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Paolo Hutter
Un grattacielo del Comune? Compri la torre Velasca
23 Luglio 2010
Milano
Un provocatorio banco di prova per la serietà “densificatrice” dell’amministrazione. La Repubblica ed. Milano, 22 luglio 2010 (f.b.)

Il più storico, originale e centrale dei grattacieli italiani è per un terzo sfitto e... lo mettono in vendita. Sembra una parabola, una metafora dei tempi che viviamo e della contraddizione crescente nell´economia dell´edilizia. Mentre si inaugurano o costruiscono o progettano torri sempre più alte tra la Stazione Centrale e la vecchia Fiera, tanto da poter immaginare che tra non molto una gigantesca cortina potrebbe fare da sfondo al Castello e impedire la vista delle Alpi dalla terrazza del Duomo, mentre si vara un Piano di governo del territorio che punta a "ridensificare" Milano riempiendola di nuovi alloggi e uffici, Salvatore Ligresti apre le procedure per vendere la Torre Velasca.

Forse sono soldi che servono per tappare i buchi aperti da altre avventure immobiliari? O addirittura per finanziarne di nuove? Di certo non è un segno di vitalità del mercato immobiliare, come avrebbe potuto essere fino a qualche anno fa un passaggio di mano nella proprietà del fungone modernista adiacente a Piazza Missori. Non è dato sapere quanto i milanesi amino la Torre Velasca, ma almeno si tratta di un edificio originale e in larga misura autoctono.

Secondo Gae Aulenti ora la Torre rischia cattive ristrutturazioni, se non addirittura demolizioni, e chi organizza l´Expo dovrebbe muoversi per salvarla. («Tagliamo uno dei grattacieli previsti e destiniamo le risorse per il restauro della Velasca»). È una provocazione che può avere un senso nel ripensare la grande occasione dell´Esposizione universale. Il recupero del vecchio piuttosto che la costruzione del nuovo. La gente che si riappropria della Milano vera. Quella più antica, che è anche la più moderna.

Oltre al riferimento a Expo, potrebbe esserci quello agli uffici comunali. La Giunta Moratti ha recentemente avviato le procedure per dotarsi di un grattacielo di almeno 30 piani. Come la Regione. La motivazione è la stessa che ha portato al Pirellone-bis: sarebbe efficiente e risparmioso dismettere sedi sparse in proprietà o in affitto e concentrarle in un palazzo molto verticale. A parte il fatto che i conti economici ed energetici dell´operazione torre Formigoni non sono mai stati verificati (Tremonti la cita spesso come esempio di spese pazze) la Moratti dovrebbe tener conto che la costruzione di grattacieli a Milano sembra oggi molto impopolare. Un sondaggio recente ha dato risultati schiaccianti («Piace l´idea di una Milano con nuove costruzioni, sviluppata in altezza?» 80% di no, con punte del 90% nei ceti popolari e nelle fasce d´età più alte). Se il Comune è proprio convinto che gli serve una torre, compri la Velasca. Non è possibile (né ammissibile) che un nuovo grattacielo ben fatto costi di meno.

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