Muri sempre più vicini, ragione e umanità sempre piùlontane «L’annuncio di Vienna nel giorno del vertice fra Renzi e il premier austriaco».
La Repubblica, 13 febbraio 2016 (m.p.r.)
Roma. Una barriera per bloccare gli ingressi incontrollati. Una carreggiata della strada su cui far sfilare i rifugiati. Una serie di container per ospitare i gendarmi, incaricati di controllare i documenti di chi passa. L’Austria sceglie la linea dura e annuncia la “chiusura” del Brennero: la frontiera con l’Italia.
Insomma, stando alla stampa austriaca, entro otto-dieci settimane al massimo al Brennero potrebbe nascere un nuovo “muro” per il controllo dei migranti. Che la situazione sia seria, lo conferma il ministro degli Esteri austriaco, Sebastian Kurz. Parlando in Macedonia, Kurz annuncia che il suo Paese ha quasi raggiunto il numero massimo di rifugiati che prevede di accogliere entro l’anno: il limite dei 37.500 migranti sarà raggiunto «entro un mese» e a quel punto Vienna chiuderà ai profughi le proprie frontiere. Lo studio della nuova barriera è stato realizzato dalla polizia del Tirolo e dai responsabili del confine di Spielfeld (tra Austria e Slovenia), dove già è presente un “muro”. Le recinzioni con l’Italia saranno costruite per evitare la fuga incontrollata sia sull’autostrada che sui treni. Il capo della polizia del Tirolo, Helmut Tomac, aggiunge anche che «sarebbe importante negoziare con Roma per allestire una zona cuscinetto intermedia ».
In risposta, i tre governatori di Bolzano, Trento e Innsbruck annunciano una riunione d’urgenza per lunedì prossimo: «Un eventuale blocco - sostiene il governatore altoatesino Arno Kompatscher, che in serata ha ricevuto anche una telefonata di Renzi - sarebbe per noi un fatto estremamente negativo. La caduta delle barriere al Brennero era stata infatti una pietra miliare nella riunificazione delle parti separate del Tirolo».
La notizia della possibile chiusura del confine cade nello stesso giorno in cui a Roma il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, incontra il cancelliere austriaco Werner Faymann. «Non crediamo che la solidarietà europea si verificherà dall’oggi al domani. Per questo - afferma Faymann - nel frattempo dobbiamo controllare i confini. L’anno scorso l’Austria ha accolto 90mila richiedenti asilo: circa l’1% degli abitanti. Adesso il nostro valore massimo è 37mila. Per i prossimi cinque anni accetteremo un numero pari all’1,5% della popolazione. Sui valichi di confine ci prepariamo così a controllare i migranti». Insomma, una parziale conferma dell’annunciata barriera.
Altro fronte caldo è quello greco. Su Atene è piombato ieri l’ultimatum del Consiglio Ue: avrà tre mesi di tempo per sanare le «gravi carenze» riscontrate nella gestione delle frontiere esterne, attraverso le quali nel 2015 sono entrati 880mila migranti. Pena la possibilità per gli altri Paesi, soprattutto Germania e Austria, di ripristinare da metà maggio i controlli ai confini interni per un massimo di due anni. Nelle raccomandazioni adottate a Bruxelles si legge che, di fronte a flussi di migranti «senza precedenti, l’intero funzionamento dell’area Schengen è in serio pericolo. Le difficoltà affrontate dalla Grecia hanno un impatto sull’Ue nel suo insieme ». Il rischio è che, con il ripristino dei controlli da parte di alcuni Stati, nasca la cosiddetta “mini-Schengen”, che isolerebbe la Grecia dal resto dell’Unione. «L’Europa con i muri non esiste », è l’amara constatazione del premier greco, Alexis Tsipras, che durante l’incontro di ieri con la presidente della Camera, Laura Boldrini, ha messo in guardia dai movimenti di estrema destra, che potrebbero rafforzarsi «se l’Unione non cambia marcia».