Tra i punti principali posti dall’assessore Marson all’attenzione della affollata platea in Sala Pegaso, c’è il fatto che il governo prevede di distribuire ulteriori quote edificatorie, anziché fissare degli obiettivi quantitativi di riduzione del consumo di suolo. “Nelle Regioni più avanzate – ha detto Marson – con una solida tradizione pianificatoria come la Toscana, vengono fatti molti sforzi per ridimensionare le previsioni eccessive degli strumenti urbanistici più datati. Non è sempre facile rivedere le previsioni urbanistiche già in essere, ma c’è una differenza sostanziale tra rispettare le previsioni operative conformative della proprietà privata e far salve invece tutte le espansioni pensate sul lungo periodo come quelle dei piani strutturali”.
“La Regione Toscana in questa legislatura – ha chiarito Marson – ha messo a punto nuove politiche di contrasto al consumo di suolo nel governo del territorio, i cui risultati saranno pienamente apprezzabili soltanto in futuro. Per quanto riguarda invece la qualità del territorio e del paesaggio, nella nuova redazione del Piano paesaggistico regionale stiamo lavorando a una interpretazione strutturale basata su idrogeomorfologia, ecosistemi, sistemi insediativi policentrici, e territorio rurale. Per ora abbiamo ottenuto, primi in Italia, la validazione da parte del Mibac del lavoro di vestizione dei vincoli per decreto”.
Sugli aspetti quantitativi del consumo di suolo sono stati affinati i sistemi di monitoraggio sul consumo di suolo, e introdotti nuovi indicatori di valutazione degli effetti indotti dalle nuove urbanizzazioni sul territorio e sul paesaggio, come quello della frammentazione.
E’ stata rafforzata l’attività di verifica della coerenza tra Piano di indirizzo territoriale regionale e la pianificazione urbanistica locale, attraverso le osservazioni e, quando necessario, il ricorso alla conferenza paritetica interistituzionale. Le diverse integrazioni alla legge regionale sul governo del territorio, necessarie per recepire provvedimenti nazionali, sono state usate al fine di iniziare a diversificare le procedure per il riuso delle aree già urbanizzate rispetto al nuovo consumo di suolo agricolo. Ciò sia nel 2011 con la legge 40, che ha introdotto una nuova norma per la rigenerazione urbana, che con la legge 52/2012 che disciplina le procedure per le grandi superfici di vendita, differenziandole a seconda che interessino edifici già esistenti o nuove aree agricole, e prescrivendo in questo ultimo caso la pianificazione sovracomunale e la distribuzione degli oneri di urbanizzazione tra tutti i comuni.
“Più in generale – ha proseguito Marson – con la revisione organica della legge 1 che presenteremo a breve, il principio che nuovi impegni di suolo sono consentiti esclusivamente qualora non sussistano alternative di riutilizzazione e riorganizzazione degli insediamenti e delle infrastrutture esistenti, sarà sostenuto da dispositivi operativi efficaci a garantirlo”.
“Ma una volta fermato il consumo di suolo – si chiede Marson – come si garantisce la qualità del territorio non consumato? Nel caso del Parco agricolo della Piana, ad esempio, abbiamo approvato la salvaguardia su circa 7.000 ettari di aree in gran parte agricole, sottoposte a straordinarie pressioni edificatorie in quanto comprese all’interno dell’area urbanizzata più estesa della Toscana. La sfida ora è di riuscire a promuovere per tali aree politiche integrate capaci di valorizzarne l’uso agricolo e la multifunzionalità ambientale e paesaggistica”.
“In generale – ha concluso Marson – la posta in gioco per l’intera regione è quella di un efficace integrazione delle politiche settoriali nella cura del territorio, con la sfida di una nuova visione capace di conciliare lo sviluppo produttivo e sociale con la valorizzazione del capitale territoriale toscano e con l’esigenza di adattamento ai cambiamenti climatici. E qui torniamo al paesaggio nella sua interpretazione non solo estetico-percettiva ma strutturale”.
Settis: “Diamo un taglio lineare al consumo del suolo”
“Per difendere il nostro paesaggio serve un atto simbolico e concreto insieme: diamo un taglio lineare al consumo del suolo, chiedendo ai Comuni di diminuire del 2% il suo utilizzo”. Lo ha detto l'Accademico dei lincei e autore di “Paesaggio Costituzione e cemento”, intervenendo questa mattina al Convegno “Uso versus consumo del territorio rurale” organizzato dalla Regione Toscana presso la presidenza in Palazzo Strozzi Sacrati in piazza Duomo a Firenze.
Settis ha detto di aver inviato una proposta in questo senso al ministro dell'agricoltura Mario Catania, presente anch'egli al convegno e lo ha elogiato per aver posto attenzione alla questione del consumo del suolo agricolo, presentando un disegno di legge che ha giudicato buono, anche se migliorabile.
