, in una seduta straordinaria chiesta dal centrosinistra. E’ saltato fuori che esiste un’opposizione alla colata di cemento anche nel centrodestra. Chiunque, seriamente intenzionato ad opporsi, avrebbe colto l’occasione per cercare convergenze e far nascere una maggioranza trasversale. Non la capogruppo del Pd Laura Puppato e il vice Lucio Tiozzo, che conducevano il dibattito: invece di chiedere un rinvio in commissione per cercare una sponda o valutare almeno l’ipotesi, hanno preferito andare al voto. Ovviamente perdendo: 18 a 23. Adesso tutti potranno dire che il Pd veneto era contrario, purtroppo è in minoranza e non ha potuto fermare l’operazione.

Contrarietà di facciata, politica dei due forni. Vecchi metodi, che in questa legislatura si sono venuti sommando ad altri disagi verso la conduzione del Pd. Siamo arrivati alla dissociazione fisica: quanto di più dirompente potrebbe esserci, eppure nessuno ne parla. Mauro Bortoli, consigliere di Padova, già segretario provinciale e poi regionale del Pci-Ds, ha scelto un posto lontano dal gruppo per segnalare lo stacco che intende avere. Il Pd occupa l’ala a sinistra del presidente, Bortoli se ne sta in fondo all’emiciclo, neanche fosse in castigo. Scelta considerata bizzarra e invece motivata da ragioni politiche che l’interessato non esita a confermare: «Mi sono impegnato a far nascere il Pd, ci ho creduto fino in fondo, ma oggi non ne sono più tanto contento. E’ rimasto un contenitore dove c’è dentro tutto. Mi rendo conto che la politica è solo propaganda, così me ne sto a latere. Do il mio contributo. Rispondo a me stesso, ho una posizione critica ma non creo problemi. Non ho fondato correnti, non so quanti la pensano come me. Spero che si avvii una discussione».

Tra gli altri articoli sulla vicenda vedi del 9 agosto

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