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Andrea Galli
Un mese dopo, il Po aspetta la bonifica
25 Marzo 2010
Padania
Cronaca in diretta dell’incredibile inefficienza con cui è stata ed è gestita la criminale emergenza del disastro ambientale. Il Corriere della Sera, 25 marzo 2010 (f.b.)

Il passo avanti è qualche ora indietro: lo sversamento iniziò, hanno scoperto i carabinieri, alle 2.30 e non, come si pensava in una prima fase, tra le 3.30 e le 5. Certa la data (la notte tra lunedì 22 e martedì 23 febbraio), certo il luogo (l’ex azienda petrolifera, oggi deposito di idrocarburi, «Lombarda Petroli», a Villasanta, in provincia di Monza), e adesso certa anche la collocazione temporale, per il resto, delle tonnellate di olio combustibile e gasolio un mese fa finite nel Lambro e nel Po rimane da scoprire quasi tutto.

Il ministero dell’Ambiente deve ancora emanare l’ordinanza sul post-disastro ecologico, che porterebbe una dote iniziale di 12 milioni di euro e farebbe scattare, con la nomina di un commissario, un piano d’azione generale di bonifica, risarcimento per enti e ditte fin qui intervenute, e monitoraggio su pesci, uccelli, piante.

I controlli

Le stime parlano di 1.800 tonnellate di gasolio e 800 di olio combustibile cadute nei due fiumi. Delle 2.600 tonnellate, ne risultano recuperate 2.200, acquisite da raffinerie per il riutilizzo. L’enorme quantità di idrocarburi è stata fatta volontariamente fuoriuscire dalle cisterne della Lombarda Petroli, che, dopo due controlli dell’Arpa (l’azienda regionale protezione ambiente) l’8 e il 30 gennaio del 2009, nei dodici mesi successivi non è più stata visionata. I controlli spettavano all’Asl, l’Azienda sanitaria che dipende dalla Regione.

Il capo del personale

Le cisterne sono state aperte. Da chi? Un operaio? Per quale motivo? Vendetta? La Lombarda Petroli è un’azienda in progressiva dismissione. Occupa una vasta area obiettivo immobiliare degli Addamiano, noto gruppo di costruttori che nell’area e negli immediati dintorni vuole edificare una cittadella con case e negozi chiamata Ecocity. Alla Lombarda Petroli sono rimasti dieci operai, cinque dei quali in mobilità. Dicono che il direttore generale, in più ideatore del progetto di una centrale termica sempre sull’area dell’ex ditta petrolifera, è molto temuto dai dipendenti, o forse è a loro molto inviso; i rapporti sono conflittuali.

La Lombarda Petroli è sotto sequestro. È in corso la bonifica, vi partecipano gli stessi operai. I Tagliabue, i proprietari, gli «Onassis della Brianza», tacciono. Giuseppe, l’amministratore delegato, è l’unico indagato, dalla Procura di Monza, per aver violato la direttiva Seveso, che regolamenta i doveri delle aziende con oltre 2.500 tonnellate di idrocarburi. La Lombarda Petroli, con note al ministero dell’Ambiente nel gennaio 2009, ha dichiarato l’uscita dalla direttiva Seveso. Mentendo. «Sotto la direttiva», sottolinea Legambiente, «in Lombardia restano 287 aziende. A rischio: i controlli sono inadeguati».

Specie a rischio

Pierluigi Viaroli insegna Ecologia all’università di Parma. Invita a considerare come, in quei giorni, Lambro e Po erano gonfi d’acqua, e potrebbero esserci state esondazioni con idrocarburi depositatisi sugli argini. Nei campi, in questi giorni, le rane di Lataste (specie inserita nella lista degli animali a rischio) stanno deponendo le uova. Le rane sono una specie tipica dell’area del Po, è il loro mondo. Potrebbero trovarsi a procreare in aree contaminate. Dice Andrea Agapito, responsabile acque del Wwf, che «serve l’individuazione di alcune specie "bersaglio" per valutare come le sostanze inquinanti sono entrate nella catena alimentare».

I ritardi

«Siamo le vittime» ripetono dal Gruppo Addamiano. Un loro progetto immobiliare, a Desio, fuori Milano, sta subendo forti rallentamenti. Colpa della crisi, dello stallo del mercato immobiliare. Non girano soldi. La Addamiano Costruzioni, la società «storica» del Gruppo, provvede alla realizzazione degli appalti. Nell’ultimo bilancio che abbiamo potuto leggere (31 dicembre 2008), c’erano un patrimonio netto di 10.963.772 euro e debiti quasi tre volte tanti: 28 milioni di euro. Prima dei conti economici, i carabinieri vogliono capire i ritardi dei soccorsi e le responsabilità (altri indagati in arrivo?). Torniamo infatti al 23 febbraio. Alle 8.30 (sei ore dopo lo sversamento di olio e gasolio) i tecnici del depuratore San Rocco (gestito da Brianzacque) si accorgono di un’anomalia negli impianti, per la presenza di idrocarburi.

Alle 8.53 l’Arpa avvisa la Provincia di Monza che a sua volta attiva il gruppo sommozzatori della Protezione civile di Milano. Alle 10.25 la Protezione civile lombarda viene avvisata dello sversamento di idrocarburi nel depuratore San Rocco. Le 10.25: otto ore dopo. La dichiarazione della Regione dello stato d’emergenza, che prevede una mobilitazione diversa, più massiccia in uomini e mezzi della Protezione civile, con operatori professionisti anziché pensionati volontari, arriverà soltanto l’indomani mattina. Cioè più di un giorno dopo le 2.30 di quella notte.

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