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Edoardo Salzano
Un articolo del “Giornale” a proposito di un urbanista
21 Settembre 2011
Scritti ricevuti
Antefatto, fatto e brutto pensiero a proposito dell’urbanista Giuseppe Boatti “sbattuto in prima pagina”

Un amico mi ha segnalato una cosa che gli è parsa strana. A me, dopo aver riflettuto, si è rivelata invece molto grave. Racconto ordinatamente.

L’antefatto. Tre anni fa un serio e rigoroso urbanista, Giuseppe Boatti, professore al Politecnico di Milano ha partecipato a un concorso universitario e non ha avuto il risultato che riteneva giusto, essendo stato scavalcato da un candidato che aveva titoli scientifici e didattici molto inferiori ai suoi. Ha ricorso al Tar e ha perso, perché il giudice ha ritenuto che la scelta effettuata dalla commissione giudicatrice rientrasse nella sua discrezionalità. Cose che capitano.

Il fatto. Un giornale nazionale, il Giornale, pubblica il 15 settembre scorso, in seconda pagina dell’edizione milanese con “strillo” in prima pagina, un articolo dal titolo “Nessun complotto. E il Tar boccia Boatti”. Veramente strano. Un quotidiano di quel calibro (è la corazzata della stampa berlusconiana) che si occupa dell’esito di un ricorso amministrativo per una controversia di carriera accademica? Addirittura con la fotografia del ricorrrente? Poi ho letto l’articolo. E ho capito. La spiegazione sta nelle parole che raccontano ai lettori del foglio chi è Giuseppe Boatti: è niente di meno «uno dei padri dell’opposizione cittadina ai grattacieli, quello che – in un’intervista al quotidiano la Repubblica del 23 novembre 2007 – disse che a Milano “i palazzi crescono non dove serve, ma dove conviene”». Per la verità è anche uno che si è opposto a tutte le malefatte dell’urbanistica milanese negli ultimi decenni, di destra e di sinistra, con le puntuali critiche, le coraggiose denunce, le costanti proposte alternative, e sempre la rigorosa attenzione alle ragioni della legittimità, della giustizia e dell’equità (che sono aspetti diversi della difesa del cittadino contro i potenti). Ecco perché. Del resto, non è lo stesso foglio che ha inventato dal nulla lo “scandalo” Boffo (il direttore dell’Avvenire costretto alle dimissioni dal fango falso gettato da quel foglio)? Diffamare, intrufolandosi nelle vicende personali e distorcendone gli eventi: così si fa la lotta politica nell’Italia del neoliberismo straccione. Ma poi mi è venuto un altro pensiero. Un brutto pensiero.

Il brutto pensiero. Come mai Boatti? Quanti urbanisti ci sono a Milano, e quanti nell’università? Moltissimi. E saranno certamente molti tra loro – pensavo - quelli che, fedeli al loro mestiere e alla loro cultura, avranno aspramente contrastato la politica urbanistica. Ho riflettuto, ma ne sono venuti in mente pochissimi. Li ho avvertiti: questa volta è toccato a Boatti, la volta prossima toccherà a voi, che avete criticato le stesse cose che Boatti ha osato criticare, dal ”rito ambrosiano” fino alle molte forme della “urbanistica contrattatata” e della ”urbanistica finanziarizzata” di oggi. Poi ho pensato: come mai ho dovuto fare così poche telefonate? Qui mi è venuto il brutto pensiero. Forse agli altri, ai più, quello che Boatti (e gli altri tre) criticano piace. Vediamo e aspettiamo. Magari questa volta si svegliano.

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