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Carlo Franco
Un «manifesto» per salvare la cultura
29 Maggio 2010
I tempi del cavalier B.
I tagli alla cultura e l’avanzata del federalismo: commenti a margine di un convegno napoletano. Su Corriere del Mezzogiorno, 29 maggio 2010 (m.p.g.)

«Comprendo lo scoramento di Gerardo Marotta e sposo in pieno la causa dell’Istituto di Studi Filosofici e dell’Istituto Croce che insieme alla scuola di Alta Matematica sono centri di cultura dei quali non si può fare ameno».

Salvatore Settis, direttore dimissionario della «Normale» di Pisa, ha tenuto ieri pomeriggio una lezione sulla «tutela del paesaggio e del patrimonio artistico e archeologico» nell’ambito del ciclo de «I venerdì della politica».

Salone affollato, una rumorosa presenza di una delegazione di giovani studenti di una scuola di Altamura che, se si arrivasse all’azzeramento dell’Istituto, non avrebbero più la chance di uscire dall’isolamento e confrontarsi con esperienze in grado di formarli meglio.

Malinconiche considerazioni mentre su palazzo Serra di Cassano grava una cappa di angoscia; Settis, dal suo canto, non ha di certo contribuito a diradare le nubi. Anzi, ha affondato il coltello nella piaga. «Sono sicuro, ha detto, che la scure dei tagli colpirà senza pietà perché questo governo a differenza di quanto hanno fatto Sarkozy e la signora Merkel che non sono certo di sinistra, ritiene che la cultura sia un fascio di rami secchi. In Francia, in Germania e in America, invece, hanno deciso di incrementare i fondi destinati alla ricerca e alla scuola perché sanno che dalla crisi si esce puntando sulla qualità».

Che è poi, con parole diverse ma con la stessa intensità di denuncia, la posizione del sindaco Rosa Russo Iervolino che, in attesa della versione definitiva della manovra, prende una posizione drastica: «La riduzione dei finanziamenti per i più significativi centri di cultura napoletana che proprio attraverso essi esprime il meglio di se stessa».

La psicosi dei tagli, insomma, ha contagiato tutti e si ha notizia che sta per essere reso pubblico un fortissimo documento che sarà firmato da una cordata di intellettuali a sostegno di Palazzo Serra di Cassano e di palazzo Filomarino, ma anche del Cira, dell’Istituto di Paleontologia del Sannio e di tutte le postazioni minacciate. Alla stesura del documento sta lavorando Biagio De Giovanni e tra i firmatari, oltre l’accademico di Francia Marc Fumaroli e Settis, ci saranno Aldo Masullo e, forse, il Cardinale Crescenzio Sepe che è stato interpellato.

Nel mare di pessimismo si fa largo, però, unica e isolata, una voce di speranza, quella di Sergio Vetrella, ex presidente del Cira e ora assessore regionale alle attività produttive, che si dichiara ottimista sul futuro dell’Ente di ricerca aerospaziale. «Si è trattato di una distrazione, sono sicuro che si potrà recuperare. Mi sento di assicurare tutti i lavoratori sulla soluzione positiva della vertenza». Che dire? Speriamo che abbia ragione, ma, intanto, c’è da rilevare che l’assessore parla solo del Cira. E gli altri centri? Speriamo che trovino altri difensori, non di ufficio, e che anche per loro si possa dire che il Governo si è «distratto».

Nonostante questa flebile luce, però, il professor Settis non cambia idea e resta decisamente pessimista «perché — dice — i nostri governanti di ieri e di oggi hanno smarrito la strada della lungimiranza».

A cattivi pensieri induce anche l’avanzata del federalismo: «La nostra classe politica — aggiunge — è sotto ricatto della Lega e la sinistra sa solo dire di avere un progetto di federalismo migliore. Sarà pure ma di fatto inseguono il Carroccio e continueranno a perdere».

L’analisi di Salvatore Settis si fonda soprattutto sui costi del Federalismo «che ha già avuto costi altissimi e io sono convinto che questi tagli alla cultura servono per pagare un nuovo centralismo regionale e non a formare una nuova generazione».

Previsioni infauste e una stagione di rinunce che impoverirà culturalmente il Paese: «I costi dell’estensione del federalismo verranno sopportati, cioè pagati, dai cittadini e nessuno— dice ancora l’ormai ex direttore della Normale — ha ancora fatto i conti su quanto costerà globalmente questa operazione. Dovrebbe farli l’opposizione, ma è debole e sfilacciata e fa temere il peggio perché un paese senza opposizione non è democratico».

La conversazione di Settis è stata molto apprezzata dall’uditorio, anche per le preoccupate considerazioni sulla tutela del paesaggio e del patrimonio artistico e archeologico.

Questo capitolo, tra l’altro, ci ha offerto lo spunto per chiedere allo studioso un commento sulla decisione del Commissario straordinario degli Scavi di Pompei di inaugurare una pista ciclabile e una ludoteca per bambini. A tutti sono sembrate decisioni che vanno nel segno di aumentare l’affezione dei visitatori per gli scavi, ma Settis è di tutt’altro avviso: «È giusto controllare l’impatto di queste installazioni, ma di primo acchito mi viene da dire che si tratta di un altro passo verso la barbarie». O, se più aggrada, di una ennesima profanazione del tempio.

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