A fine gennaio si è svolto il «Big Talk» sui «generatori di futuro» della Margherita. A febbraio, prima il terzo congresso dei Democratici di sinistra, poi il convegno costitutivo della Federazione dell’Ulivo. Nelle relazioni introduttive o conclusive di questi convegni sono stati indicati molti obiettivi. Ma non mi pare che si intraveda ancora un programma del centrosinistra. Tre domande, in particolare, rimangono senza risposta.
Prima domanda: visto che tra un mese si vota per le Regionali, quale ruolo il centrosinistra intende riconoscere alle Regioni? Queste sono ora in un limbo. La riforma costituzionale del 2001, voluta dal centrosinistra, aveva previsto il trasferimento di molte funzioni dallo Stato in periferia, ma con qualche eccesso e molte sbavature. Il centrodestra ha ibernato la riforma, promettendo ancor più ampi trasferimenti e qualche correzione degli eccessi e delle sbavature della precedente riforma. Nel frattempo, la conflittualità tra Stato e Regioni è aumentata a dismisura. Il centrosinistra intende ritornare alla riforma del 2001, attuandola? In caso positivo, è pronto a correggere gli errori allora commessi? O intende risolvere la conflittualità in altri modi?
Seconda domanda: il centrosinistra è contento di queste regole del gioco politico o attribuisce quella che uno dei suoi leader ha chiamato la «crisi della costituzione materiale» solo all’estremismo del centrodestra? Ritiene che il riconoscimento di uno statuto all’opposizione e l’esercizio moderato del potere bastino per uscire dalla crisi? L’esperienza ha dimostrato che sistema parlamentare e metodo maggioritario svuotano il Parlamento, perché una maggioranza fa le leggi che vuole, e rafforzano il governo, che finisce per dominare esecutivo e legislativo, e contrapporsi all’ordine giudiziario, l’unico che sfugga alla maggioranza. Dobbiamo essere contenti di questo risultato? Il centrosinistra ha proposte in proposito?
Terza domanda. La nostra società è sempre più fondata sull’anzianità. Non solo nel senso che gli anziani divengono sempre più numerosi. Ma anche nel senso che lo Stato del benessere favorisce i pensionati rispetto ai giovani senza lavoro. E nel senso che nel settore pubblico la regola dell’anzianità predomina su quella del merito. La formula costituzionale per la quale vanno favoriti i capaci e meritevoli è stata dimenticata. Il centrosinistra che cosa intende fare in proposito? Vuole assicurare uno spazio al merito o preferisce premiare l’anzianità (o, peggio, appartenenze politiche, legami familiari, vincoli tribali)? Le prossime Regionali possono essere una prova generale delle elezioni politiche del 2006. Allo stesso modo, la piattaforma politica, con la quale il centrosinistra si presenta, è un preannuncio del programma per le elezioni che si svolgeranno tra un anno. I buoni propositi manifestati nelle tre assise non rispondono alle domande che ho posto, e che ritengo importanti per la nostra società. Anzi, indulgono in atteggiamenti propagandistici e persino populistici. Basti solo l’esempio della proposta fatta nell’introduzione al congresso dei Democratici di sinistra: «Si assumano subito 5.000 giovani ricercatori per dare un segnale forte».
Proposta demagogica, perché non spiega dove possano trovarsi «subito» ben 5 mila ricercatori degni di questo nome. E perché non considera che cosa succederà, poi, ai giovani che vorranno diventare ricercatori, dopo l’infornata dei 5 mila