Lunedì scorso sono cominciati i sondaggi geognostici in Valsusa in vista del progetto preliminare della linea Av–Ac (Alta velocità e Alta capacità) Torino–Lione. C’è tempo soltanto fino al 31 gennaio per completare questa fase dei lavori, altrimenti si perderanno 670 milioni di euro di fondi europei. Ne parliamo con Marco Ponti, docente di Economia dei trasporti al Politecnico di Milano.
I media parlano di “opera finalmente al via”. E’ così?
Si tratta di un progetto estremamente controverso e costoso, per cui non è affatto chiaro se vi saranno le risorse con tempi certi. Il rischio maggiore è la partenza del cantiere a singhiozzo, per fini elettorali o industriali, e un’opera mai finita, con costi altissimi per la collettività: basta vedere cosa è successo per altre tratte Av, o per la Salerno–Reggio Calabria.
I NoTav vengono spesso dipinti come antimodernisti nemici del progresso ma spesso si limitano a contestare l’utilità dell’opera.
Certo, la scarsa utilità dell’opera accentua giustificatamente le resistenze locali, e i No Tav si dimostrano anche tecnicamente preparati, al contrario di altri gruppi di protesta con più forti componenti opportunistiche.
In Valsusa esiste già una linea ferroviaria su cui, peraltro, transitano i treni veloci francesi. Perché l’Opzione Zero (l’ammodernamento della linea già esistente) non è mai stata considerata?
L’ammodernamento è già avvenuto e la linea attuale è in grado di soddisfare la domanda merci, che comunque non è interessata alla velocità, per moltissimi anni futuri. La domanda passeggeri stimata ufficialmente è esigua.
Secondo Ltf (la società che costruisce la Torino-Lione) il traffico merci aumenterà fino a 45 milioni di tonnellate all’anno, dunque la linea è necessaria.
Si tratta di numeri del tutto privi di fondamento scientifico: attualmente la domanda è intorno ai sei milioni di tonnellate, e non cresce da un decennio. D’altronde, è una valutazione certo non neutrale, e che nessuno è interessato a verificare, né oggi né domani. Tanto pagheranno i contribuenti.
È vero che in Francia sono già avanti coi lavori e nessuno si oppone?
Quando arrivano fiumi di denaro dal centro è difficile opporsi, se non in modo strumentale. Però mi risulta che in Francia hanno speso comunque una quota piccolissima dei costi totali, tra l’altro difficilmente conoscibili.
Qualche punto a favore della Torino-Lione?
Certo: è una spesa pubblica molto più sensata di quella in armamenti.
È il miglior passaggio possibile, quello della Val di Susa?
Mi risulta il peggiore possibile, perché aumenta i costi di un’opera di molto dubbia utilità di circa due miliardi, dalle ultime informazioni in mio possesso.
Cosa succederà adesso?
Credo che i lavori partiranno. Poi si proseguirà a singhiozzo in funzione dei soldi (nostri) disponibili. Se l’opera verrà mai finita, tra vent’anni si constaterà che sono soldi buttati. Ma chi sarà chiamato a rispondere?