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Uniti nella lotta per normalizzare l’informazione
26 Agosto 2009
Articoli del 2009
Lottizzazione sfrenata per occupare l’unica poltrona della Rai che esprime ancora aneliti di libertà e buoni servizi. Tutti coinvolti. Perché il centrosinistra non cambiò nulla? Articoli da la Repubblica (Favale) e il manifesto (Bongi), 26 agosto 2009

la Repubblica

Pdl all´attacco di RaiTre spuntano Minoli e Mentana

Sotto tiro i programmi di Fazio, Dandini, Gabanelli

di Mauro Favale

ROMA - All´attacco di Raitre. Con l´obiettivo di ammorbidire l´unica rete Rai sgradita a Palazzo Chigi e mettere da parte Fabio Fazio, Luciana Litizzetto, Milena Gabanelli e Serena Dandini. Un disegno che prevede il cambio del direttore di Raitre Paolo Ruffini con Giovanni Minoli. Sembra questo l´obiettivo di Berlusconi e del direttore generale di Viale Mazzini Mauro Masi. Ed è ai «colpi di mano» che il Partito Democratico prova a trovare un argine.

Lo scontro al settimo piano di Viale Mazzini è aspro. Masi annuncia che le «nomine devono restare slegate dal congresso Pd», adombrando l´ipotesi che i "frenatori" al cambio dei vertici di Tg3 e RaiTre siano proprio i consiglieri di opposizione in Cda. Nino Rizzo Nervo e Giorgio Van Straten rigettano al mittente le accuse.

La quiete sulla Rai è durata il tempo di un temporale estivo. Nemmeno due settimane di tregua. E ora si ritorna a parlare di nomine in vista del prossimo Cda del 9 settembre. Obiettivi puntati sulla terza rete. Diretta da Paolo Ruffini dal 2002, aspramente criticata da Silvio Berlusconi nelle sue ultime uscite oggetto, pare, di un tentativo di "normalizzazione". Che il direttore generale proverebbe ad attuare portando in Cda un nome solo: Giovanni Minoli. Su di lui puntano Berlusconi e Masi. Ma il direttore di Rai Educational e Rai Storia, storico volto tv, ha una controindicazione di carattere anagrafico: è a otto mesi dalla pensione, visto che nel maggio del 2010 compie 65 anni. I più maliziosi, poi, ricordano le telefonate intercettate un anno fa ad Agostino Saccà che, da direttore di Rai Fiction, vicinissimo al Cavaliere, cercava di tessere una tela per portare Minoli alla direzione generale. Potrebbe passare dall´inventore di Mixer il ridimensionamento di "Report", "Che tempo che fa", "Parla con me"? Rizzo Nervo si guarda bene dal commentare quelli che definisce "nomi d´agosto". Però conferma: «Prima di qualsiasi cambio Masi ci deve dire esplicitamente che non ha intenzione di toccare né la satira né l´inchiesta di RaiTre. Se non ci dà questa garanzia ogni nome che propone diventa discutibile». Senza trascurare il fatto che, da sempre, le nomine per la Terza Rete, per consuetudine assegnate al centrosinistra, sono sempre state concordate.

La quadratura del cerchio, per il Pd, sarebbe mantenere Ruffini alla Rete e promuovere Bianca Berlinguer alla direzione del Tg3. Trovando una collocazione adeguata (probabilmente all´estero) per l´attuale direttore Antonio Di Bella. Proposte che il Pd afferma di aver avanzato al dg già prima della pausa estiva, per fugare i dubbi di voler attendere il congresso e i nuovi equilibri interni ai democratici. Masi, però, avrebbe detto di no, puntando ad un cambio di Ruffini e proponendo per l´attuale direttore di Rete una ricollocazione al Gr Parlamento. Una proposta definita dal Pd «indecente».

Il totonomine impazza e vedrebbe alla direzione del Tg3 anche Enrico Mentana o Barbara Palombelli. Il primo "epurato" da Canale 5 dopo aver denunciato che Mediaset era diventata «un comitato d´affari». La seconda è giornalista e scrittrice. La destra attacca parlando di «lottizzazione». Vincenzo Vita, Pd, membro della Commissione di Vigilanza risponde: «C´era una volta la lottizzazione. Ora, invece, c´è la berlusconizzazione della Rai». Con Di Pietro che accusa: «Ormai il servizio pubblico è una costola di Mediaset. Chiamiamola Raiset».

il manifesto

Raitre, il Cavaliere tenta il «filotto»

di Micaela Bongi

Il colpo di mano non sarà facilissimo né, eventualmente, immediato. Ma ormai l'allarme per le sorti del Tg3 e di Raitre è scattato. Il sogno proibito di Silvio Berlusconi - «normalizzare» il terzo canale - potrebbe diventare realtà, anche grazie alla battaglia intorno alla «riserva indiana» dell'attuale opposizione aperta tra le varie anime del Pd.

