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"Valori e vincenti"
19 Aprile 2004
Lettere e Interventi
Stefano Fatarella (Udine), 22.04.2003

Ho appena letto il tuo commento a presentazione dell'articolo di D'Avanzo. E i giovani, chiedi. Senti questa.

La mattina del sabato su Rai3, dalle 8 alle 9, mandano in onda una trasmissione, spesso di interesse che si chiama "Talkshow". È condotta da uno brevetto che lavorava fino a non molto tempo addietro a TeleChiara, tv della Curia di Padova. La trasmissione analizza in maniera approfondita diversi programmi televisivi tipo talkshow con l'ausilio di un docente della Cattolica di Milano, di un gruppo di studenti, credo di sociologia, in veste di analizzatori, di una critica televisiva dell'Avvenire. Non mi scandalizzo affatto che siano tutti cattolici; anzi meglio i cattolici intelligenti che altri imbusti indecenti.

Mi ha colpito ieri mattina, piuttosto, una notazione a proposito di un talkshow che veniva analizzato e che, come diverse trasmissioni in questo periodo, trattava di Gesù Cristo. In quella trasmissione si dice che un sondaggio rivolto ai giovani ha visto risposte sconcertanti. Alla domanda che ne pensi di Cristo, la risposta è stata che mai e poi mai avrebbero seguito uno che è un perdente.

Non perchè Cristo dice cose sbagliate, ingiuste, propugna idee folli; le idee, i valori, i principi, non contano. La discriminante che conta è vinci/perdi, successo/nessuno, ricchezza/normalità. Ripugnante ? Si, certo. E il signor B. lo ha capito, da mò. Pensi per davvero che si scandalizzino i giovani e gli Italiani per le cose che dice e fa impunemente ? È il loro modello, per molti. È un vincente.

C'è un silenzio tutto intorno che fa rumore. Dum spiro spero. Dubbi.

D’accordo, ogni pessimismo è lecito; anzi, giustificato. Ma, dum spiro spero! Da qualche parte si comincerà pure a uscire alla luce. Sarebbe bello se poi, “dopo”, ci ricordassimo delle mille compiacenze, miopie, tatticismi, doroteismi, personalismi, piccole avidità, vanità, aridità hanno provocato la vittoria del peggiore gruppo dirigente che il paese abbia mai avuto, e che aveva già messo radici lunghe e profonde tra la “gente”. Ce ne ricordassimo non per colpire chi ha sbagliato, ma per non sbagliare più.

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