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Carlo Petrini
Un'identità in pericolo
24 Ottobre 2007
Articoli del 2007
Prezzolini con quel “più” esagerava, ma Petrini no. Comunque, perchè il prezzo aumenta? Da la Repubblica del 24 ottobre 2007

«La pastasciutta forse non piaceva a Leopardi, perché a causa del suo stomaco debole preferiva i brodini. In compenso gli spaghetti hanno pieno diritto di appartenere alla civiltà italica come e più di Dante Alighieri», scriveva Giuseppe Prezzolini nel suo indimenticabile saggio del 1957 "Maccheroni & C.". «Il mondo della pasta è essenzialmente popolare», sosteneva. E non è un caso che la ritroviamo tra i più importanti indicatori di spesa del paniere Istat. Così popolare e italica, irrinunciabile, che pare che certi grandi distributori, a volte, la usino addirittura come specchietto per le allodole, vendendola sottoprezzo per dimostrare quanto sono mirabolanti le loro offerte.

Forse i veri incassi si fanno su altri prodotti, ma quello che interessa a noi è che è avvenuto un fatto straordinario: da giugno in poi il prezzo del grano è aumentato, ora è al 132% in più rispetto all, anno scorso. Il prezzo della pasta deve risentirne, inevitabilmente. E qualcuno ci potrebbe speculare. Infatti l, Antitrust vuole capire se gli aumenti sono regolari o no, se esiste un cartello dei pastai che intende aggirare le regole della sana concorrenza a approfittarsi dei cittadini.

Va detto che l, aumento del grano duro è realmente stato incredibile, il prezzo era fermo da tre anni, tanto che molti contadini, una volta venuti meno i contributi europei, avevano smesso di coltivarlo perché non conveniva. Impennata incredibile e sorprendente, dovuta alla diminuzione della produzione (per siccità, boom dei biodiesel e altre storie) e al contemporaneo aumento della domanda, soprattutto da parte dei Paesi emergenti come India e Cina, vogliosi della moda alimentare occidentale. Tutti sono stati colti impreparati: l, Unione Europea per esempio, aveva tranquillamente venduto tutte le sue scorte (ai Paesi emergenti?) a giugno, appena aveva fiutato il possibile affare. Ora i magazzini europei sono vuoti, e cercare di calmierare i prezzi è praticamente impossibile. Anche l, Australia ha dovuto contingentare le esportazioni.

E la pasta? Beh, l, aumento del grano si è trasferito quasi intatto fino alla semola, che è la materia prima che i pastai comprano dai mugnai: più 122%. Ora, se calcoliamo che per una pasta artigianale, di qualità superiore, la semola incide sul prezzo finale per circa il 40%, l, aumento finale della pasta dovrebbe attestarsi sul 25% circa. Per la pasta industriale, in cui la semola incide per il 70%, l, aumento finale dovrebbe essere anche maggiore, fino al 40%. Quella industriale, la più diffusa, è la pasta che costa meno, comunque: di base un euro e mezzo al chilo (se ne trovate a meno comincia a essere difficile pensare che contenga solo semola). I pastai ora sono in crisi: la grande distribuzione deve stoppare i prezzi che salgono, non gli compra il prodotto a quanto vorrebbero, non gli riconosce gli aumenti. Del resto la pasta è sacra.

Ho la netta impressione che sia difficile immaginare un cartello dei pastai, alleatisi per speculare sui prezzi pazzi. La filiera è complessa, ha molti punti poco chiari e la situazione mondiale è davvero straordinaria. Senza voler dare ragione per forza a qualcuno (speriamo ci pensi l, Antitrust, se serve) però proviamo a fare un altro ragionamento: gli italiani consumano mediamente 28 chili di pasta pro-capite all, anno. Se costava un euro e mezzo al chilo fanno 42 euro all, anno a testa. Con il peggiore degli aumenti previsti, stiamo parlando di circa 15 euro in più a testa. In un anno!

Non mi sembra una cifra spropositata di fronte alle spese per altri consumi. A quanti minuti di telefono in meno basterebbe rinunciare per pagarsela? Può darsi che stiamo esagerando nello scandalizzarci, forse è un buon modo per non pensare ad altro, forse è perché si tratta della «civiltà italica». Se qualcuno ne approfitta è giusto che sia punito, ma siccome si tratta della nostra identità, parliamo anche della qualità della pasta. Se incide così marginalmente sulle nostre spese è uno dei pochi prodotti su cui quasi tutti potrebbero trattarsi da re e passare addirittura a un consumo di eccellenza. Molte signore di buon senso in tv hanno dichiarato che se aumentano gli alimentari sposteranno i loro consumi, rinunceranno a qualcos, altro. Di fatto andando in aiuto ai contadini. Mi sa quasi che era ora.

Se volete delle ricette sperimentate andate nella cartella Paste, riso e sughi.

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