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Simona Ravizza
Un derby sui mega ospedali di Milano
22 Aprile 2011
Milano
Vero trionfo della ricerca: ricerca di soldi e aree agricole da rendere edificabili con procedura d'emergenza. Corriere della Sera Milano, 21 aprile 2011 (f.b.)

Settimane cruciali per il futuro di Milano come capitale europea della ricerca e delle cure mediche. In gioco c’è la costruzione dei due mega poli scientifici previsti, inizialmente, entro l’Expo 2015, con investimenti da capogiro. Progetti ambiziosi, studiati per rafforzare il primato sanitario della Lombardia. Uno è il Centro europeo di ricerca biomedica avanzata (Cerba), voluto dallo scienziato Umberto Veronesi e destinato a sorgere su terreni del Parco Sud messi a disposizione dal costruttore Salvatore Ligresti. L’altro è la Città della Salute: sponsorizzato dal Pirellone, il progetto prevede il trasferimento dell’Istituto dei tumori e del neurologico Besta nelle aree a nord-ovest di Milano di fianco all’ospedale Sacco. Realizzarli entrambi oggi sembra un’impresa titanica. La crisi economica impone spese sempre più oculate.

Uno dei due, allora, è di troppo? È la domanda che circola anche al Pirellone, pronto a rivedere, se necessario, programmi e strategie. La questione si pone per i criteri di scelta che la Regione da sempre dichiara di seguire: la razionalizzazione delle risorse economiche e l’esaltazione della ricerca scientifica. Obiettivi che adesso rischiano di rivelarsi incompatibili con la nascita di due colossi sanitari simili. È il derby degli ospedali di Milano La partita è da miliardi di euro. Per il Cerba sono necessari un miliardo e 226 milioni, finanziati interamente da privati. Per la Città della Salute non bastano 520 milioni, di cui 228 messi dalla Regione, 40 dallo Stato e i 250 rimanenti da coprire con il project financing.

È la formula di finanziamento che prevede l’investimento di privati che recupereranno i soldi con la gestione dei servizi (come posteggi, mense e pulizie) e, soprattutto, con un canone di disponibilità a carico del Pirellone. Conti superati. Le ultime stime fanno lievitare la cifra a 680 milioni. I business plan del Cerba risalgono al 2004. L’idea dell’unione del Sacco con l’Istituto dei Tumori e il Besta prende forma nel 2006. Ma, da allora, sono cambiate molte cose. Una imprevista doccia fredda per il Pirellone arriva con i tagli del ministro dell’Economia Giulio Tremonti nella seconda metà del 2008: il governo toglie dal decreto fiscale i fondi Inail per la ricerca, con il conseguente blocco di un finanziamento da 380 milioni destinato alla Città della Salute.

È solo l’inizio. I ritardi nella tabella di marcia del Cerba finiscono col fare sovrapporre la sua realizzazione con quella del polo scientifico di Vialba, con il rischio di doversi contendere gli investitori di peso. Il tutto mentre il Pirellone deve fronteggiare altri tagli: dal 31 maggio 2010 sono fermi, sempre al ministero dell’Economia, quasi 500 milioni di euro destinati a 85 interventi di edilizia sanitaria. Ancora. Per la Regione si apre anche un nuovo fronte di investimenti con il salvataggio del centro di ricerche di Nerviano, che già nell’aprile 2009 aveva reso necessario un rifinanziamento di 30 milioni da parte di UniCredit (a fronte di garanzie patrimoniali).

E il San Raffaele, sommerso da un debito di 900 milioni di euro, complica ulteriormente gli scenari. Di qui i dubbi sull’opportunità di realizzare (subito) entrambi i poli scientifici: del resto, già in un documento presentato il 28 giugno 2004 durante un incontro in Mediobanca, il neurologico Besta era destinato ad annettersi al Cerba. Immaginare un esperimento di convivenza tra pubblico e privato, con la realizzazione di un’unica Città della Salute non è dunque un’ipotesi campata per aria. Ma, eventualmente, dove sarà? I dubbi si rincorrono soprattutto dopo l’ultimo via libera di Palazzo Marino, venerdì scorso, al Cerba. Ora suoi cantieri possono iniziare. Bisogna decidere il da farsi. E il tempo stringe.

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