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Un filetto di speranza
13 Ottobre 2010
Sinistra
L’editoriale di Norma Rangeri, un articolo di Daniela Preziosi e un’intervista di Iaia Vantaggiato a Nichi Vendola raccontano, sul manifesto del 13 ottobre, il nuovo tentativo della sinistra

SINISTRA IN CAMPO
di Norma Rangeri

A ridosso della probabile crisi di governo, sotto i tempi stretti di elezioni anticipate, quando la democrazia fatica a reggere la crisi di sistema, Vendola e Bersani si incontrano e mettono insieme due debolezze (un leader senza partito e un partito senza leader), per farne una forza. Stringono l'alleanza per un «governo di scopo» funzionale al cambiamento della legge elettorale. Ipotesi all'inizio esclusa dal governatore pugliese, che invece ora mostra di crederci.

Il segretario del Pd e il leader di Sinistra e Libertà siglano il «patto di consultazione per il programma» e alle primarie, qualcosa di meno di un accordo di governo, molto di più di cartello elettorale. È la sinistra che si muove e fa il primo passo.

Più che un cantiere di ristrutturazione o di rifondazione (se la parola non fosse stata nel frattempo consumata) servirebbe un atto di fondazione dell'alternativa. Per sostituire alla retorica del berlusconismo un progetto nazionale. Per capire cosa dire sulla pace e sulla guerra, sul nucleare, sulla lotta di classe ai tempi di Marchionne, sul pubblico e sul privato, sull'immigrazione, sulla rappresentanza delle domande che nascono dalla crisi quando il distacco tra politica e società ha superato i livelli di guardia e un astensionismo anomalo minaccia la tenuta istituzionale. Per riunificare il paese.

Un vasto programma senza il quale, a questo tornante della crisi politica, si rischia di perdere definitivamente e ritrovarsi un parlamento che elegge Berlusconi alla presidenza della repubblica. Un finale di partita che alla fine ha rotto il centrodestra e fatto uscire allo scoperto la Confindustria contro il governo.

Le forze della sinistra prendono l'iniziativa. Ciascuno nel suo campo. Bersani deve rendere credibile l'alternativa, coltivare il nuovo Ulivo con un partito che ha perso forza di attrazione fino al punto di vederlo scendere nei sondaggi proprio quando il centrodestra è lacerato dalla guerra tra i gruppi di interesse che lo compongono. Vendola deve stare molto attento a non immaginare fughe solitarie lasciando dietro di sé minoranze politiche e movimenti destinati a restare inascoltati e a perdere se non si costruisce uno sbocco politico.

Un passaggio complesso, «storico», come lo ha definito Bersani ieri quando, insieme a Vendola, è sceso in strada a dare l'annuncio ai giornalisti. È un primo passo (persino in ritardo), di buon augurio se questo pranzo romano allude a un ricco menu ricostituente, necessario per rianimare e nutrire l'esangue sinistra.

INCONTRO

La scelta di Bersani

di Daniela Preziosi



Da oggi abbiamo il dovere di parlarci per mettere in campo una strategia di salvezza per il paese. Dobbiamo cercare un punto di unità per impegnarci insieme a dare un'alternativa, una speranza all'Italia. Il segretario del Pd smette di aspettare l'Udc e stringe un patto di consultazione con Vendola. Primarie e Nuovo Ulivo aperto a Idv e verdi, chiuso ai comunisti. Con Casini intese in questo parlamento

Un Bersani rilassato, un Nichi Vendola più teso che via via si scioglie, infervorandosi sul tremontismo, i tagli alle regioni, il berlusconismo e i suoi pericolosi colpi di coda. La 'pace' fra il leader del Pd e il presidente della Puglia si stipula davanti a un piatto di pesce crudo, menù mediterraneo che però concede gioie misurate. Non c'è molto da festeggiare, la strada della prossima coalizione è tutta salita, figuriamoci quella della vittoria. Ma Bersani - lo dicono più i suoi avversari che i suoi amici - è tipo da affrontare la strada un passo alla volta.

E stavolta il passo l'ha fatto. Accentando l'incontro con il leader di Sinistra ecologia e libertà, pazientemente costruito da Francesco 'Ciccio' Ferrara, già responsabile dell'organizzazione del Prc e ora di Sel, ma che l'entourage di Bersani definisce «il più bersaniano dei vendoliani e il più vendoliano dei bersaniani». La richiesta era datata settimane, ma si era resa urgente dopo quel paragone del Pd come «anime morte», in un'intervista a Oggi, che poi Vendola ha più volte smentito. A Bersani non è piaciuto. E da Varese ha avvertito: «Chi tratta male noi si terrà Berlusconi».