Nel partito si esclude che qualcuno - in particolare il segretario Dario Franceschini che puntava a mantenere l'attuale assetto - abbia chiesto, all'inizio dell'estate, il rinvio delle decisioni a dopo il congresso di ottobre. Più difficile negare che su chi dovrà dirigere la rete e la testata le opinioni nei democrat siano piuttosto diverse, soprattutto per quanto riguarda la prima, guidata ora dal cattolico Paolo Ruffini. E' un fatto che, dopo un tira e molla, per Tg3 e Raitre il rinvio all'autunno è stato deciso, complici anche le divisioni nella maggioranza su chi, tra Alberto Maccari, area pidiellina forzista, e Alessandro Casarini, leghista, dovrà dirigere la testata regionale. E nella polemica agostana sull'incertezza per le sorti del terzo canale - polemica rilanciata con forza domenica dal Corriere della sera - il Pdl si inserisce a gamba tesa, cercando e a quanto pare trovando sponda anche in pezzi di Partito democratico per procedere alla sostituzione di Ruffini e Antonio Di Bella, attuale direttore del tg.

E così ieri tra viale Mazzini e le location estive dei partiti risuonava il tam tam: per Raitre è pronta la nomina di Giovanni Minoli, mentre a dirigere il tg potrebbe arrivare Enrico Mentana. Decisa anche la sostituzioni di Corradino Mineo, direttore di Rainews 24, con il berlusconiano di provata fede (la dimostrò quando conduceva Punto e a capo su Raidue) Giovanni Masotti.

Delle tre ipotesi, la meno probabile sembra quella di Mentana, licenziato bruscamente da Mediaset, ma al quale Berlusconi, durante i festeggiamenti del 2 giugno al Quirinale, aveva pubblicamente lanciato segnali distensivi con un «coraggio, incontriamoci presto».

Al di là dei nomi, il comitato di redazione del Tg3 è già sulle barricate contro le «scelte liquidatorie del ruolo della testata nel sistema informativo italiano». I giornalisti chiedono ai sindacati Usigrai e Fnsi di continuare a vigilare, opponendo a chi trova il Tg3 «deviato» (il Cavaliere) o «noioso» (Aldo Grasso sul Corriere della sera), il successo in termini di ascolti e gradimento. Ma il cdr respinge anche «il principio che qualsiasi nomina debba dipendere dall'esito di un congresso». Per concludere: «Noi continueremo a fare il nostro lavoro senza accettare colpi di mano». L'Usigrai, il sindacato dei giornalisti della tv pubblica, risponde a stretto giro: il segretario Carlo Verna si dice d'accordo con il vicepresidente della commissione di vigilanza Giorgio Merlo, Pd, che chiede ai vertici Rai di prendere subito una decisione all'unanimità. Ma Verna chiede anche perché si dovrebbero sostituire direttori con ascolti in crescita. E il segretario della Federazione della stampa, Roberto Natale, chiede ai vertici di viale Mazzini di stoppare il «turbinio di chiacchiere».

Sulla possibilità di conquistare e smantellare l'ex Telekabul Berlusconi probabilmente scommette poco. Sulla rete l'offensiva sembrerebbe più decisa. I programmi e i conduttori di Raitre, da Milena Gabanelli a Giovanni Floris a Serena Dandini a Fabio Fazio, ma anche Federica Sciarelli con Chi l'ha visto, sono tutti finiti nel mirino di governo e maggioranza. E da tempo Sua emittenza accarezza l'ipotesi di una nomina «bipartisan», che insomma non sia platealmente berlusconiana ma nemmeno da lui ritenuta ostile. Il nome di Minoli era circolato già in passato. Tra l'altro l'attuale direttore di Raieducational aveva difeso l'ex responsabile di Raifiction Agostino Saccà ai tempi dello scandalo delle sue telefonate con il Cavaliere.

Ma in pista non c'è solo Minoli. L'altro nome che torna in circolazione con insistenza e con il quale il premier punta a sparigliare anche nel Pd, è quello di Barbara Palombelli.

L'allarme è così scattato nello stesso Partito democratico. «Compiuta la prima parte dello scempio - denuncia Vincenzo Vita - pare chiara la voglia matta di chiudere l'esperienza di Raitre e Tg3 e forse di Rainews. Battiamoci tutti contro i colpi di mano assestati e quelli in fieri».

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