IL PROFESSOR Buttiglione non è contrario a un candidato leader prelevato fuori dalla politica: porterebbe, dice testualmente, "un soffio di moralità". L´espressione è strepitosa. Ricorda, nella raffinata svenevolezza, la "lacrima di latte" che le signore desiderano nel loro té, appena un´impressione, un´ombra, un quasi niente. Il soffio di moralità è gozzaniano, intenerisce e insieme strugge, e ci rammenta che il ruvido vigore delle idee antiche (penso alla "questione morale" di Berlinguer, sono passati solo vent´anni ma pare il Gioberti, o Quintino Sella) è ormai sfiorito: oggi si attende un soffio, un refolo, un rigo appena, e già sarebbe – diciamolo – grasso che cola. Il bello, poi, è che perfino questa nuance di rettitudine, timidamente invocata in un´intervista estiva, è più che sufficiente a turbare gli animi. Nel centrodestra saranno in molti a leggere in quel soffio un siluro contro il premier, che di doti ne possiede a bizzeffe, ma ha costruito il suo successo soprattutto sul suo allegro e disinibito immoralismo, che tanto piace agli italiani. È sul dosaggio, dunque, che si aprirà il classico rovente dibattito: se di moralità ce ne vorrebbe un chilo, un etto o basterebbe un grammo, e soprattutto se pesa più un chilo di moralità o un chilo di voti. E patti chiari, poi: se uno porta la moralità, a un altro tocca portare il vino, e a un terzo (non Buttiglione) sua sorella.