Invece si sono trovati d'accordo, soprattutto sul metodo, che è quasi tutto. Sulla necessità di chiudere col tremontismo, sul fare qualcosa per «salvare il paese», e cioè costruire una «grande piattaforma di alternativa». Vendola incassa un impegno sulle primarie di coalizione, che si faranno «quando avremo pronta una proposta per il paese» non necessariamente a crisi di governo aperta. E un «patto di consultazione» che in sostanza è l'abbozzo di una discussione programmatica.

Bersani incassa il via libera su un «governo di scopo», dove lo scopo è la legge elettorale e solo quella, visto che Vendola di governi tecnici non vuole sentire parlare. Pareggiano sul Nuovo Ulivo: Bersani lo vuole costruire con le forze del centrosinistra, Idv, socialisti, verdi, presumibilmente anche radicali, con i quali - i primi tre - si incontrerà nei prossimi giorni. Ma anche in rapporto con le parti sociali, sindacati, Confindustria, associazioni, alle quali presto spiegherà il senso della «svolta» programmatica del Pd. Vendola invece di entrare nel Nuovo Ulivo non ci pensa: «Non mi interessa la replica di formule del passato, mi interessa tessere la tela del cambiamento». Ma sostanza è quella: un nucleo di forze unite da un programma riformista.

Poi c'è la delicata partita dell'Udc. E qui sta il senso politico dell'incontro di ieri. Bersani si rivolge prima ai suoi alleati di centrosinistra, ai quali chiede di non mettere veti (ma Sel non ne mette, tranne che su Fini). Poi, da leader, si rivolgerà all'Udc. Ma è un accordo difficile, a cui «lavorare con pazienza». E che in gran parte dipende dall'offerta politica a cui l'Udc si troverà davanti al momento del voto. Per ora i punti di contatto sono i fondamentali: legge elettorale, difesa del parlamento e della democrazia. Un rapporto si può costruire, ma anche no. E dopo gli inviti lanciati da Varese lo scorso week end, e gli ammonimenti a non replicare le divisioni del '94, ieri Bersani ha scelto di non restare appeso alle trame centriste, né dare l'idea di essere «l'utile idiota di qualcuno» (ancora Varese).

Non è un caso che le reazioni dall'Udc siano state agre: «Bersani e Vendola pranzano insieme a Roma. Vogliono rifare il Pci?», dice Rocco Buttiglione, veterano di accordi a pranzo. L'Udc guarda altrove: «Dobbiamo lavorare a una nuova forza. Fini potrebbe unirsi se crede, Rutelli penso che verrà. Certo sono fuori dai nostri schemi l'Idv e la Sinistra Alternativa».

E invece, e non è un caso, i centristi Pd accolgono benone l'incontro che consolida loro un ruolo nel partito, nel lato opposto della sinistra. Per Beppe Fioroni «l'incontro sancisce il principio delle primarie», per Paolo Gentiloni è stato utile anche se «il rapporto con il centro è fondamentale». No comment da Marco Follini, ma l'ex Udc Stefano Graziano: «La nostra battaglia per un centro forte nel Pd è appena iniziata». Fra gli alleati, freddini i verdi e l'Idv. E invece Paolo Ferrero, Prc, incalza. Vendola, più che Bersani: «Proponiamo alle forze di sinistra che saranno presenti al corteo del 16 ottobre, di concordare le proposte con cui aprire in confronto col Pd: dal ritiro delle truppe dall'Afganistan ad un intervento pubblico che tuteli i posti di lavoro e sconfigga la precarietà».

VENDOLA: SI AL GOVERNO DI SCOPO

Il centrosinistra deve cambiare

intervista di Iaia Vantaggiato



Giusto cancellare il porcellum. Ma ci siamo chiariti, anche su Tremonti. Non sono entrato nel nuovo Ulivo e non mi propongo di entrarci, non mi interessa la replica di formule del passato. A me interessano le risposte da dare ai grandi problemi del paese e vedere se il centrosinistra è in grado di capovolgere la cultura berlusconiana



Pace fatta con Bersani e «caso Boccia» definitivamente archiviato?

Non ci siamo mai fatti la guerra, in realtà, ma ieri abbiamo provato a uscire da quella bolla mediatica che rende difficile il dialogo e brucia un'energia da utilizzare nel cantiere dell'alternativa. Abbiamo voluto abbattere insieme un muro di sospetti, polemiche e risentimenti che abitano un po' in tutti i luoghi del centrosinistra.

