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Antonio Cianciullo
Vandana Shiva: “Fermate i ladri di territori fertili”
8 Maggio 2015
Invertire la rotta
L’ambientalista indiana ha presentato il manifesto Terra Viva. In calce il link per scaricare il testo integrale

L’ambientalista indiana ha presentato il manifesto Terra Viva. In calce il link per scaricare il testo integrale

«Le multinazionali non nutrono il pianeta. Lo affamano. Dobbiamo fare di tutto per difendere un modello agroalimentare fondato sull’agricoltura familiare come quello italiano, europeo e di molti altri Paesi. Dobbiamo riaffermare l’orgoglio dei tanti piccoli agricoltori di tutto il mondo che hanno mantenuto a costo di grandi difficoltà i loro campi e che li coltivano con i metodi biologici ed ecologici». È il messaggio che emerge dal manifesto Terra Viva, che la leader ambientalista indiana Vandana Shiva (a sinistra), presidente dell’associazione Navdanya International, ha presentato nei giorni scorsi a Cascina Triulza.

Il testo è un atto d’accusa contro un sistema economico- finanziario che, oltre a spingere le specie verso l’estinzione e portare gli ecosistemi al collasso, si è posto al di sopra della società, al di fuori del controllo democratico spostando l’attenzione dalla produzione reale all’astratta moltiplicazione del capitale. Le conseguenze di questo processo sono state devastanti (perdiamo 24 miliardi di tonnellate di suolo fertile all’anno) e il futuro minaccia di essere peggiore: da oggi al 2030 è prevista una crescita dell’area urbanizzata pari a 1,2 milioni di chilometri quadrati, una superficie equivalente a quella del Sudafrica.

«La battaglia comunque non è persa», afferma Vandana Shiva. «Con l’agricoltura biologica si possono combattere l’erosione e l’impoverimento del suolo rallentando il cambiamento climatico. C’è la possibilità di recuperare 2 miliardi di ettari di terreno degradato: un’operazione che comporterebbe l’assorbimento di 3 miliardi di tonnellate di carbonio all’anno, il 30 per cento di quello emesso bruciando combustibili fossili». Ma per raggiungere questo obiettivo, secondo l’ambientalista indiana, sono necessarie due condizioni. La prima è fermare il land grabbing, l’accaparramento di suoli fertili. Le multinazionali, sostenute dai sussidi pubblici, si stanno impossessando delle terre dei piccoli coltivatori che a livello globale producono il 70 per cento degli alimenti, causando una nuova ondata di massicce spoliazioni di poveri. La percentuale di ricchezza posseduta dall’1 per cento più abbiente della popolazione mondiale è passata dal 44 per cento del 2009 al 48 per cento del 2014. Il patrimonio delle 300 persone più ricche vale più della somma del Pil dei 29 Paesi più poveri. La seconda è dare spazio alla nuova agricoltura che rovescia lo schema degli ultimi decenni: invece di consumare energia la produce, invece di contribuire alla crescita dell’effetto serra la frena. L’agricoltura biologica ha la possibilità di catturare ogni anno due tonnellate di CO2 per ettaro: una formidabile arma per centrare l’obiettivo del contenimento della temperatura entro i 2 gradi di aumento, la soglia oltre la quale il cambiamento climatico diventerebbe catastrofico.

Qui il collegamento per scaricare il testo integrale

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