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Bruno Perini
Un monopolista a Palazzo Chigi
17 Agosto 2005
Articoli del 2004
Avere un monopolista della comunicazione a capo del governo è democrazia o è regime? La nota è da il manifesto del 27 novembre 2004, ma Tesauro non è un comunista

Un durissimo atto d’accusa contro la posizione dominante del gruppo mediatico che fa capo al presidente del consiglio nel mercato pubblicitario televisivo, una denuncia del duopolio Rai-Mediaset nel settore dell’emittenza, un attacco frontale alla legge Gasparri, un inedita e severissima critica alle, partecipazioni di Fininvest in un settore strategico come Telecom. Questa volta, più che in altre occasioni, Giuseppe Tesauro, presidente dell’Autorità Garante della Concorrenza e del mercato, non ha badato a spese.

In una relazione di 12 pagine a supporto di una mastodontica indagine iniziata nel 2003 mette a nudo tutte le anomalie del sistema televisivo dell’era Berlusconi. La prima sciabolata riguarda la drammatica situazione del mercato pubblicitario italiano, dominato dal biscione di Arcore: il mercato della raccolta pubblicitaria nel settore televisivo, si legge nella relazione, è caratterizzato da «un livello di concentrazione che non ha riscontro negli altri Paesi europei, e che è determinato dalla posizione dominante del gruppo Fininvest», con una percentuale del 65%, «e dalla quota di Rai che detiene, con il 29%, la quasi totalità della parte residuale del mercato».

L’Authority, che da questo momento in poi raccoglierà ancora più antipatie nele stanze di Palazzo Chigi, spiega che «il settore nazionale della raccolta pubblicitaria, ed il mercato della raccolta televisiva in particolare, è caratterizzato da un’ elevata concentrazione, nonchè da elevate barriere all’ingresso, a causa soprattutto di alcuni fattori di natura strutturale che ostacolano il corretto funzionamento del mercato». Tra questi fattori l’Autorità cita «la disponibilità, in un contesto di scarsità della risorsa frequenziale, di tre reti in capo a ciascuno dei due principali gruppi televisivi, che ha consentito a Fininvest e Rai di attuare strategie che hanno limitato l’entrata e la crescita di nuovi concorrenti», e «la disciplina che regola le condotte della società cui è affidato il servizio pubblico radiotelevisivo, che, da un lato, ha favorito la creazione di un duopolio simmetrico nel versante dell’offerta di contenuti televisivi; dall’altro, ha rafforzato gli incentivi dei due operatori ‚incumbents’ ad attuare politiche commerciali accomodanti nella raccolta pubblicitaria televisiva».

Per questi e altri fattori, «mentre i mercati della raccolta pubblicitaria su quotidiani, periodici e radio presentano una struttura piuttosto competitiva, quello della raccolta televisiva la cui caratteristica principale è di essere composto da gruppi televisivi che forniscono contenuti ai telespettatori e offrono contemporaneamente inserzioni ai clienti pubblicitari è contraddistinto da un livello di concentrazione che non ha riscontro negli altri Paesi europei.

Giuseppe Tesauro, parlando del Gruppo mediatico del capo del governo scrive inoltre: «In Italia, nonostante le numerose sentenze della Corte Costituzionale, la normativa di settore non ha impedito che in presenza di risorse scarse un unico soggetto, (Berlusconi ndr), potesse sercire tre emittenti televisive nazionali». Con argomentazioni affilatissime, che in un paese serio metterebbero in crisi gli assetti di governo, il provvedimento antitrust mette in fila tutti i buchi neri del settore televisivo. «L’asimmetrica allocazione delle risorse frequenziali»,«una scarsa penetrazione delle piattaforme trasmissive alternative a quella terrestre», «L’assetto proprietario della società di rilevazione degli ascolti televisivi, su cui Fininvest e Rai esercitano un’influenza determinante».

La relazione non risparmia le leggi ad personam, svelando il trucco della legge Gasparri a favore di Berlusconi. Co la legge Gasparri la Rai non può «svolgere in modo efficiente l’attività di servizio pubblico generale e contemporaneamente competere efficacemente con gli altri operatori nel mercato della raccolta pubblicitaria assicurando un’adeguata pressione concorrenziale» nei riguardi di Mediaset.

Giuseppe Tesauro non si limita alla diagnosi ma indica la strada per destrutturarre il duopolio: «Al fine di stimolare la competizione nel mercato digitale terrestre andrebbero «favorite misure di separazione verticale degli operatori di rete, mediante la separazione proprietaria delle società Rai Way e Elettronica Industriale, attualmente facenti capo ai gruppi Rai e Fininvest».

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