L'asse del nuovo centrosinistra o l'avvio di un più generico processo unitario?

Mettere in campo un processo unitario è decisivo. L'unità più larga possibile di tutti coloro che intendono seppellire il berlusconismo e inaugurare una nuova stagione. L'unità è condizione indispensabile ma non sufficiente per vincere. L'altra condizione è la sfida innovativa, un'autentica scossa elettrica che aiuti ciascuno ad uscire dalle proprie pigrizie ideologiche e dalle proprie rendite di posizioni. Guai se apparissimo non il centrosinistra del futuro ma una coalizione del passato.

D'Alema già pensava di allearsi con Casini. Gliel'hai fatta un'altra volta?

Io non ragiono in questo modo, non faccio politica disseminando la strada di trabocchetti e immaginando di pugnalare un mio alleato. Credo piuttosto che sia interesse generale quello di cominciare a camminare concretamente verso l'obiettivo di restituire politicamente una speranza a questo nostro paese così sofferente e smarrito.

Così tu porti a casa le primarie e Bersani il «governo di scopo».

Insieme portiamo a casa la condivisione di una grande inquietudine. Crisi sociale e crisi democratica, acutissime e intrecciate, prospettano un autunno incandescente. L'Italia è un paese danneggiato nel suo spirito pubblico. La destra ha sfigurato diritto, reddito e speranze di intere generazioni.

Qui però parliamo di riforma elettorale.

Non è sfuggire dalla realtà concentrarsi sugli effetti nefasti dell'attuale sistema elettorale. Il «porcellum» ha realizzato un equilibrio perfetto tra riduzione del pluralismo e ingovernabilità. È interesse generale ritrovare un punto d'equilibrio tra la rappresentanza democratica e il diritto a governare.

Non «resta» che trovare una maggioranza parlamentare.

È necessario un governo che lavori solo su quest'obiettivo, un governo di scopo appunto. E per realizzarlo ci vorrebbero la volontà, la forza e il coraggio di trovare una nuova maggioranza in parlamento.

Sel in Parlamento non c'è. Ma in compenso ci sei tu che godi di grande popolarità nella base del Pd. Insomma diciamo che hai dato una mano a Bersani.

Dobbiamo ragionare non per posizionamenti simbolico-ideologici o secondo il mero calcolo delle convenienze di bottega, ma sulla base di ciò che è utile al paese. L'idea che abbiamo condiviso è che le primarie non sono un gioco di palazzo ma un inizio di riconnessione tra politica e società. Sono il terreno sul quale si misura la capacità di innovazione di ciascuno di noi.

Scompare la sinistra radicale o si radicalizza il Pd?

Il ragionamento sulla democrazia mutilata provoca conseguenze politiche anche interne allo schieramento di centrosinistra. Io penso che ritornare con una certa fissità alla disputa moderati-antagonisti rischi di essere soltanto una riproposizione delle proprie biografie più che un modo per andare alla radice dei problemi. Bisogna rendere più di merito il confronto tra le diverse anime del centrosinistra e tutti quanti, a cominciare da me, siamo chiamati a uno sforzo di innovazione culturale.

Tu, sinora, ti eri sempre dichiarato contrario a un governo di transizione.

E infatti parliamo di «governo di scopo». Io non ho mai osteggiato l'idea della riforma elettorale e sarebbe curioso che dopo un'intera vita di militanza proporzionalista venissi considerato il difensore di questo sistema elettorale. Piuttosto mi terrorizzava l'idea che un governo di transizione, inglobando altri obiettivi come la lotta alla crisi economica, potesse assumere il tremontismo come codice oggettivo e naturale.

Ancora Tremonti?

Non è la medicina ma la malattia di cui soffre l'Italia. Anche su questo punto con Bersani ci siamo molti chiariti.

Il patto di consultazione prelude alla possibilità di incontri periodici tra te e Bersani?

Intanto spero preluda a un incontro in piazza, sabato, al fianco della Fiom.

E poi?

Abbiamo bisogno di passare da un'intesa metodologica a una comunanza di intenti dal punto di vista del cantiere. Patto di consultazione significa come rimettiamo il centrosinistra in rapporto alla battaglia per la scuola pubblica, alla difesa del diritto al lavoro, ai soggetti sociali che stanno soffrendo inclusa la piccola impresa.

E se Idv alle primarie candida De Magistris?

Mi va benissimo. Le primarie non sono lo strumento dei furbi ma il mezzo per riaccendere una passione politica che possa proiettare il centrosinistra al successo.

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