“Niente può tutelare meglio il nostro paesaggio – ha precisato Settis – di un'agricoltura di qualità e di fronte ad un numero di appartamenti costruiti negli ultimi anni che è 387 volte superiore al numero di nuovi abitanti, servirebbe una legge composta da un solo articolo, capace di incentivare i consumi a chilometri zero e anche il lavoro in agricoltura. L'hanno fatta in Brasile e prevede che ogni mensa utilizzi per almeno il 30% i prodotti agricoli di aziende locali”. Lo studioso ha detto poi che ogni anno a novembre ci sbalordiamo del fatto che l'Italia frana, ma dobbiamo sapere che siamo il Paese più franoso d'Europa e che a questo occorre porre rimedio.
A questo scopo ha illustrato infine alcune proposte migliorative del decreto sulla protezione del suolo agricolo, affermando che il Parlamento può trasformarlo in legge prima della fine della legislatura e augurandosi che il ministro abbia la forza per ottenerne la conversione.
Rossi: “In Toscana importanti cambiamenti nelle politiche del territorio”
“Siamo a metà della legislatura e possiamo dire che la Toscana ha compiuto importanti passi avanti nel cambiamento delle politiche del territorio”. E’ la valutazione espressa oggi dal presidente Enrico Rossi nel suo intervento al convegno “Uso versus Consumo del territorio rurale”, che si è svolto nella sede regionale di Palazzo Strozzi Sacrati a Firenze.
“Fin dal nostro programma di legislatura – ha proseguito – abbiamo puntato quanto più possibile sulla salvaguardia del territorio agricolo e la tutela del paesaggio. Questa idea, combinata con il rilancio del manifatturiero, ci è sembrata l’unica in grado di far ripartire uno sviluppo di qualità nella nostra regione. Abbiamo ripreso una discussione positiva e utile con i comuni per quanto riguarda i piani strutturali, abbiamo compiuto un altro passaggio straordinario con la “vestizione” dei vincoli. Con la revisione della Legge 1 punteremo, non in modo generico, sul riuso”.
“A tutto questo – ha continuato Rossi – aggiungo altre due svolte non meno radicali: il divieto a costruire nelle zone ad alto rischio idraulico, che costituiscono il 7% del territorio pianeggiante della Toscana, e la riforma dei Consorzi di bonifica, che vogliamo finalizzare alle attività di manutenzione. Tutto ciò mi sembra infine possa costituire una buona base per un accordo con il governo, nello spirito di qella visione complessiva del governo del territorio che ispirò anche l’attività di un grande presidente toscano, Granfranco Bartolini”.
“Questo convegno – ha concluso il presidente – ha cercato di ricollegare politica e pensiero, la politica, che pensa troppo poco, con gli intellettuali, a volte troppo distanti dalla concretezza. Purtroppo il tema della qualità dello sviluppo è assente dal dibattito politico attuale, pensiamo alla ripresa come a un riavvio che riprodurrà le linee di tendenza del passato. Invece dobbiamo affrontare il problema della gestione della finanza internazionale, della redistribuzione della ricchezza, della definizione di nuovi consumi. L’idea di una austerità fatta pagare solo ai ceti più deboli non è condivisibile, mentre è una idea di cambiamento del modo di produrre e di consumare quella su cui dobbiamo lavorare di più”.
Petrini cita Pasolini: “ Il giorno in cui questo paese perderà contadini e artigiani non avrà più storia”
“La terra è il vero bene comune ed è una risorsa non rinnovabile. E l’agricoltura è il bandolo di tutto. Il problema è che manca la terra per i giovani, ma mancano anche i giovani per la terra. Siamo davanti a una crisi sistemica, entropica. O cambiano i paradigmi, il modello di sviluppo, oppure arriviamo a un punto di non ritorno. L’agricoltura deve ridiventare centrale. Non bastano i pannicelli caldi per curare il malato-terra”. Così Carlo Petrini, presidente di Slow Food internazionale, che oggi è intervenuto a Firenze alla tavola rotonda organizzata dalla Regione Toscana su “Uso vs.consumo del territorio rurale”.
Nel suo intervento in Sala Pegaso Petrini ha affermato di apprezzare la filosofia che ispira il disegno di legge del governo per fermare il consumo di suolo proposto dal ministro per le politiche agricole e forestali Mario Catania, seduto accanto a lui al tavolo regionale. “Se c’è un buon intendimento, non ci si deve lamentare. Questo è il primo ministro che fa qualcosa in questa direzione. Bisogna solo mettere mano ad alcuni aspetti tecnici. Il vero rischio è che il disegno di legge non venga preso in esame ora e che sia rimandato al prossimo governo. Peraltro i candidati alle primarie mi sembrano silenti in tema di agricoltura”.
