Eddyburg di norma non entra nelle campagne elettorali e non sponsorizza nè suggerisce liste o candidati. Roma e la candidatura di Rita Paris rappresentano però un caso eccezionale, per le ragioni che Andrea Costa bene esprime nel suo scritto. Rita ci dà la garanzia che, se entrerà in Campidoglio, aiuterà nella lotta contro le nefandezze urbanistiche succedutesi dai tempi delle giunte Rutelli e Veltroni, ed esplose con Alemanno.
Sono reduce da un tour de force romano. Una contro-visita turistica della nostra città. Scatto fotografie e ogni qual volta, arriva qualcosa di nuovo e che non va. La Roma di Alemanno che non ci ha mai convinto ci stava però, rassegnando. Ci rassegnava a un grigiore perenne, una sorta di inverno atomico della mediocrità, al silenzio delle idee e della creatività. Una tranquillità delle paludi non dei luoghi ameni e delle riflessioni. L'ecosistema ideale per la proliferazione d'intere famiglie affaristiche e commerci d'ogni genere, naturalmente celati all'opinione pubblica.
La friendship addiction del sindaco ha, di fatto, ricostruito negli uffici comunali un'intera filiera dell'estremismo nero degli anni settanta e ottanta. La città di cotanti estremisti della "legge", ha raramente vissuto momenti peggiori di questi, se pensiamo al numero di omicidi da cinque anni a questa parte. Per chi impostò un'intera campagna elettorale speculando sul caso Reggiani, può ben dirsi un fallimento senza appelli.
Il cemento inonda le delibere di un consiglio comunale ridotto a pulsantiera a comando dei soliti noti e di altri meno noti. In questi cinque anni bisestili sono entrati nell'agenda comunale progetti talmente assurdi e ridicoli che nemmeno negli studi di "Portobello" del compianto e rimpianto Enzo Tortora, sarebbero stati presi in considerazione. La Formula 1 è poi fortunatamente caduta, ma solo dopo una lunga battaglia dei cittadini.
Capito per Piazza Venezia, e mi rendo conto dello straordinario passo in avanti fatto dai trasporti pubblici locali: da un poco opportuno capolinea tramviario davanti a un teatro del settecento (largo argentina), avremo da luglio uno stupido e costoso capolinea tramviario attaccato a un palazzo del quattrocento (Palazzo Venezia). Aumenta il valore di ben tre secoli.
L'autobus che ho preso va talmente piano che stimola riflessioni profonde. Nella Roma alemanna la mobilità è immobile, mentre gli immobili (quelli di proprietà comunale, cioè nostra) sono in mobilità... pronti per essere svenduti a banche e furbetti del cantierino.
Facciamo il giro ed ecco il Teatro Marcello. Mi ricordo di aver letto delle nuove intenzioni del sindaco-motociclista-solitario-nella-notte: affidare per qualche decennio il monumento con annessi e connessi (area archeologica) a privati che "potranno gestire il beni con eventi, regolare la chiusura dei cancelli e introdurre il pagamento di un biglietto".
Arrivo in una via dei Fori Imperiali che misura il tempo che manca per la sua prossima chiusura settennale, causa gli scavi per una metro inutile e pericolosa per la stabilità di tutto il centro. I giardini di Villa Rivaldi ospiteranno per l'occasione l'intera divisione dei camions, attrezzi di cantiere e caterpillar. Questo sul fronte sinistro. Volgendo a destra lo sguardo, "novi tormenti e novi tormentati": ecco l'alternarsi postmoderno e volgare di gladiatori di cartone (alcuni, con l'ombrello, sono irresistibili), chioschi modello "Tredicine" con gelatino a sedici euro, improbabili fachiri indiani prodotti in serie con levitazione servo-assistita, sfingi egizie varie, Cola di Rienzo alla porporina e ancora chioschi, gladiatori, fachiri, e controfigure di Papa Woytila. Sembrano i fantasmi di Cinecittà venuti a cercar casa da qualche altra parte, vista la fine voluta da Alemanno anche per l'unica industria cinematografica romana.
Il Colosseo attende l'esculsiva per un ventennio data ad un resistibilissimo imprenditore privato. Nè il governo italiano né il sindaco della capitale han saputo trovare diciotto milioni di euro per la ripulitura del monumento più visitato d'Italia. Lo racconto ad un turista francese e non ci crede. Come cedere in comodato la Tour Eiffel al proprietario della Fernovus, in cambio di una mano di antiruggine.
Svoltiamo per la via Labicana e gli occhi cadono sul Ludus magnus riguadagnato dall'incuria alemanna alle erbacce spontanee. Orti spontanei un po' in tutte le aree archeologiche e persino sui tetti del centro. Subito sopra l'antica palestra dei gladiatori, la celebre Domus "Scajola"...dal nome di un senatore ligure appartenuto alla gens...insaputa.
A questo punto dico basta e mi dico che per dare una mano al prossimo sindaco Ignazio Marino, c'è bisogno di qualcosa di anche più forte di un candidato capace. Di più: una vita spesa bene e con competenza per questi temi che sono nel cuore di tutti noi: i beni culturali, i beni pubblici, l'Appia antica. I nostri beni pubblici che rappresentano il volto ed il corpo della nostra città. Beni, anche quelli naturali (alberi, ville storiche, agro romano) e faunistici che non hanno diritto di voto, non hanno rappresentanti, nessun lobbista a libro paga e non finanziano campagne elettorali. Tanti nemici e troppo soli. Bambini indifesi con genitori troppo spesso distratti.