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Una Milano stanca cerca un futuro più giovane e verde
25 Giugno 2008
Milano
Una immagine composita, almeno non localistica, delle aspettative e – forse – della realtà dell’Expo padana 2015. Servizio Reuters, da The New York Times, 24 giugno 2008 (f.b.)

Titolo originale: Tired Milan Plans A Green, Young Future – Scelto e tradotto da Fabrizio Bottini

MILANO – Un ottimista potrebbe definirlo l’attimo Tour Eiffel di Milano.

L’Expo universale, che ha lasciato a Parigi il suo simbolo nel 1889, arriverà a Milano nel 2015, portando investimenti per ridare un po’ di brio a un’economia apatica, e ha trasformato la città natale chiusa su sé stessa di Silvio Berlusconi n uno dei più grandi cantieri d’Europa.

Per molti milanesi era una cosa che ci voleva da molto: la capitale italiana della moda e degli affari invecchia, e soffre da lungo tempo dell’immagine di una città grigia di smog, traffico, scure superfici asfaltate.

Ospitare l’Expo fra cinque anni rappresenta una grossa scommessa, in grado di ricostruire o distruggere l’immagine della città, e lo stesso vale per le sue casse.

Oltre a Parigi, il cui skyline si è imposto globalmente grazie a quel monumento a gambe divaricate costruito per l’Exposition Universelle, ci sono Siviglia che ha avuto una grossa spinta economica con l’Expo del 1992 o Lisbona, che ha trasformato un’area industriale abbandonata per l’edizione del 1998.

Ma nel 2000 a Hanover, un evento considerato la più grande e migliore fiera mondiale di tutti i tempi, ha suscitato il ridicolo nei mezzi di comunicazione e offeso il contribuente tedesco con le perdite per oltre un miliardo di dollari.

“Spero davvero che questa Expo 2015 possa dare a Milano una piccola scossa elettrica” commenta la sua cittadina Paola Antonelli, che lavora a New York al Museum of Modern Art e ha collaborato a un libro sull’architettura delle esposizioni mondiali.

Coi costi che già tendono ad impennarsi in un’epoca di rallentamento economico – la crescita stagna e in maggio l’inflazione ha toccato la punta del 3,7% - qualcuno avverte che questa scossa potrebbe rivelarsi solo finanziaria.

“Non è davvero chiaro quanto costerà l’Expo, e quanto del costo totale ricadrà su Milano. L’esperienza di altre città mostra che ci saranno sicuramente delle sforature” commenta Raffaele Carnevale, analista a Fitch Ratings.

Carnevale spiega che il debito a Milano è già il doppio del reddito, ma che il governo prevede una maggiore flessibilità nell’uso delle imposte da parte delle amministrazioni locali, che potrebbe lasciare Milano una maggiore quota della notevole ricchezza prodotta in città.

Il piano si rivolge a un centro finanziario ora inquinato – che ospita tra l’altro il teatro lirico della Scala, una galleria commerciale del XIX secolo, e il primo albergo a sette stelle d’Europa – per un ritocco urbano che possa renderlo un po’ più verde e aggiornato.

La prospettiva è di circa 20 miliardi di euro di investimenti fra pubblici e private, che possano ridefinire il modesto skyline milanese, realizzare parchi, migliorare le infrastrutture, costruire uffici di alta qualità e case più accessibili per le giovani famiglie.

Il governo italiano darà a Milano 575 milioni di euro fra il 2009 e il 2011 a sostegno degli investimenti per l’Expo, come ha dichiarato la sindaco Letizia Moratti la scorsa settimana.

La città, con 1.300.000 persone, mira a contenere l’espansione urbana realizzando poli secondari di trasporto e servizi. Chiede al governo una speciale autonomia per accelerare i progetti dell’Expo aggirando un famigeratamente lento sistema burocratico.

Ringiovanire

“È un punto di svolta importante che abbiamo atteso a lungo, questo degli investimenti per l’Expo 2015” commenta Carlo Masseroli, responsabile dell’amministrazione di Milano per le trasformazioni urbane, che aggiunge come la città sia pronta a ringiovanire.

Solo uno su quattro milanesi nel 2006 aveva meno di trent’anni, contro il quasi un terzo nel 1991, una netta diminuzione dovuta sia al calo delle nascite che agli elevati costi dell’abitazione che spingono fuori città le giovani coppie.

Relegata ai livelli europei più bassi per quanto riguarda la superficie verde per abitante, Milano prevede anche di aggiungere 11 milioni di metri quadrati di parchi e altri spazi aperti.

Non tutte le costruzioni hanno un rapporto diretto con l’Expo, che attirerà circa 30 milioni di visitatori. Javier Monclus, professore di architettura al Politecnico di Barcellona, spiega come i piani per Milano siano in linea con quelli delle altre città che hanno ospitato l’evento, per quanto riguarda l’ammodernamento delle infrastrutture e il verde.

“Tutti pensano alle esposizioni ... in quanto strumenti di trasformazione urbana, e dunque la strategia è quella di aggiungere un altro attrezzo per il cambiamento della città” dice Monclus, che ha studiato l’impatto delle esposizioni nei vari casi.

Le trasformazioni architettoniche saranno le più radicali per Milano dagli anni ‘50, quando la snella sagoma progettata da Gio Ponti del Pirelli prese il suo posto come unico grattacielo in città. Coi suoi 216 resta l’edificio più alto d’Italia.

Le realizzazioni previste comprendono anche il progetto CityLife: tre impressionanti torri negli spazi dell’ex fiera: una colonna contorta, un grattacielo dalla porzione superiore inclinata, e un’altra torre, più alta del Pirelli.

Alcuni critici, fra cui Berlusconi, hanno commentato che il piano CityLife, progetti degli architetti Daniel Libeskind, Zaha Hadid e Arata Isozaki, non tiene conto dello stile più discreto di Milano, del suo celare la ricchezza dietro pesanti portoni e finestre chiuse.

Ma molti milanesi vedono questo progetto come necessario per ridare impulso al cuore dell’industria italiana, e per ravvivare un panorama urbano privo di carattere.

Una indagine del 2007 fra gli alti operatori d’affari condotta dall’agenzia di consulenza immobiliare Cushman and Wakefield colloca Milano al dodicesimo posto fra 33 città europee, in quanto luogo per collocare un’attività, grazie anche alla vicinanza al centro del continente.

Ma poi la mette al ventiquattresimo posto per il valore dell’investimento, anche a causa del parco uffici obsoleto.

“É un’ottima occasione per una Milano più moderna, dato che l’Italia è ancora un po’ in ritardo su tutto quanto è moderno” commenta Marco Siciliano, studente sedicenne, mentre osserva i progetti in mostra in Galleria. “L’Italia è bella dal punto di vista artistico, ma avrebbe bisogno di una spinta per andare avanti”.

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