“Oggi la popolazione contadina – prosegue Petrini – è il 3% e molti hanno più di 60 anni. Bisogna invertire la tendenza, i nuovi contadini devono diventare i nuovi presidi del territorio. Giovani che non vogliono fare la vita grama dei padri, ma che sono consapevoli che la perdita dell’agricoltura è una perdita di coesione sociale e che il rapporto contado-città, nato proprio in Toscana con le botteghe artigiane come terzo elemento costitutivo, è la prima espressione sociale di civiltà. Non dimentichiamoci delle parole di Pasolini che in uno dei suoi Scritti corsari afferma che il giorno in cui questo paese perderà contadini e artigiani non avrà più storia”.
“Dovere primario della politica – dice Petrini rivolgendosi al ministro Catania, al presidente Rossi, agli assessori Marson e Salvadori – è porre l’agricoltura al centro, darsi da fare perché sia una opzione praticabile e promuovere con tutti i mezzi il ritorno alla terra di molti giovani, garantendo una retribuzione adeguata a un lavoro fondamentale che è manutenzione del territorio, prevenzione, salvaguardia della memoria collettiva e cura della bellezza del paesaggio. Non è solo questione di leggi, ma di filosofia, dobbiamo dare ai giovani la prospettiva di un progetto di vita. In questo dobbiamo essere tutti complici”.
2007-2010: più di 3.000 ettari di urbanizzazioni a spese del territorio rurale.
Sono 197.000 gli ettari di superficie urbanizzata del territorio toscano al 2010, pari all’8,53 del territorio regionale che si estende su una superficie di 2.298.869 ettari. Questo in base al monitoraggio sull’uso del suolo effettuato dagli uffici regionali sulla base di una rilevazione condotta secondo le metologie europee del Corine Land Cover, ma con un dettaglio ed una precisione confrontabili con quelli della cartografia regionale in scala 1:10.000.
Dal 2007, con l’obiettivo di reiterare il monitoraggio ogni tre anni, tutto il territorio regionale viene analizzato e classificato per verificarne le variazioni: questo consente di ottenere affidabili statistiche per valutare i trend di modifica del suolo. Sappiamo quindi che al 2010 la superficie agricola è pari a 882. 740 ettari (38,40%), quella boscata è pari a 1.198.257 (52,12%), e quella urbanizzata è di 196.198 ettari (8,53%). Al 2007 la superficie agricola corrispondeva a 885.801 ettari (38,53%), quella boscata era pari a 1.198.630 (52,14%), e quella urbanizzata a 192.926 ettari (8,39%), testimoniando quindi un incremento tra il 2007 e il 2010 di 3.272 ettari di superficie urbanizzata a spese della superficie agricola che infatti è calata di 3.061 ettari. Quella boscata è calata nel triennio di 373 ettari.
Questi sono alcuni dei dati relativi al territorio toscano presentati all’inizio della tavola rotonda “Uso vs.consumo del territorio rurale” che si è svolta oggi nella sede della Presidenza della Regione Toscana. I dati sono ora consultabili anche sul sito della Regione Toscana, alla voce “Territorio”.
La variazione media annua tra il 2007 e il 2010 indica una crescita dell’urbanizzato pari allo 0,047% che corrisponde ad un aumento del consumo medio giornaliero di 2,99 ettari in questi tre anni. Tra il 1954 e il 1978 si attestava sui 4,83 ettari, per salire ai 4.97 ettari di consumo giornaliero nel decennio 1978-88. Tra il 1988 e 1996 la media giornaliera era di 3,42 ettari, e tra il 1996 e il 2007 di 4,19.
Le stime ed i trend per i periodi antecedenti al 2007, e per la precisione relativi agli anni 1954, 1978, 1988, 1996 e 2007, sono stati ricavati con una classificazione di tipo campionario, più rapida e meno costosa, che consente una analisi anche a ritroso nel tempo, sulla base di ortofotocarte disponibili per diversi anni per l’intero territorio regionale.
Presentati anche i dati sull’abbandono del territorio rurale: sono quasi 236 mila gli ettari di superficie agricola utile abbandonati dal 1982 al 2010 in Toscana secondo l’Istat, mentre in base ai dati Artea, più accurati, tra il 2006 e il 2010 si calcola l’abbandono di 95.863 ettari con una media annua più elevata. Si conferma quindi un evidente processo di abbandono dei territori agricoli.
Sono stati anche analizzati i piani strutturali di 143 comuni (pari alla metà circa di quelli toscani e al 37% del territorio regionale) da cui è emerso che le previsioni di consumo di suolo solo in questi comuni sono pari a 48,9 milioni di metri quadri di Sul (superficie utile lorda) cui vanno aggiunte tutte le superfici per le urbanizzazioni e gli standard urbanistici. In queste previsioni solo il 6,5% riguarda il riuso dell’esistente, mentre il 23,3% è destinato a scopo residenziale, il 29,3% a edifici industriali/artigianali e il 3,8% a fini commerciali. Negli strumenti urbanistici comunali il rapporto tra nuovi impegni di suolo e riuso è quindi pesantemente a favore del primo.