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Marco Guzzetti
Trivelle sul vulcano
5 Giugno 2010
La questione energetica
Un’incredibile concessione del Ministero delle Infrastrutture permette trivellazioni in zona sismica nel canale di Sicilia. Da L’Espresso, 10 giugno 2010 (m.p.g.)

Andare a caccia di petrolio tra i vulcani è l'ultima frontiera delle corporation. La missione della San Leon Energy, compagnia irlandese con sede in Italia (in provincia di Lecce e a Roma) punta dritto ai giacimenti del canale di Sicilia, con una concessione ministeriale che lascia carta bianca per una porzione di 482 chilometri quadrati. Che in quei fondali ci siano cospicue riserve di gas e petrolio è noto da almeno 45 anni, quando le ricerche targate Eni individuarono il tesoro sommerso. Quel che allora non si conosceva era la presenza, in quei banchi sottomarini, di un gigantesco vulcano in attività: l'Empedocle, la cui posizione è a poche miglia dalla costa e il cui fermento è certificato dagli studi dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia e dalle ricerche di Mimmo Macaluso, partite all'analisi dell'isola Ferdinandea, un piccolo cono di terra che affiora periodicamente per poi scomparire.

L'isolotto è una delle bocche del gigante sommerso. Che qualcuno tentasse di mettere le mani sul petrolio del Canale di Sicilia sembrava impossibile, proprio alla luce della presenza di vulcani in attività. A Sciacca se ne sono accorti quasi per caso. Un foglio di carta appeso all'albo pretorio comunale annunciava per fine maggio il termine utile per presentare le osservazioni contro la richiesta di autorizzazione formulata dalla società irlandese. I documenti presentati dalla San Leon Energy spiegano che le ricerche petrolifere verrebbero effettuate a meno di due chilometri della costa, in un'area dove non solo si trovano straordinari siti archeologici, aree marine protette e riserve naturali, ma soprattutto ci sono i vulcani attivi e un rischio sismico.

Il programma della compagnia irlandese prevede una fase di ricerca e due campagne di trivellazione. La ricerca, secondo i documenti, verrebbe effettuata con uno strumento che si chiama Air Gun, una sonda che spara colpi di aria compressa e crea onde sismo-elastiche. Se i dati relativi alla descrizione dell'area sono grossolani e inadeguati, non migliore l'analisi del rischio relativa al sistema di prospezione sismica. Gli scienziati la chiamano subsidenza antropica ed è il rischio sismico connesso alle campagne di ricerca del petrolio.

Il documento che ha consentito alla San Leon Energy la concessione del ministero dello Sviluppo economico è d'altra parte ricco di incongruità e stranezze. La descrizione delle marinerie costiere del versante sud della Sicilia e delle loro attività è davvero bizzarra. Nelle tabelle tecniche è scritto che a Sciacca, una delle principali sedi della pesca siciliana, esisterebbero solo tre pescherecci attivi nella pesca a circuizione, per poi sostenere che "il traffico marittimo per le motonavi di appoggio e rifornimento sarà limitato a un passaggio giornaliero da e verso il porto di approdo più vicino (presumibilmente Ancona)". Citare Ancona nella relazione dedicata alle ricerche del canale di Sicilia potrebbe significare che la San Leon Energy abbia interessi anche in Adriatico. E in effetti Finbarr Martin Bryant, il legale rappresentante della San Leon Energy, è anche al vertice della Petroceltic Elsa, altra società dublinese. E la Petrolceltic ha le concessioni per le ricerche nell'Adriatico. Entrambe le società, la San Leon e la Petroceltic, hanno sede al numero 6 di Northbrook road a Dublino. Una coincidenza?

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