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Oreste Pivetta
Tanto cemento nel parco? Per Berlusconi si può fare
13 Giugno 2006
Padania
L'Unità (12 giugno 2006) è il primo quotidiano che illustra con ampiezza, a livello nazionale, il caso del progetto urbanistico della Cascinazza: uno scandalo a più strati

Quando un articolo, un comma valgono milioni. Bella storia italiana, perché fuori gioco perunmomentoun fratello le leggi ad personam si compilano per l’altro: via Silvio, ecco Paolo, lontano dalla politica, fermo ai mattoni, primo amore del più grande in famiglia. Tanti mattoni, qualcosa come 388 mila metri cubi di mattoni e di cemento, tante belle case, una dietro l’altra, tra i prati verdi e umidi della Cascinazza, comune di Monza, appena a nord di Milano, accanto a Brugherio e aCologno, in mezza a una zona , in sostanza, tra le più densamente urbanizzate e popolate della Lombardia. Protagonisti oltre al “piccolo” Berlusconi, in fase di attesa, la grande Regione Lombardia con il suo presidente e senatore, Roberto Formigoni, l’assessore regionale all’urbanistica, Davide Boni, ultras leghista e sbandieratore della devolution, il comune di Monza, con il suo sindaco, Michele Faglia, sindaco di sinistra.

Ci starebbe anche Milano, ci starebbero soprattutto quelli che a Milano, nel centrodestra, in campagna elettorale, s’animarono per il progetto dell’anello verde e lo chiamarono “Gli occhi verdi di Milano”. Tranne uno, avrebbero dovuto precisare, l’occhio della Cascinazza, un trapezio di 750 mila metri quadri, che nessuno a Monza vorrebbe vedere costruito,ma che la lungimirante Regione Lombardia («Ci muoviamo nell’ottica del bene pubblico, del bene comune, da realizzare nel dialogo e nel confronto», commentò sereno il governatore lontano, rispondendo a una lettera del sindaco Faglia) vorrebbe veder edificato, senza badare alle pretese dei riottosi monzesi e neppure alla salute dei silenti milanesi.

I monzesi, pignoli, si erano dotati di tutti gli strumenti urbanistici necessari a proteggere la Cascinazza. Da tempo, A cominciare dal piano regolatore di un sindaco leghista, Che stabiliva vincoli definitivi. Poi confermati, varie volte, dagli strumenti urbanistici varati e adattati a legislazione vigente dall’amministrazione di centrosinistra. Ma alla Regione Lombardia hanno pensato che una legge lava l’altra ed ecco pronta la modifica che riduce gli anni di salvaguardia da cinque a tre, addirittura con valore retroattivo: il piano del 2002, dunque, non vale più dunque, le norme di salvaguardia dovrebbe decadere secondo i progetti del governatore Formigoni e dell’assessore (leghista) Boni non più dopo cinque anni, ma dopo a tre, sarebbero quindi (per retroattività) già scadute e quindi e tornerebbero d’attualità le misure del precedente piano regolatore, vecchio di oltre trent’anni, il piano Piccinato del 1971, che generosamente e in una logica di grande espansione consentiva di costruire appunto quasi quattrocentomila metri cubi su quell’area (e su altre per altri cinquecentomila metri quadri, quasi).

Come piacerebbe oggi a Paolino Berlusconi e come, appunto, la nuova legge gli consentirebbe, se venisse approvata, una nuova legge fatta per lui e per poche altre anime: perché la legge non solo è ad personam ma anche per due comuni soltanto, Monza, terza città della Lombardia, e Campione d’Italia (enclave del gioco d’azzardo ormai in territorio svizzero). Per amore della verità neppure la legge sarebbe sufficiente, perché l’area agricola supervincolata è anche area che soffre d’esondazioni, a fianco scorre il Lambro che potrebbe far danni ancora (come capitò tre anni fa). E quindi si disegna il Pai, piano di assetto idrogeologico, che delimita l’area della Cascinazza come fascia protetta, di salvaguardia e di esondazione.Quindi non edificabile.

Ma ecco la soluzione, sedendo ancora a Palazzo Chigi il fratello maggiore, Silvio Berlusconi: si inventa una “grande opera” il canale scolmatore, una sorta di by pass che dovrebbe partire in prossimità della secentesca Villa Mirabello, nel Parco di Monza, attraversare il nord monzese, traversare strade e aiuole, rientrare nel Lambro più a sud. salvare la Cascinazza e quindi anche la possibilià di edificarvi quello che si vuole. Danni ambientali: pazienza. Costi: pochi euro. Cioè: 168.294.491 euro. Quasi centosettanta milioni euro. Quasi trecentoquarantamiliardi delle vecchie lire. Il canale ovviamente andrà a futura memoria.

Per la legge l’appuntamento è domani in consiglio regionale. «Provvedimento tecnico», modifica di poco conto, sostiene il centrodestra della Regione, che dimostra tanta attenzione per i metri cubi di Berlusconi Paolo e nessuna per Monza, che aveva deciso in altro senso, e nessuna per chi vive tra Milano e la sua provincia, a prova perenne di inquinamento. Il polmone verde della Cascinazza evidentemente non interessa a Roberto Formigoni, così sollecito nel proclamare domeniche a piedi contro le polveri sottili e a mostrarsi lui stesso in bicicletta, per dare il buon esempio. Berlusconi Paolo aspetta. Intanto persino la magistratura gli ha dato torto. Paolo aveva citato il comune di Monza per danni, chiedendo un risarcimento di trecento milioni di euro (per non aver potuto costruire un milione e mezzo di metri cubi previsti da un convenzione del 1962 dal comune con la vecchia proprietà). Niente. Cassazione e Corte d’appello gli hanno dato torto. Paolo Berlusconi deve aspettare. Ancora. Ma la Regione di Formigoni può fare il miracolo.

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