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Adriano La Regina
Una bella campagna per Roma
11 Marzo 2009
Articoli del 2009
Un commento positivo alla proposta di legge della Regione Lazio per la tutela dell’agro sulla quale eddyburg proporrà una riflessione complessiva. Da la Repubblica, ed. Roma, 11 marzo 2009 (m.p.g.)

Una proposta di legge della Regione Lazio presentata da consiglieri della maggioranza, riguardante la protezione dell’agro romano dall’incalzante aggressione speculativa, verrà presto posta all’esame del Consiglio regionale. L’iniziativa è stata presentata al pubblico con il motto "una bella campagna per Roma". Interessi immobiliari e dilagante abusivismo da una parte, e debolezza degli strumenti di difesa dall´altra, sono all´origine delle degradanti trasformazioni che da anni investono il territorio circostante la città. Se il fenomeno non sarà riportato sotto controllo, le aree agricole gravitanti su Roma saranno ben presto svilite nelle loro potenzialità produttive e occupazionali, con danno economico per la città e con effetti devastanti su un paesaggio da secoli conosciuto e amato in tutto il mondo.

Il provvedimento, inteso al mantenimento delle caratteristiche, degli elementi costitutivi e della morfologia del paesaggio agrario, consentirà alla Regione di individuare sulla base del Codice dei beni culturali e del paesaggio le zone agricole da sottoporre a tutela. All’interno delle aree così delimitate saranno ammessi solamente interventi per lo svolgimento delle attività rurali, per la conservazione degli aspetti storici, paesaggistici, naturalistici, e per la difesa del suolo.

Per quanto concerne la tutela del paesaggio la proposta è straordinariamente innovativa. Le leggi finora approvate, a partire da quella del 1939 sulla protezione delle bellezze naturali, si sono rivelate inefficaci. Basta guardarsi intorno per constatare cos’è avvenuto in molte delle località più belle d’Italia. Un fallimento così generalizzato, anche laddove più attenta è stata l’azione di controllo, rivela carenze normative ben precise.

Si è infatti finora ritenuto che per tutelare i caratteri formali di un luogo, ossia ciò che definiamo "paesaggio", fosse sufficiente intervenire con provvedimenti di natura meramente formale. La "forma" nel suo grado di maggior pregio, la "bellezza", è stata intesa come categoria autonoma, difendibile in se stessa mediante norme che ne imponessero la conservazione. L’attività degli uffici preposti alla tutela del paesaggio si è di solito così risolta nella formulazione di prescrizioni riguardanti la qualità degli interventi senza alcuna considerazione per le alterazioni strutturali, quali ad esempio la destinazione d’uso.

Ha stentato insomma ad affermarsi, riguardo alla nostra concezione di paesaggio, la consapevolezza del nesso tra forma e struttura. L’aspetto dei luoghi è infatti il riflesso dei modi d’uso del suolo. Questo è il motivo per cui la conservazione e la ricostituzione di un paesaggio si possono ottenere non altrimenti che mediante il mantenimento e il ripristino delle attività che lo avevano determinato. Nell’ambito del Parco regionale dell’Appia antica si è infatti deciso di sostenere e ricostituire, nella misura possibile e in modi controllati, le attività produttive che attraverso i secoli avevano creato quel paesaggio agrario in cui sono inserite le spettacolari rovine dell’antichità.

Vi è un altro motivo per cui possiamo ritenere che i criteri adottati con questo provvedimento possano dimostrarsi efficaci. Essi hanno un precedente illustre nella legge urbanistica del 1967, la quale istituì la tutela dei centri storici, allora in rapido decadimento ed esposti a gravi alterazioni, consentendo nel loro ambito solamente interventi di conservazione e restauro. Quella legge fu allora avversata perché, si sosteneva, avrebbe provocato un ulteriore impoverimento dei centri storici e il loro abbandono. Avvenne invece il contrario: l’obbligo di conservazione promosse forme di autorisanamento e di valorizzazione senza interventi di spesa pubblica.

Così, parimenti, il mantenimento e la protezione dell’agricoltura possono evitare ogni ulteriore consumo della campagna indirizzando le attività edilizie sul recupero delle grandi superfici suburbane degradate e male utilizzate, sulla sostituzione di interi comprensori abitativi privi di dignità urbana. La legge potrà costituire un correttivo agli aspetti più deboli del nuovo Piano regolatore di Roma, che hanno aperto la strada all’urbanizzazione di vaste e pregiate porzioni dell’agro romano, senza peraltro istituire regole atte a garantire l’integrità delle zone di cui è stata confermata la destinazione agricola. La prospettiva di una celere approvazione, prima dell’estate, trova consensi nella maggioranza del Consiglio regionale.

La permissività urbanistica ha infatti determinato reazioni di contrarietà in settori sempre più ampi di un’opinione pubblica ormai attenta alle vicende del suburbio romano. È di questi giorni una nuova sollevazione di residenti nell’area della Cecchignola, i quali hanno insistito per anni, persino con un proposta di legge di iniziativa popolare, per la salvaguardia del Colle della Strega, un lembo di territorio dai forti caratteri ambientali e storici che rischia di essere travolto dalla costruzione di nuovi palazzi. Ne era stato prospettato l’inserimento nell´adiacente Parco dell’Appia, ma la legge di ampliamento del parco ha finora trovato forti ostacoli nella stessa maggioranza della Regione Lazio. Le annunciate misure governative a favore dell’edilizia costituiscono un ulteriore motivo di preoccupazione anche per la sorte dell’agro romano.

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