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“Una interpretazione ambigua e pericolosa per gli spazi pubblici”
17 Agosto 2009
Lettere e Interventi
Stefano Fatarella

All'inizio dello scorso luglio l'Agenzia delle Entrate ha diramato una propria risoluzione (170/E del 3 luglio 2009) in cui, partendo dalla specifica tematica oggetto dell'azione istituzionale della medesima Agenzia, cioè l'applicazione della normativa tributaria, perviene ad una interpretazione piuttosto ambigua, se non pericolosa, per gli effetti sulla gestione ed attuazione delle aree che il piano urbanistico destina a servizi e attrezzature pubblici. Al di là della specifica questione tributaria (nb: già è discutibile sul piano dell'equità che sia richieda il pagamento dell'ICI su terreni resi edificabili solo a seguito dell'adozione di uno strumento urbanistico e non già quando questo diviene efficace) l'esito della risoluzione sembra possa produrre una sottrazione ulteriore al regime pubblico di quelle fondamentali parti della città che grantiscono l'equità dei diritti sociali (scuole, asili, strutture sanitarie, verde, ecc.). In sostanza ai fini tributari - ma siamo sicuri che sia solo a questi fini ? - l'edificabilità di un'area che il piano regolatore riconosce nell'ambito del sistema dei servizi e delle attrezzature pubbliche (gli standard urbanistici secondo il DM 2 aprile 1968)) è esclusa, ammenochè l'attuazione e la gestione della previsione di piano sia ammessa dal medesimo strumento a vantaggio di operatori privati. Cosa ne pensa eddyburg ?

Sono veramente bravissimi. Con questa interpretazione si sollecitano i comuni virtuosi (quelli che vogliono salvare le aree vincolate per la formazione di spazi pubblici ma non ancora acquisite) a modificare le norme nel senso d consentire che le attrezzature pubbliche vengano realizzate e gestite dai proprietari. Un ulteriore passo verso la privatizzazione di ciò che è pubblico, verso la trasformazione della città a merce, a valore di scambio, verso la pienezza del potere della proprietà immobiliare. Un ulteriore passo verso la scomparsa dell’equità nell’uso della città.

Continuiamo a sperare che l’opposizione (le opposizioni, quelle togate e quelle, diciamo, straccione) se ne accorgano. E speriamo che qualche esperto di jure amico di eddyburg vorrà commentare l’interpretazione degli uffici finanziari.

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